Giovedì, 28 Novembre 2019 15:31

Smart city e sostenibilità urbana, ecco il rapporto ICity Rank: bene Pescara su mobilità sostenibile e capacità di governo, L'Aquila spicca per tutela ambientale

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ICity Rank è la classifica della città italiane, elaborata ogni anno da FPA, che ne misura la capacità di adattamento (intelligenza) nel percorso verso città più dinamiche, più funzionali, più ecologiche, più vivibili, più gestibili, più innovative e più capaci di promuovere uno sviluppo sostenibile reagendo ai cambiamenti in atto attraverso l’utilizzo delle nuove tecnologie.

L’indice e la graduatoria di ICR 2019 sono costruiti a partire da 6 indici (e relative classifiche) dedicati alle 6 dimensioni in cui si può declinare la qualità urbana: 

  • solidità economica: misura la capacità dei centri urbani di affrontare le trasformazioni produttive del prossimo futuro ed è basato su 21 indicatori di consistenza economica, creazione di opportunità di lavoro, innovazione del sistema imprenditoriale e produttivo.;
  • mobilità sostenibile: attraverso 16 indicatori relativi al trasporto pubblico, al traffico veicolare, al governo della mobilità e ai processi innovativi esamina la capacità delle città di garantire la propria mobilità interna in forme ambientalmente sostenibili;
  • tutela ambientale: valuta l'impegno profuso e i risultati raggiunti nella tutela dell’ambiente urbano attraverso 20 indicatori che riguardano suolo, aria, verde, energia, rifiuti e gestione delle acque;
  • qualità sociale: impiegando 22 indicatori relativi a criticità culturali e servizi sociali, istruzione, flussi turistici e attività culturali, analizza la vivibilità dei centri urbani;
  • capacità di governo: utilizza 17 indicatori per misurare i livelli di partecipazione civile, innovazione amministrativa e le condizioni di legalità e sicurezza;
  • trasformazione digitale: mediante 10 indicatori misura il livello raggiunto dalle città nel percorso di trasformazione digitale.

I 6 indici sono, a loro volta, elaborati a partire da oltre 100 indicatori (che utilizzano più di 250 variabili) tratti da fonti qualificate o da specifiche indagini e rilevazioni effettuate da FPA.

A che punto sono i capoluoghi di provincia abruzzesi?

3italie

 

Le tre Italie

 

Iniziamo dall'indice di solidità economica: con questo indice, ICR cerca di misurare, coerentemente al suo paradigma generale, la capacità potenziale delle città italiane di adattarsi in modo intelligente e sostenibile ai cambiamenti economici che potranno investirle nel prossimo futuro; una capacità che dipende dalla forza produttiva attuale, dagli equilibri sociali e dalla predisposizione a raccogliere e promuovere innovazione. L’indice ha l’obiettivo di misurare la capacità di una città di produrre ricchezza e benessere, non solo oggi ma anche in prospettiva, ed è quindi basato su indicatori rilevanti non solo in termini di performance attuali ma anche di prospettive future.

Ebbene, la graduatoria dei 107 capoluoghi restituisce in modo nitido l’immagine delle “tre Italie” dove al permanere della debolezza del Mezzogiorno si aggiunge una tendenziale divaricazione tra il nuovo “triangolo produttivo” (Lombardia, Triveneto ed Emilia Romagna) e il resto del Centronord.

Dei capoluoghi abruzzesi, la migliore performance la fa registrare Pescara, al 69esimo posto; seguono Teramo al 71esimo posto, L'Aquila al 73esimo posto e Chieti 74esimo posto. 

Passando alla mobilità sostenibile, con questo indice si misura la capacità delle città di adeguarsi con rapidità alle problematiche e alle opportunità determinate dai cambiamenti in corso con l’obiettivo di accrescere la sostenibilità a medio e lungo termine della mobilità urbana. È costruito a partire da 16 indicatori che possono essere ricondotti a quattro ambiti di articolazione della dimensione mobilità sostenibile: sviluppo del trasporto pubblico; impatti del traffico veicolare; strumenti di governo della mobilità; diffusione dei processi di innovazione.

