Sabato, 17 Agosto 2013 15:01

Ritorno a L'Aquila, il risveglio: "Mi è sembrato di riconoscerla"

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È da un bel po’ che ho smesso di raccontarvi dei miei viaggi a L’Aquila perché a un certo punto è stato necessario, per molte ragioni, che quello che riportavo ogni volta con me tornasse ad essere una questione privata.

Sono passati più di quattro anni dal terremoto, e per la prima volta torno a casa con fotografie di cantieri aperti, di gru svettanti, di facciate di palazzi restituite alle sguardo di chi passa.

I problemi non sono risolti. Ma c’è un accenno di risveglio. La città non era morta. Ferita gravemente, certo; forse in coma. O semplicemente, quando sei circondato da cricche, canaglie e stupratori, tutto quello che puoi fare è chiudere gli occhi e fare il morto. E nemmeno questo ti garantisce la salvezza, perché fra quel genere di stupratori la variante della necrofilia è una perversione piuttosto diffusa.

I problemi non sono risolti e sono ben lontani dall’esserlo. Anzi, dopo che hai passato quattro anni nel torpore – o in qualcosa di peggio – di problemi se ne sono aggiunti tanti altri, e gravi. Ma è come quando si dice “mi è sembrato che muovesse gli occhi e mi riconoscesse!” Ecco, mi è sembrato che si muovesse. Mi è sembrato di riconoscerla.

I problemi non sono risolti, ma vedere tante gru in centro sembrava impensabile poco tempo fa. Pensarle nella Zona Rossa sembrava una pazzia, e tra un po’ accadrà anche quello. Una, due, per cominciare.

Lungo il Corso, sulle coperture delle impalcature come sulle vetrine vuote e negli altri spazi praticabili, risaltano manifesti e locandine di concerti, spettacoli, segni di quell’attività creativa che non si è mai fermata e che anzi a volte pare aver ricevuto una spinta da quello che è successo in questi anni.

Anche questo è stato il cuore che ha continuato a pompare sangue, il sistema nervoso che non ha smesso di tenere in connessione ogni singolo neurone, di trasmettere stimoli da dentro e riceverne da fuori, di elaborare, di mantenere una coscienza condivisa.

I problemi non sono risolti. E probabilmente non toccherà a quelli della mia generazione vederne la soluzione, vedere la città di nuovo in piedi e ricostruita. Ma vedere quelle gru in centro rende di nuovo legittimo pensarlo come una possibilità.

Pensare che, come si dice in giro, quanto prima tornerà il mercato su Piazza Duomo -in via sperimentale, solo alla domenica – fa sperare nella capacità di quel cuore di continuare a pompare sangue nelle arterie in attesa del risveglio, quello vero.

di Massimo Giuliani

Massimo Giuliani è psicologo, docente e formatore. E' nato a L’Aquila ma vive e lavora in provincia di Brescia. E' autore di libri e articoli e membro della redazione di una rivista di psicoterapia sistemica. Insieme all'associazione "Animammersa" ha ideato e realizzato il progetto "Officina fururo" Ha un blog, Tarantula, da cui è tratto questo articolo.

Ultima modifica il Sabato, 17 Agosto 2013 15:10

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