Una visione diversa di futuro, per le aree interne. Una visione diversa di gestione delle aree di pregio ambientale, dei Parchi che insistono sul nostro territorio montano. Al di là della facile dicotomia tra ambientalisti e 'palazzinari', fuori luogo stavolta, che finirebbe per soffocare un dibattito, al contrario, fondamentale per lo sviluppo economico, sociale e persino culturale dell'Aquila e del suo comprensorio.
Stamane, il presidente della IIa Commissione Territorio, Enrico Perilli, ha invitato in audizione il comitato promotore del referendum consultivo che vorrebbe fossero rimodulati i confini dell'Area protetta del Parco Nazionale del Gran Sasso - Monti della Laga e della Zona di Protezione speciale e che fossero ridotte, altresì, le zone gravate da vincolo di 'Sito di Interesse Comunitario', e i promotori della proposta di istituzione del Parco Nazionale del Sirente-Velino, ad oggi area a tutela regionale, con l'allargamento delle aree protette.
Una visione diversa di futuro, dicevamo. Che interroga la città e l'opinione pubblica.
Il referendum consultivo
Il referendum consultivo fa parte degli Istituti di partecipazione del Comune dell'Aquila. Chiama gli elettori a pronunciarsi nel merito di piani, programmi, interventi, progetti ed ogni altro atto, provvedimento, indirizzo o iniziativa rigurdante materie di competenza locale, per consentire agli organi comunali di assumere le determinazioni di competenza dopo aver verificato gli orientamenti della comunità.
Perché venga fissato un referendum consultivo è necessario che il comitato promotore raccolga 5mila firme o che i 3/5 dei Consiglieri comunali avanzino richiesta. "I quesiti - ha spiegato stamane Luigi Faccia - sono stati scelti dopo un lungo iter di consultazione con i gruppi di interesse. Tengono conto delle variate esigenze della popolazione nel corso dell'ultimo ventennio e sono legati a due aspetti, in particolare: lo sviluppo turistico e lo sviluppo rurale".
I quesiti scelti sono due. Il primo: 'Ritieni che il Comune debba adottare tutte le possibili iniziative amministrative, politiche e giudiziarie rivolte ad Enti ed Uffici di tutti i livelli affinché si possano rimodulare i confini dell'Area Protetta del Parco Nazionale del Gran Sasso - Monti della Laga e della Zona di Protezione Speciale denominata IT7110128 in modo da poter rivedere, anche in riferimento alle mutate esigenze delle popolazioni locali, la superficie vincolata ricadente nel territorio del Comune dell'Aquila?'.
Qual è lo scopo del quesito? "Innanzitutto, allentare i vincoli su zone antropizzate di interesse economico e sociale, limitrofe a centri abitati", ha spiegato Faccia. "Poi, ridare vigore alle attività rurali di sostentamento per lo popolazioni (orti, piccole coltivazioni, allevamento), rendere semplice l'esercizio dei diritti di uso civico, come il taglio legname e il pascolo, individuare i nuovi confini con elementi certi di carattere geografico e morfologico (strade, fiumi, valli) in modo da non generare confusione e da rendere più semplice la gestione di un così vasto territorio".
Il secondo quesito, invece, chiede ai cittadini se ritengano che 'il Comune debba adottare tutte le possibili iniziative amministrative, politiche e giudiziarie rivolte ad Enti ed Uffici di tutti i livelli affinché si possano rimodulare o ridurre le zone gravate dal vincolo di 'Sito di Interesse Comunitario' Gran Sasso IT7110202, i così detti Sic, e di 'Zona di Protezione speciale' denominata IT7110128, su aree già antropizzate, di interesse economico-sociale, di sviluppo turistico o, comunque, su quelle aree gravate da usi civici a favore delle popolazioni locali, tutte ricadenti nel territorio del Comune dell'Aquila'.
"Il quesito intende rivedere i confini del Sic Gran Sasso in zone fondamentali per la popolazione locale, come Chiarino e Macchia Grande, e del 'Piano Speciale Territoriale' di Campo Imperatore - Monte Cristo", ha sottolineato Luigi Faccia. "Inoltre, intende liberare dai vincoli della direttiva 43/92 Habitat le zone in cui sono presenti strutture e attività turistiche da oltre 80 anni che, stando alla stessa direttiva, dovrebbero tenere conto delle esigenze economiche, sociali e culturali della zona".
