Mercoledì, 25 Novembre 2015 12:58

Violenza sulle donne, in Abruzzo braccialetto elettronico contro stalking

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Nella giornata mondiale contro la violenza sulle donne, alcuni dati emergono anche dall'analisi del ruolo delle donne nella società abruzzese

E si scopre così che a fronte di un calo del lavoro dipendente, in cui le donne sono sicuramente tra le categorie più penalizzate, queste ultime reagiscono e rispondono alla crisi con la creatività e lo spirito imprenditoriale. L'Abruzzo è infatti tra le prime regioni in Italia per nascita e sviluppo di imprese al femminile.

Solo quest'anno, secondo l'assessorato regionale presieduto da Marinella Sclocco, sarebbero nate 2.300 nuove attività finanziate con i fondi del microcredito e l'80% di queste è gestita e ideata da donne.

In tema di tutela contro la violenza, Sclocco assicura: "Stiamo rivedendo la legge regionale numero 31 a sostegno dei centri antiviolenza, perche' l'attuale non è più in linea con le aspettative delle reali esigenze delle donne maltrattate. C'è bisogno di stabilire nuovi criteri per destinare i fondi ad associazioni che abbiano una valida expertise nella gestione delle vittime di violenza, mediante la creazione di un vero e proprio albo che accrediti le strutture e le professionalità che si trovano al loro interno".

In regione sono stati finora sostanzialmente due gli strumenti messi in atto contro la violenza sulle donne: la applicazione per smartphone Mai Sola, e la creazione di un nuovo progetto che preveda il varo di un braccialetto elettronico da destinare alle donne per monitorare gli spostamenti degli stalker.

"E' un progetto pilota - spiega Gemma Andreini, presidente della commissione regionale pari opportunità - da realizzare di concerto con un pool di esperti, tra cui università, forze dell'ordine e autorità giudiziaria, al fine di creare ed installare sui polsi delle donne che hanno denunciato episodi di violenza un braccialetto che monitori gli spostamenti dei loro stalker, nei confronti dei quali viene emessa un'ordinanza che vieti loro di avvicinarsi a coloro che li hanno denunciati".

Potrebbe essere un modo per prevenire episodi di violenza e di femminicidio, che, troppo spesso risultano cronache di eventi già annunciati.

In Italia e nel mondo. A livello mondiale, il 35% delle donne ha subito una violenza domestica o sessuale nel corso della propria vita e nella maggior parte dei casi, da un partner, da un ex o da un familiare.  Lo ha detto oggi Flavia Bustreo dell'Organizzazione mondiale per la sanità (Oms).

Ogni tre giorni, in Italia, una donna viene uccisa dal partner, dall'ex o da un familiare. Sono, infatti, quasi 7 milioni le donne tra i 16 e i 70 anni - 1 donna su 3 - ad aver subito una qualche forma di violenza fisica o sessuale. E in oltre il 60% dei casi, sono i partner attuali o ex a commettere le violenze più gravi.

A livello mondiale, rende noto l'Oms, il 35% delle donne ha subito una violenza domestica o sessuale nel corso della propria vita. Il 42% ha subito violenze fisiche o sessuali da uomini con cui avevano avuto una relazione intima e ha riportato gravi danni alla salute. E ancora, il 38% degli omicidi di donne nel mondo- 1 su 4 - sono commessi da un partner. "Quando una donna subisce una forma di violenza le ripercussioni sulla salute con cui dovrà fare i conti negli anni successivi sono molteplici perché non si corrono rischi solo dal punto di vista fisico, ma anche da quello della salute mentale oltre ad aumentare drasticamente il rischio di contrarre infezioni come l'HIV. Sono tanti i paesi del mondo dalla Tanzania, al Bangladesh fino al Perù, in cui il primo rapporto sessuale di una donna avviene forzatamente", sottolinea Flavia Bustreo.

Dalle indagini sulla popolazione emerge una prevalenza di fenomeni di violenza domestica e sessuale in contesti non bellici. La prima relazione dell'OMS in dieci Paesi principalmente a basso e medio reddito ha rilevato che, tra le donne di età compresa tra 15 e i 49 anni, il 15% delle donne del Giappone come il 71% di quelle etiopi hanno subito una violenza fisica e/o sessuale da un partner nel corso della loro vita, mentre tra lo 0,3 e l'11,5% delle donne ha riferito di aver subito un abuso sessuale da parte di qualcuno che non fosse un partner dall'età di 15 anni.

In tutto il mondo, quasi un terzo (30%) di tutte le donne che hanno avuto una relazione è stata vittima di un atto di violenza fisica e sessuale dal partner e in alcune regioni questa percentuale è molto più alta. Inoltre, studi internazionali rivelano che circa il 20% delle donne e tra il 5 e il 10% degli uomini hanno dichiarato di essere stati vittime di violenza sessuale da bambini. Le donne vittime di violenza - quando l'episodio non sfocia in un omicidio - risentono di gravi conseguenze sulla salute fisica, mentale, sessuale e riproduttiva a breve e a lungo termine e spesso, ne sono vittima anche i figli. Nel 42% dei casi si tratta di lesioni e infortuni, ma le donne vittime di una violenza sessuale rischiano gravidanze indesiderate, aborti indotti, problemi ginecologici, e infezioni a trasmissione sessuale, compreso l'HIV.

"L'Oms sta lavorando - conclude Bustreo - alla stesura di un Piano di azione globale per rafforzare il ruolo dei sistemi sanitari e rispondere alla violenza contro le donne allargando anche il focus a ragazze e bambini, applicando un approccio multisettoriale. Il Piano vedrà la sua entrata in azione il prossimo anno". (m. fo.)

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