Treni vecchi, lenti, su linee che vedono troppo spesso tagli e accumulano ritardi.
La situazione del trasporto ferroviario italiano è sempre più divisa in due, tra un'Alta Velocità con servizi più veloci e moderni e un servizio locale con diffusa situazione di degrado che spinge purtroppo i cittadini all’uso dell’auto privata, con aggravio dei costi, del traffico veicolare, dell’inquinamento.
Eppure, sono circa 3 milioni le persone che ogni giorno utilizzano i treni per raggiungere i luoghi di lavoro o studio.
Legambiente ha lanciato la campagna Pendolaria, presentando un'anticipazione, con analisi della situazione di maggiore disagio sulle linee ferroviarie italiane, del Rapporto annuale che verrà presentato a Gennaio e che quest’anno avrà come focus l’emergenza Sud.
Scopriamo, così, che la regione italiana con la più alta età media dei treni è l’Abruzzo, con 28,3 anni, e con l’84,7% dei treni circolanti che ha più di 20 anni. Anche in Basilicata si trovano dati estremamente negativi, con un’età media dei treni di quasi 24 anni. In Puglia la situazione più critica è quella delle linee di Ferrovie del SudEst, ma in generale è necessario un rinnovo del parco rotabile vista l’età media di 23 anni. In Sicilia, l’età media dei treni è di circa 23 anni, con la conseguenza che sulla tratta Siracusa-Gela lo stato dei treni è mediocre tanto che gli attuali tempi di percorrenza sono addirittura superiori a quelli di 20 anni fa, anche a causa di un’infrastruttura decisamente carente. In Lombardia l’età media dei treni è di circa 22 anni che scende però a 7.5 considerando i revamping.
I treni non sono soltanto vecchi, sono anche pochi. Dal 2010 a oggi, complessivamente, si possono stimare tagli pari al 6.5% nel servizio ferroviario regionale italiano proprio quando, nel momento di crisi, è aumentata la domanda di mobilità alternativa più economica rispetto all’auto, anche se con differenze tra le diverse regioni. In Abruzzo, tra il 2010 e il 2015, il taglio ai servizi ferroviari è stato pari al 9.8% con un aumento del costo dei biglietti del 25%.
I dati raccolti da Legambiente dimostrano come manchi totalmente una regia nazionale rispetto a un tema che non può essere delegato alle Regioni, senza controlli. Anche perché da Berlusconi a Renzi, chi è stato al Governo in questi anni ha una forte responsabilità rispetto alla situazione che vivono i pendolari. Rispetto al 2009, le risorse da parte dello Stato per il trasporto pubblico su ferro e su gomma sono diminuite del 25% con la conseguenza che le Regioni, a cui sono state trasferite nel 2001 le competenze sui treni pendolari, hanno effettuato in larga parte dei casi tagli al servizio e aumento delle tariffe. Come in Abruzzo, appunto.
“Il trasporto pendolare dovrebbe essere una priorità delle politiche di Governo - ha dichiarato il vicepresidente di Legambiente Edoardo Zanchini - perché risponde a una esigenza reale e diffusa dei cittadini e perché, se fosse efficiente, spingerebbe sempre più persone ad abbandonare l’uso dell’auto con vantaggi ambientali, climatici e di vivibilità delle nostre città. Eppure, un cambio di rotta delle politiche di mobilità ancora non si vede. Nella Legge di Stabilità non c’è nessuna risorsa per l’acquisto di nuovi treni o per il potenziamento del servizio, mentre gli stanziamenti erogati dalle Regioni sono talmente risibili da non arrivare, in media, nemmeno allo 0.28% dei bilanci. La nostra mobilitazione a fianco dei pendolari – conclude Zanchini - punta a cambiare questo stato di cose. Governo e Regioni devono impegnarsi concretamente per migliorare il trasposto pubblico su ferro”.