Non sembra arrestarsi la battaglia di associazioni culturali e ambientaliste a difesa del Parco Archeoligico di Amiterum. Ad un anno dall'appello di Archeoclub L’Aquila e come già denunciato da Italia Nostra, non sono arrivate risposte da parte delle istuzioni riguardo alla costruzione di due strade che attraverserebbero la delicata zona di interessa archeologico e naturalistico dell'Amiternum.
"Un ennesimo attacco, - scrivono in una nota le associazioni - sta per essere attuato con la costruzione di strade che insistono proprio nell’area dell’antica città romana: ci chiediamo quale beneficio le nuove strade che duplicano una viabilità già presente possano apportare alla collettività tanto da poter superare i vincoli esistenti, dato che l’area interessata ricade tra quelle classificate nel Piano Regionale Paesistico come A1 e cioè a conservazione integrale".
Le strade incriminate sarebbero due. Il primo tratto, progettato dall’Anas, passerà a meno di quaranta metri dal teatro e tra quest'ultimo ed il grande monumento funerario noto come Sant’Antonigliù e dovrebbe collegare la nuova rotonda sulla statale 80, costruita nel 2009 in occasione del G8, con il Cermone. Il percorso incontrerebbe monte del Teatro antico e il mausoleo dove è stato ritrovato il bisellio amiternino conservato oggi ai Musei capitolini. Il progetto della strada nasceva nel 2009 come da 'Programma Urgente...post sisma per la viabilità'; un'urgenza che, ad oggi, dovrebbe essere rivalutata alla luce dei cambiamenti intercorsi in questi sei anni.
Il secondo tratto dovrebbe duplicare il collegamento tra la zona dell’aeroporto e alcune frazioni di Preturo, attraversando le aree denominate Torroncino e dei Grottoni da secoli note come aree archeologiche che hanno restituito reperti anche in superficie e riconosciute dalla stessa Soprintendenza archeologica regionale come importante sito archeologico.
Punto fondamentale sul quale le associazioni aquilane in questione - Archeoclub, Associazione Culturale di Rievocazione Storica "Compagnia Rosso d'Aquila", Associazione Panta Rei, Circolo Legambiente Abruzzo, Fondo Ambiente Italiano, Gruppo Aquilano di Azione Civica "Jemo 'nnanzi", Italia Nostra e Pro Natura - insistono è che l'area sarebbe classificata nel Piano Regionale Paesistico (PRP) come zona A1, a conservazione integrale.
Per conservazione integrale, si legge nel documento reperibile sul sito della Regione, si intende un: "complesso di prescrizioni (e previsioni di interventi) finalizzate alla tutela conservativa dei caratteri del paesaggio naturale, agrario ed urbano, dell'insediamento umano, delle risorse del territorio e dell'ambiente, nonché alla difesa ed al ripristino ambientale di quelle parti dell'area in cui sono evidenti i segni di manomissioni ed alterazioni apportate dalle trasformazioni antropiche e dai dissesti naturali; alla ricostruzione ed al mantenimento di ecosistemi ambientali, al restauro ed al recupero di manufatti esistenti". Insomma secondo il documento, non sembrerebbe affatto ammissibile la costruzione di una nuova strada.
"Di valorizzazione dei Beni Culturali - denunciano le associazioni - tanto si parla, ma nel concreto nulla si fa, o meglio, si agisce spesso contro permettendo, ad esempio, continui e violenti attacchi a un territorio come quello della Valle dell’Aterno che solo persone miopi e poco attente e sensibili alla Bellezza non riescono a vedere come un insostituibile Paesaggio costruito nei secoli dall’Uomo e dalla Natura e oggi deturpato da colate di cemento spesso inutili".
"Si tratta - aggiungono - probabilmente di un presupposto miglioramento della mobilità intesa unicamente come incremento della velocità di percorrenza dato che la sicurezza può essere garantita da idonei limiti di velocità come già accade, ad esempio, per le tante strade turistiche di Francia che privilegiano una mobilità più sicura e attenta al circostante paesaggio. Del resto la Statale 80 è già stata oggetto di un progetto turistico denominato la via maestra che ne riconosce l’importanza storica e paesaggistica e renderne più veloce il transito (con la costruzione di una strada della lunghezza di poco più di un chilometro situata poco a monte dei resti del teatro amiternin), appare francamente di scarsa utilità e di grave nocumento non solo per i resti archeologici, ma anche per il delicato paesaggio agricolo che li circonda. Proprio quel paesaggio e quei terreni agricoli che sono una risorsa preziosa da salvaguardare ancor di più in aree montane, come appunto lo è la nostra".
Proprio lo scorso 13 ottobre il vice sindaco del comune dell'Aquila, Nicola Trifuoggi, aveva visitato il cantiere di scavo dal quale stava emergendo la cattedrale di Amiternum, nelle sue varie fasi di costruttive, insieme con i resti di una domus di età romana. "Il patrimonio storico e artistico - aveva detto in quella occasione il vicesindaco - costituisce una risorsa non ancora adeguatamente sfruttata di questo territorio e invece, una volta indagato, riscoperto, tutelato e valorizzato, può tradursi in sviluppo turistico e ritorno in termini occupazionali ed economici".
Anche l'auspicio delle associazioni, ad oggi, è che si costituisca un parco archeologico da visitare, da scoprire con ulteriore studi e da utilizzare come scuola di archeologia: "una strada turistica, percorsi di visita e passaggio su un ponte pedonale sulla Statale 80 tra le due aree di interesse archeologico potrebbero rendere più facilmente e piacevolmente visitabile l’area che al momento è oggetto di ulteriori scavi, anche da parte di archeologi stranieri, che dimostrano una particolare ricchezza e continuità di vita in questo lembo montano della antica provincia Romana".
Resta da chiedersi nel caso in cui si passi all'attuazione del progetto, in che modo le istituzioni aggireranno il vincolo paesaggistico e in che modo giustificheranno l'opera a quanti ancora intendono difendere il patrimonio archeologico aquilano. (sil. sa.)