Gli ambientalisti, da una parte: vorrebbero che il Parco Sirente-Velino divenisse un Parco Nazionale, sottoposto a zonazione e a regimi giuridici di tutela, definiti e rispettati. L'assessore regionale Donato Di Matteo, dall'altro, e con lui una ventina di sindaci del territorio: al contrario, vorrebbero una riperimetrazione.
Intorno al Parco regionale Sirente-Velino si sta combattendo una vera e propria battaglia politica. E intanto, le attività dell'area protetta sono congelate da molti, troppi mesi. Ma andiamo con ordine.
Di Matteo e la riperimetrazione condivisa
Qualche giorno fa, WWF, Salviamo l’Orso, Pro Natura, LIPU, Mountain Wilderness, Italia Nostra, Legambiente, Dalla parte dell’Orso, hanno denunciato il tentativo dell'assessore Di Matteo, e di alcuni sindaci del territorio, di "distruggere di fatto l'area protetta".
Stanno lavorando alla riduzione drastica dei confini del Parco - hanno sottolineato le associazioni - tagliando, tra l'altro, la gran parte delle aree di maggior pregio ambientale e paesaggistico. Per quale ragione? "Per favorire la realizzazione di nuovi impianti per gli sport invernali e per aprire la caccia in aree di enorme pregio per la conservazione della fauna appenninica, ove gli animali vivono da decenni nella sicurezza di un regime di tutela che esclude le pratiche venatorie".
La riduzione dei confini verrebbe mimetizzata - stando agli ambientalisti - in un allegato al disegno di legge regionale di riordino della struttura amministrativa del Parco, con l’obiettivo di farla approvare in aula dal Consiglio regionale senza dare troppo nell’occhio.
Di Matteo - a qualche giorno dalla denuncia - ha incontrato alcune delle associazioni e messo intorno al tavolo il direttore del Parco Oremo Di Nino, il commissario Annabella Pace, il dirigente all'Urbanistica e ai Parchi Bruno Celupica e una delegazione di sindaci in rappresentanza dei territori. "L'incontro - ha inteso sottolineare a margine dei lavori - è stato utile a smentire le voci circolate nei giorni scorsi e fatte rimbalzare dalla stampa su ventilate ipotesi di riperimetrazione del parco". L'intento della riforma cui si sta lavorando in Regione - ha spiegato Di Matteo - "è di snellire i consigli di amministrazione, vicini ad una concezione più simile a quella di una comunità montana piuttosto che a quella di un parco. Questa mia insistenza ha avuto l'ostilità da parte di chi ha voluto cavalcare questa storia, impedendo che la legge venisse portata a compimento. Questo parco in 26 anni è stato un disastro, si sono susseguiti tanti litigi e commissariamenti e non si è guardato mai al valore reale del parco Sirente Velino che doveva rappresentare un front office operativo per la difesa di flora e fauna. Il parco inoltre in 26 anni non si è mai dotato di un vincolo legislativo sui parchi".
I sindaci hanno suggerito di nominare tre delegati per i tre territori della regione: Valle Subequana, Marsica, Altopiano delle Rocche. "Siamo arrivati all'accordo generale dopo aver accolto le modifiche che andavano fatte anche sulla cartografia, relative alle zone agricole che si trovano dentro il sistema della perimetrazione, in alcuni casi con gravi ripercussioni nei territori per i danni da fauna selvatica", ha aggiunto l'assessore. "Inoltre, tutti i sindaci hanno firmato affinché il territorio ricompreso nel Parco possa avere diverse vocazioni di sviluppo economico, tra cui la crescita delle stazioni sciistiche e dello sport invernale in genere, importante volano dell'economia locale, il turismo, il turismo culturale e ambientale, l'agricoltura l'allevamento, eccetera".
Il direttore del Parco, Oremo Di Nino, ha aperto più chiaramente alla possibilità di una riperimetrazione ragionata. "Il lavoro dell'assessore è lodevole, restituisce dignità al parco: gli chiediamo però di mettere nella proposta di legge l'accordo dei quattro quinti dei voti del Consiglio regionale per ridisegnare il perimetro". La questione verrà discussa in un prossimo incontro, con l'idea di arrivare ad una riperimetrazione definitiva del Parco Sirente Velino 'disegnata' dagli uffici competenti che avranno il compito di vagliare e inserire anche le proposte aggiuntive per la stesura finale della legge 39/2014.
'Appennino Ecosistema' e la proposta di istituire un Parco Nazionale
C'è chi vorrebbe, però, che il Parco divesse un'area protetta di respiro nazionale, altro che riperimetrazione. C'è chi vorrebbe istituire, insomma, un Parco Nazionale che sottoponga l’area a un zonazione e regimi giuridici di tutela definiti e rispettati.
È la proposta dalla neonata associazione "Appennino Ecosistema" che, nel mettere in campo progettualità volte a definire le linee guida della gestione di quella che potrebbe essere la più vasta area protetta della regione, ha rivolto un appello a tutte le associazioni ecologiste, alle istituzioni locali e a tutte le forze politiche presenti in Consiglio regionale affinché si facciano promotrici della proposta da sottoporre al Ministero dell’Ambiente.
