E' Bologna la città più smart d'Italia. L'Aquila si piazza al 91esimo posto sulle 116 città capoluogo, perdendo 21 posizioni rispetto al 2014, un gradino sopra Chieti e Teramo (al 92° e 93° posto) e dietro a Pescara che si attesta al 74° posto.
E' quanto emerge dal rapporto EY "Smart City Index" che ha analizzato le 116 città capoluogo utilizzando più di 470 indicatori - tra gli altri, l'accessibilità al wi-fi, la pianificazione multimediale dei mezzi pubblici, le card e le app per visitare la città, l'e-commerce di prodotti locali, l'accesso al fascicolo sanitario elettronico - e stabilendo, così, quali città hanno saputo gestire in maniera più 'intelligente' le risorse economiche ed umane, le infrastrutture digitali e tradizionali, migliorando la qualità della vita dei cittadini.
Cosa emerge?
C'è una fascia di eccellenza di città che riescono a unire innovazione tecnologica e digitale all’erogazione di servizi sempre più moderni ed efficienti per i loro cittadini, con in testa ancora le grandi città metropolitane ma anche una serie di città di media dimensione – l’esempio virtuoso è Mantova – in grande progresso. E c'è un gruppo di coda – purtroppo concentrato nel Sud, con Sardegna e Sicilia nelle posizioni peggiori – in cui invece non si registrano miglioramenti di sorta.
Le città del centro-nord hanno lavorato assolutamente meglio: non a caso, sul podio - dopo Bologna - ci sono Milano e Torino. Per incontrare una città del sud bisogna scorrere la classifica fino al 32esimo posto occupato da Napoli, seguita da Cagliari, mentre Lecce si ferma al 52esimo. Risale la classifica Cosenza che guadagna la 78esima posizione rispetto alla 94esima della scorsa edizione.
Aumenta, inoltre, il ritardo delle piccole città, in generale. I risultati dimostrano che per realizzare una smart-city per strati è necessario disporre di una massa critica di risorse, soggetti e mercati, che attualmente è presente in città che abbiano almeno 80mila abitanti.
Come è realizzata la classifica?
La classifica prende in considerazione la capacità delle istituzioni di investire in servizi per i cittadini, l’esistenza di infrastrutture capaci di assorbire il cambiamento e l’abilità nel fornire alla comunità delle piattaforme integrate ed efficaci per l’erogazione dei servizi. Tra questi, le infrastrutture per la diffusione della Banda Larga, i servizi digitali (infomobilità, scuola, sanità, turismo, @government), lo sviluppo sostenibile delle città (ambiente, reti energetiche, mobilità alternativa).
Ovviamente, l’idea di fondo è che le Smart City sono resilienti, attrattive, competitive, e che dunque rappresentano un volano per l’economia del Paese.
Ci sono sei grandi aree:
- Infrastrutture, reti e dotazioni tecnologiche abilitanti per la costruzione di una città intelligente, suddivise per trasporti, telecomunicazioni, energia e ambiente;
- Sensoristica, IoT per raccogliere i big data della città e gestire le infrastrutture da remoto;
- Service delivery platform, l'elaborazione e valorizzazione dei big data del territorio, suddivisi per readiness, dematerializzazione, integrazione, interoperabilità;
- Applicazioni e servizi, che creano valore aggiunto per i cittadini, suddivisi per government, mobilità, turismo e cultura/scuola;
- Visione strategica, ovvero la capacità di inserire le varie iniziative per un quadro organico;
- Smart citizens e vivibilità.
L'Aquila si classifica in terza fascia, la peggiore, per infrastrutture, service delivery platform, applicazioni e servizi. Si comporta meglio per quel che riguarda la visione strategica e la smart citizens, ponendosi in seconda fascia, e molto bene, invece, per quanto attiene alla sensoristica, piazzandosi in prima fascia.