Quali sono le preoccupazioni dei 'referendari' e perché, secondo loro, è necessario procedere al più presto con un referendum consultivo? Innanzitutto, il Piano del Parco che, presumibilmente, dovrebbe essere approvato ad inizio 2017, non sarebbe in grado - stando ai promotori - di superare le direttive europee. Dunque, l'eventuale approvazione renderebbe impossibile il piano di investimenti da oltre 50 milioni di euro che, nelle intenzioni dell'amministrazione, dovrebbe rilanciare lo sviluppo della nostra montagna. Non solo. I Sic stanno per essere trasformati in Zsc, con l'approvazione dei piani di gestione, senza che si tenga conto assolutamente di alcune zone antropizzate e sviluppate.
"I Sic - ad oggi - non sono coerenti con il Piano di Sviluppo turistico del Gran Sasso", ha ribadito stamane il capogruppo di Forza Italia in Consiglio comunale, Guido Quintino Liris, che ha avanzato richiesta di discussione in Commissione territorio. "Sono di ostacolo allo sviluppo della nostra montagna che, sì, deve essere rispettoso dell'ambiente, ma non deve certo escludere l'uomo". Liris ha inteso spiegare come si stia parlando, in realtà di "1500 ettari di Aree Sic, sui 44mila ettari totali che insistono sul Gran Sasso, il 3.5%, che vedono l'insediamento delle infrastrutture e dove sono previsti i nuovi impianti necessari al rilancio della montagna. Allarghiamoci altrove - la proposta del consigliere forzista - ma liberiamo le aree in oggetto. A meno che, a dispetto delle promesse e delle tante parole spese, l'amministrazione intenda rinunciare al collegamento Scindarella-Monte Cristo sulla fossa di Paganica".
Chiarissima la posizione dei così detti 'anti-referendari'. E' necessaria una visione nuova, per lo sviluppo del Gran Sasso, capace di guardare oltre la realizzazione di nuovi impianti, se è vero che i giorni di apertura ed utilizzo sulla nostra montagna sono molto limitati, e di pensare, al contrario, un modello turistico sull'arco dei 365 giorni, legato all'escursionismo, al recupero dei rifugi esistenti, collegati con una sentieristica attrezzata, al riforestamento di ampie zone del parco. Non solo. Nel merito della ridefinizione di Sic e Zps (Zone di protezione speciale), si potrebbe procedere solo se la Commissione Europea accettasse una proposta in tal senso del ministero dell’Ambiente, al quale dovrebbe essere sottoposta dalle amministrazioni regionali competenti - che sono tre, Abruzzo, Lazio e Marche - perché la Zps è estesa su tutte e tre le regioni). Quindi, la procedura sarebbe lunga e farraginosa e, soprattutto, con poche possibilità di successo, considerato che nelle aree che si vorrebbero stralciare sono presenti habitat e specie prioritarie di grande importanza a livello europeo, proprio quelli per i quali sono state istituite le aree Natura 2000.
Ecco, dunque, l'altra proposta: altro che ridurre le aree di tutela, piuttosto estenderle ancor di più. E arriviamo al progetto di istituzione del Parco Nazionale Sirente-Velino.
Il parco nazionale Sirente-Velino
Stamane, in Commissione è stato audito anche Bruno Petriccione, presidente dell'Associazione 'Appennino Ecosistema' che ha avanzato la proposta di istituzione del Parco Nazionale Sirente-Velino, oggi area a tutela regionale.
'Appennino Ecosistema', nel mettere in campo una progettualità volte a definire le linee guida della gestione di quella che potrebbe essere la più vasta area protetta della regione, ha rivolto - nelle settimane passate - un appello a tutte le associazioni ecologiste, alle istituzioni locali e a tutte le forze politiche presenti in Consiglio regionale affinché si facciano promotrici della proposta da sottoporre al Ministero dell’Ambiente.
"Il nuovo parco potrebbe comprendere una superficie di 100.000 ettari, il doppio del Parco nazionale d'Abruzzo - ha spiegato in più occasioni Petriccione - Verrebbero incluse tutte le aree del massiccio tutelate a livello nazionale, regionale ed europeo: il Parco regionale del Velino Sirente, la Riserva Naturale Orientata Monte Velino, la Riserva Naturale Gole di San Venanzio, sette siti di Interesse Comunitario nei pressi di Ocre, fino ai confini con il Lazio, con l’inclusione della Riserva Naturale Montagne della Duchessa".
