Giovedì, 03 Marzo 2016 14:37

Quella minoranza a cui "Lo chiamavano Jeeg robot" proprio non è piaciuto

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Da qualche giorno, faccio parte di una nuova minoranza, quella di coloro a cui non è piaciuto "Lo chiamavano Jeeg robot", il film di Gabriele Mainetti.

Di certo, la comunicazione che gli è stata costruita intorno (distribuzione Lucky Red) è stata ottima ed è certo positivo che un film italiano stia riscuotendo successo. Più problematico sentire in giro che sia una sorta di capolavoro, qualcosa di assolutamente originale, addirittura una pellicola da cui il cinema italiano dovrebbe ripartire.

A me non è piaciuto, non ne ho capito bene i tratti: nel tam-tam dei social network, mi ero immaginato questo super eroe collocato in una dimensione più sociale, in una Roma magari immaginifica e fumettistica come non l'avevamo forse mai vista sul grande schermo.

Dopo la prima panoramica dall'alto ho sperato in un Paz(ienza), invece proprio per niente. Mi sono ritrovato di fronte ad una caricatura, tutta forma e poca sostanza, mista tra Jessica Jones e Gotham, quando io cercavo un incrocio autentico di Nolan con Pasolini. Sì, va bene, il contesto è Tor Bella Monaca e c'è un po' di quel truce che ultimamente tanto piace ma che appare fine a sé stesso, recupero spettacolare tardo-gomorriano di una Roma che tenta forse di elaborare mafia capitale.

Jeeg Robot è il furbo tentativo cinematografico italiano di imboccare la strada del super-eroe che tanto sta andando nel linguaggio delle nuove serie Tv senza - a mio modo di vedere - trovare quasi niente di originale e finendo per essere un surrogato di altra roba presa qua e là senza una sua vera cifra, un tratto originale.

Il risultato è che sembra più di tutto una favoletta, scritta apposta per piacere commuovendo la massa e strizzando l'occhio all'universo periferico romano. Un film di cui in realtà credo che difficilmente resterà qualcosa.

Anche i personaggi di questa favola non sembrano ben costruiti, al di là dell'ottima interpretazione di Luca Marinelli, che il volto da fumetto ce l'ha e come, come del resto la (riuscita) capacità interpretativa di un Joker all'amatriciana.

Lo stesso Marinelli che, qualche mese fa, in pochi hanno visto nei cinema italiani in cui è stato distribuito "Non essere cattivo", la terza opera postuma di Claudio Caligari. Un film, quello, che ha il coraggio di prendere una sua via autonoma ed originale senza guardare in faccia nessuno. E' finito anche agli Oscar. L'avete visto, sì?

 

Ultima modifica il Venerdì, 04 Marzo 2016 11:06

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