"Il nuovo parco potrebbe comprendere una superficie di 100.000 ettari, il doppio del Parco nazionale d'Abruzzo - ha spiegato il presidente di 'Appennino Ecosistema', Bruno Petriccione - Verrebbero incluse tutte le aree del massiccio tutelate a livello nazionale, regionale ed europeo: il Parco regionale del Velino Sirente, la Riserva Naturale Orientata Monte Velino, la Riserva Naturale Gole di San Venanzio, sette siti di Interesse Comunitario nei pressi di Ocre, fino ai confini con il Lazio, con l’inclusione della Riserva Naturale Montagne della Duchessa".
L'obiettivo è quello di arrivare all'approvazione di una zonazione partendo da quella già prevista nel Piano del Parco redatto nel '98 ma mai approvato. "Il Parco Naturale Regionale Sirente-Velino – ha sottolineato Petriccione – non è mai entrato compiutamente nella necessaria operatività, comportando soltanto vincoli subiti passivamente dalla popolazione. Dopo quasi trent'anni, ancora non è stato approvato il Piano del Parco, che avrebbe potuto lanciare una gestione del territorio scientificamente fondata ed adeguata da un lato alle sue qualità ecologiche e dall’altro alle attività umane con queste compatibili: ciò dimostra l'incapacità e l'inadeguatezza della Regione di gestire un'area così importante e vasta".
Alla proposta hanno risposto positivamente le amministrazioni comunali dell'Aquila, Ocre, di Lucoli e Fontecchio che hanno convenuto sul fatto che soltanto l’approvazione del Piano del Parco, con la sua rigorosa zonazione, potrebbe rilanciare una gestione del territorio scientificamente fondata ed adeguata da un lato alle sue qualità ecologiche e dall’altro alle attività umane con queste compatibili.
Se ne parlerà il 22 maggio prossimo, in occasione della giornata mondiale della biodiversità proclamata dalla Nazioni Unite: ecologi, geologi, giuristi e conservazionisti che compongono il Consiglio scientifico di "Appennino Ecosistema" presenteranno una proposta compiuta di zonazione nel corso di un Convegno pubblico che si terrà a Lucoli. "Le recenti dichiarazioni dell’Assessore Regionale ai Parchi Donato Di Matteo sul ventilato rilancio del Parco Regionale attraverso l’approvazione dell’ennesima legge di riordino (che sarebbe la quarta dalla sua istituzione) appaiono ipocrite e assolutamente non credibili", hanno voluto sottolineare gli organizzatori del convegno. "Se l’Assessore vuole dare un segno della volontà dell’Amministrazione Regionale di rendere finalmente il Parco realmente operativo, applichi le normative regionali vigenti e proceda rapidamente all’adozione formale del Piano del Parco secondo le procedure previste dalle tre precedenti leggi, mai attuate, che prevedevano l’entrata in vigore della relativa zonazione entro 6 mesi (nel 1989), entro 18 mesi (nel 2000) ed entro 18 mesi (nel 2011), nonché la possibilità di esercitare i poteri sostitutivi da parte della Giunta Regionale". Un vero e proprio affondo.
La questione è politica
Piero Tronca, già sindaco del Comune di Tione degli Abruzzi, fino al commissariamento è stato membro del Consiglio direttivo del Parco Regionale. "Il problema vero - ha spiegato a NewsTown - è che, sono costretto a dire con rammarico, la Regione Abruzzo non ha alcuna politica dei parchi, della biodiversità, della economia sostenibile e il peggio è che non sta dando nemmeno segno dello spessore scientifico e culturale necessario ad affrontare questi temi".
L’attività svolta dall’assessore regionale Di Matteo con i sindaci, su un tema delicato come quello dei confini del parco regionale del Sirente Velino - ha aggiunto - "è improntata all’improvvisazione e al soddisfacimento di esigenze municipalistiche, con l’unico fine di ottenere consensi per la proposta di legge regionale, con la quale peraltro questo parco diventerà una emanazione diretta dell’assessore di volta in volta in carica, il tutto fatto con la parola d’ordine del piano del parco, che si dice esistente e da approvare, ben sapendo che esso è stato redatto prima del terremoto del 6 aprile 2009, e che quindi va aggiornato, perchè un po’ di cose, nel territorio, il terremoto le ha cambiate".
"Non si può essere, ad ogni rinnovo della giunta regionale, in balìa degli immancabili lunghi commissariamento e di proposte di nuove leggi - ha continuato Tronca - che, con l’inerzia e il fermo che ne conseguono, annientano ogni funzione di riferimento a fatica conquistata nel territorio dal parco; non solo, si lascia campo libero al crescere di sentimenti ostili ad esso, facilitati dalla mancanza di informazione, guida e progettualità".
Qual è il progetto politico della regione di fronte a questa situazione? "Quello di non sentire il bisogno di averlo, un progetto politico, né sui parchi, né, tanto meno, sul parco regionale del Sirente Velino, né sulla 'green economy', cioè su quello 'sviluppo' sostenibile che tanto si invoca senza avere la minima idea di cosa sia fatto. E’ la visione di insieme, che manca, la capacità di sintesi di una politica territoriale: l’ambientalismo non deve esistere, perché la tutela del patrimonio ambientale si chiama civilità e si fa con la cultura, la conoscenza, la scienza". Dunque, la proposta: "Va istituito subito il Parco Nazionale del Sirente Velino, per salvaguardare e valorizzare l’inestimabile valore del suo territorio, per sottrarlo agli umori municipalistici ai quali la politica di turno è disposta a subordinarlo e sacrificarlo. Il tempo è scaduto".