Nelle prime sei posizioni della classifica dell’indice troviamo cinque capoluoghi metropolitani del Centronord: Milano - prima in assoluto grazie alla tradizionale consistenza della sua rete di trasporto pubblico, alla diffusione degli innovativi servizi di carsharing e alle ottime performance negli indicatori IT MOB, bikesharing, adeguamento ecologico TPL, andamento incidentalità e adeguamento standard emissioni delle vetture - Venzia, Firenze, Torino e Bologna. Accanto ai capoluoghi metropolitani troviamo, tra le prime dieci, cinque città intermedie: Bergamo, caratterizzata dalla più ampia incidenza delle ZTL, che già nel 2015 coprivano quasi il 15% del territorio comunale; Padova, che con 181,7 km per 100 kmq di superficie guida la classifica per la densità delle piste ciclabili; Mantova, Brescia e Modena.

Purtroppo, anche nel caso della mobilità sostenibile, bisogna scendere fino al 26° posto per trovare la prima città del Mezzogiorno (Cagliari) e addirittura al 37° per trovare la seconda (Bari) e al 54° per la terza che è Teramo.

E gli altri capoluoghi abruzzesi? Pescara è al 41esimo posto; assai più in basso figurano Chieti (71esimo posto) e L'Aquila, addirittura all'86esimo posto sui 107 capoluoghi italiani.

Arriviamo, così, all'indice di tutela ambientale che differisce da altri indici di “qualità ambientale” perché ha lo scopo primario di evidenziare il percorso che le città stanno compiendo verso maggiori livelli di sostenibilità del loro impatto ambientale (in ambiti diversi da quello della mobilità trattato separatamente). A questo fine sono stati ricondotti a questa dimensione gli indicatori precedentemente distribuiti in 5 ambiti (suolo e territorio, verde, acqua e aria, energia e rifiuti): dunque, i 20 indicatori coprono gli ambiti delle condizioni del suolo e dell’aria, del verde e di tre servizi a elevato impatto ambientale (energia, rifiuti e acqua).

La graduatoria delle città italiane per i valori dell’indice di tutela ambientale si caratterizza per un andamento decisamente meno differenziato delle altre: al primo posto c'è Trento, seguita da Prato, Bologna, Pisa, Firenze, Verbania, Rimini, Biella, Macerata e Perugia.

Spicca Chieti per andamento pm2.5 ma la città si attesta in fondo alla classifica, all'89esimo posto; la migliore performance è dell'Aquila che si issa al 26esimo posto; Teramo è 74esima, Pescara 84esima.

Un altro indice misura la qualità sociale che riunifica gli indicatori che, nelle edizioni precedenti, erano suddivisi tra gli ambiti povertà/esclusione sociale, istruzione/capitale umano e attrattività turistico-culturale per enfatizzare il fatto che, di fronte ai cambiamenti attesi per il prossimo decennio, i tre aspetti vadano tenuti insieme perché destinati a interagire in modo crescente nell’influenzare il destino delle nostre città, in linea con quanto dovrebbe fare una città davvero “intelligente”. 

I 22 indicatori che concorrono alla formazione dell’indice possono essere suddivisi in cinque aree tematiche: criticità sociali, disponibilità dei servizi, formazione, cultura, attrattività turistica. 

A guidare questa classifica è Firenze: seguono Milano, Bologna, Pisa, Trento, Torino, Roma, Venezia, Parma, Udine. Se si esaminano separatamente le graduatorie di qualità sociale del Centronord e del Mezzogiorno si coglie immediatamente come l’ “effetto metropolitano” si manifesti, nelle due macro-aree, in maniera completamente diversa. Nel Centronord, come si è visto, sei delle sette città metropolitane (con l’eccezione di Genova) sono collocate nelle prime otto posizioni evidenziando come il fattore di scala (demografico ed economico) concorra a determinare un vantaggio in termini di offerta di servizi e di attività in grado di compensare l’eventuale manifestarsi di squilibri accentuati. Nel Mezzogiorno, invece, questo effetto si produce pienamente solo a Cagliari e Bari (prima e seconda nella classifica ripartizionale).