L'obiettivo è quello di arrivare all'approvazione di una zonazione partendo da quella già prevista nel Piano del Parco redatto nel '98 ma mai approvato. "Il Parco Naturale Regionale Sirente-Velino – ha ribadito Petriccione – non è mai entrato compiutamente nella necessaria operatività, comportando soltanto vincoli subiti passivamente dalla popolazione. Dopo quasi trent'anni, ancora non è stato approvato il Piano del Parco, che avrebbe potuto lanciare una gestione del territorio scientificamente fondata ed adeguata da un lato alle sue qualità ecologiche e dall’altro alle attività umane con queste compatibili: ciò dimostra l'incapacità e l'inadeguatezza della Regione di gestire un'area così importante e vasta".
Alla proposta - fino ad oggi - hanno risposto positivamente le amministrazioni comunali di Ocre, Lucoli, Fontecchio, Magliano de' Marsi, Massa d'Albe e San Demetrio né Vestini, che hanno convenuto sul fatto che soltanto l’approvazione del Piano del Parco, con la sua rigorosa zonazione, potrebbe rilanciare una gestione del territorio scientificamente fondata ed adeguata da un lato alle sue qualità ecologiche e dall’altro alle attività umane con queste compatibili. E anche il Comune dell'Aquila, per voce dell'assessore alle Opere pubbliche Maurizio Capri, avrebbe preannunciato "una deliberazione di Giunta per richiedere l’inclusione della parte aquilana delle Doline di Ocre nel Parco (già candidate a divenire Riserva Naturale Statale)". Andrebbero incluse anche le aree dei Monti la Quartora e Pesco Croce (già compresa in un Sito di Interesse Comunitario).
Se ne parlerà il 21 maggio prossimo, in occasione della giornata mondiale della biodiversità proclamata dalla Nazioni Unite: ecologi, geologi, giuristi e conservazionisti che compongono il Consiglio scientifico di "Appennino Ecosistema" presenteranno una proposta compiuta di zonazione nel corso di un Convegno pubblico che si terrà a Lucoli.
Due posizioni, insomma, due visioni diverse di sviluppo futuro, come dicevamo in apertura dell'articolo. E l'amministrazione comunale dovrà prendere delle decisioni, importanti, anche pensando agli ingenti investimenti che, nei prossimi anni, dovrebbero interessare il Gran Sasso.
Decisioni da prendere
L'amministrazione è chiamata ad assumere delle decisioni. Innanzitutto, sulla proposta di 'allargamento' delle aree sottposte a tutela per come l'hanno avanzata gli attivisti che vorrebbero l'istituzionalizzazione del Parco Nazionale del Sirente-Velino, e sarà necessario un primo eventuale passaggio in Giunta, come anticipato dall'assessore Capri, e, dunque, il vaglio della Commissione di compentenza prima della discussione innanzi all'assise consiliare. E sulle proposte del Comitato referendario, evidentemente, che chiedono, al contrario, la rimodulazione dei confini del Parco Nazionale Gran Sasso - Monti della Laga e la riduzione di Sic e Zps.
A conclusione delle audizioni, il consigliere di Forza Italia Guido Quintino Liris ha avanzato la proposta che i 3/5 dei consiglieri comunali, come previsto dalla Statuto, formalizzino per iscritto la richiesta di istruzione del referendum consultivo così da permettere alla cittadinanza di esprimersi sulla questione senza che il Comitato referendario sia costretto a raccogliere le 5mila firme richieste. A maggioranza, però, la proposta è stata respinta, e in particolare dal consigliere del Pd Tonino De Paulis e dal capogruppo di Rifondazione comunista, nonché presidente della Commissione, Enrico Perilli.
La porta del dialogo, però, non è stata chiusa, come auspicato, tra l'altro, il consigliere d'opposizione Pierluigi Properzi. Dunque, l'invito ai 'referendari' è di sedere ad un tavolo interistituzionale con Regione Abruzzo, Comune dell'Aquila, vertici del Parco Gran Sasso-Monti della Laga e ambientalisti, perché si trovi una posizione comune, come già accaduto intorno al progetto di sostituzione delle Fontari. A patto, però, che si rinunci all'idea di referendum.
Staremo a vedere cosa risponderà il Comitato promotore.