Città come Pisa (89.000 ab.), Trento (118.000 ab.), Parma (197.000 ab.), Udine (99.000 ab.), Siena (54.000 ab.) e Verona (258.000 ab.) rappresentano esempi di centri urbani di diversa dimensione demografica con livelli elevati dell’indice di qualità sociale.

Delle abruzzesi, Pescara è al 53simo posto e L'Aquila al 54esimo posto; Chieti è al 67esimo posto, Teramo al 72esimo.

L’indice della capacità di governo delle città italiane, invece, è stato costruito a partire dalle variabili precedentemente incluse negli indicatori di ambito “governance e partecipazione” e “legalità e sicurezza” cercando di tener conto in modo equilibrato di tre fattori che appaiono cruciali per affrontare le sfide del prossimo decennio: l’esistenza di un tessuto sociale coeso e innovativo e la fluidità della relazione tra questo e gli organi di governo che conferisca ai secondi la rappresentatività per prendere decisioni e l’autorevolezza per farle effettivamente eseguire; la propensione all’innovazione amministrativa, intesa come capacità di utilizzare i nuovi strumenti istituzionali di programmazione e partecipazione; le concrete condizioni di legalità e sicurezza, prerequisiti per un effettivo e completo esercizio delle capacità di governo.

In testa alla classifica figura Bologna; seguono Firenze, Ravenna, Torino, Forlì, Reggio Emilia, Parma, Mantova, Modena e Bergamo.

Anche nella dimensione della capacità di governo si ripropone la tendenziale gerarchia delle “Tre Italie” emersa fin dall’esame dei dati della dimensione solidità economica: la prima città del Mezzogiorno è infatti Pescara (40a) e la prima città del Centronord non appartenente al triangolo produttivo “allargato” (che include cioè anche Torino e Firenze) è Genova che è 15a. Tuttavia, se si confrontano i campi di variazione dei punteggi del ranking della capacità di governo (dai 778 di Bologna ai 284 di Crotone, con un rapporto di 2,7) con quelli della solidità economica (dagli 841 di Milano ai 158 di Crotone con un rapporto di 5,6) o della mobilità sostenibile (dai 659 punti di Milano ai 120 di Caltanissetta, con un rapporto di 5,5) se ne ricava come le distanze che emergono dalla classifica relativa a questa dimensione siano relativamente più contenute. Si tratta di un dato certamente positivo perché tutte le città, grandi e piccole, più o meno avanzate, saranno investite da profondi cambiamenti del prossimo decennio e tutte avranno bisogno di significative capacità di governo per affrontarle.

Stante l'ottima performance di Pescara, L'Aquila si piazza al 50esimo posto; Chieti è all'86esimo posto, Teramo all'88esimo.

L'ultimo indice misura la trasformazione digitale; è stato costruito con l’obiettivo di misurare la capacità delle amministrazioni comunali di sfruttare appieno le potenzialità offerte dalle nuove tecnologie e dai grandi progetti nazionali. In particolare si sono tenute in considerazione:

  • la capacità di utilizzare al meglio le infrastrutture immateriali e le piattaforme abilitanti, realizzate a livello centrale nel quadro del Piano Triennale per l’Informatica nella Pubblica Amministrazione (Agid, Piano Triennale 2019-2021), per sviluppare servizi digitali semplici e orientati al cittadino;
  • la capacità di rispondere alle esigenze di infrastrutturazione tecnologica dei territori, precondizione necessaria per il superamento del digital divide e la promozione della cultura digitale presso le comunità locali;
  • la capacità di servirsi di soluzioni innovative per offrire elevati livelli di trasparenza e abilitare nuove forme di comunicazione e ascolto della propria utenza di riferimento.

L’indice è composto da 10 indicatori tra i quali:

  • 2 indicatori 'di contesto' che misurano la diffusione delle infrastrutture di comunicazione e dell’attitudine all’utilizzo dei servizi digitali (attraverso la proxy della diffusione dell’Home banking);
  • 3 indicatori che misurano lo stato della transizione digitale attraverso l’implementazione delle piattaforme nazionali (adeguamento digitale), la numerosità e il livello dei servizi on line e gli ambiti serviti da app municipali;
  • 3 indicatori di 'apertura' (trasparenza dei siti, Opendata e utilizzo dei social di comunicazione);
  • 2 indicatori relativi alla implementazione delle infrastrutture digitali nel territorio (Wi Fi e IOT).

A guidare la classifica è Firenze; seguono Bologna, Milano, Modena, Torino, Bergamo, Brescia, Parma, Reggio Emilia e Trento.

L’indice di trasformazione digitale è uno di quelli che presenta il più ampio campo di variazione distribuendosi tra gli 893/1000 della prima città in graduatoria e i 199/1000 dell’ultima: è dunque uno degli ambiti nei quali le disparità si evidenziano maggiormente mostrando, anche all’interno dei centri urbani, un potenziale digital divide territoriale che si sovrappone a quello tra aree a maggiore e minore densità. Tuttavia, come evidenziato dalla trasposizione cartografica, i risultati raggiunti dai capoluoghi italiani sono condizionati ma non riproducono in modo meccanico le macroripartizioni per livelli di sviluppo (o di solidità economica) delle regioni italiane mostrando l’esistenza di rilevanti articolazioni interne.

I punteggi complessivi ottenuti da città non metropolitane come Modena, Bergamo, Brescia, Parma e Trento (ma anche da Lecce – e dalla stessa Cagliari – nel Meridione) e quelli settoriali di Bolzano (prima nell’indicatore IoT e tecnologie di rete) e Pisa (leader per i servizi on line) indicano come sia possibile anche per centri di dimensione intermedia raggiungere risultati di eccellenza sul fronte della trasformazione digitale.

E i capoluoghi abruzzesi? Pescara è al 57esimo posto; in fondo alla graduatoria L'Aquila (100esimo posto su 107), Teramo (103esimo) e Chieti (104esimo).

La graduatoria complessiva

graduatoria

A fare sintesi, la graduatoria complessiva incorona Milano: sul podio Firenze e Bologna; seguono Bergamo, Torino, Trento, Venezia, Parma, Modena e Reggio Emilia.

Se si confronta la graduatoria di ICR 2019 con la tripartizione delle regioni italiane in precedenza proposta, il risultato è evidente: con poche eccezioni (a partire da Firenze e Torino che sono in effetti includibili nella “prima Italia”) il primo terzo della graduatoria è dominato dalle città del “nuovo triangolo produttivo”, la parte centrale dalle appartenenti al resto del Centronord e quella finale dalle città del Mezzogiorno. Se il ritardo del Mezzogiorno non è certo una novità, colpisce il divario che sembra essersi creato tra l’est e l’ovest del Centronord. Non è complessivamente un risultato confortante: quando le gerarchie urbane rispecchiano gerarchie macro-territoriali di scala più ampia, tendono a sedimentarsi e diventa più difficile per le singole città seguire autonomi percorsi innovativi per superarle.

Cagliari (37a nella classifica generale con una crescita di cinque posizioni) si conferma largamente la prima delle città del Mezzogiorno, precedendo Pescara (61esima).

L'Aquila si piazza al 70esimo posto, precedendo Teramo (79esima) e Chieti (83esima).

Ultima modifica il Giovedì, 28 Novembre 2019 16:45

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