"Un Urban Center è utile alla città ed ai suoi abitanti, alle amministrazioni pubbliche, a quanti vogliono più direttamente assumere responsabilità collettiva per le decisioni e le scelte riguardanti la comunità. Perché questo avvenga è necessario un Urban center che funzioni presto e bene, dove il dialogo ed il confronto costruttivo prevalgano sui conflitti per il bene della città".
Si legge in una nota firmata da Antonella Marrocchi, presidente di Policentrica, Donato Di Ludovico, segretario dell'Istituto nazionale di urbanistica, e Marino Bruno che, in seno all'UC rappresenta gli ordini professionali, architetti e ingegneri. Come noto, erano candidati per l'elezione al Comitato scientifico, prima del passo indietro seguito alle profonde contrapposizioni con l'ala più associativa dell'Urban center, che ha espresso il presidente Maurizio Sbaffo.
"In questa prima, e troppo lunga, fase di formazione degli organismi statutari dell’Urban Center dell’Aquila, e soprattutto con l’elezione del Presidente, sono emerse proposte organizzative e indicazioni di lavoro molto spesso distanti dai principi fondatori espressi dallo Statuto e dall’idea di Urban Center delineata dal Comitato Promotore nominato dall’Amministrazione Comunale nel 2013, e composto dall’Istituto Nazionale di Urbanistica, dall’Associazione Policentrica e da rappresentanti del Comune", sottolineano, nella nota, Marrocchi, Di Ludovico e Bruno.
"Da questa idea è nata una Associazione composta da 65 soggetti pubblici e privati, molto variegati, specificità tutta aquilana che contraddistingue l’Urban Center dell’Aquila dalle analoghe strutture presenti in altri contesti nazionali, Torino e Bologna, solo per citarne alcuni. La visione di quel Comitato aspirava ad un Urban Center autonomo ed indipendente, orientato ad una funzione enzimatica, acceleratore di scelte progettuali, catalizzatore di idee, di interessi, di posizioni critiche, accomunate in uno scenario di partecipazione interattiva. In poche parole un Urban Center 'plurale', una 'Casa della città' capace di dar voce ai diversi portatori d’interesse, non per l’esercizio di un formale diritto consultivo ex post su scelte già prese quanto per una effettiva partecipazione che coinvolga la città ed il suo territorio".
Stando a Policentrica, all'Inu e agli ordini professionali, così non è andata. "Questa idea non ha raccolto il consenso di tutti i soci, sin dall’elezione del Presidente, momento che ha rappresentato, pubblicamente, la discontinuità e la volontà di portare avanti un altro modello di Urban Center. Attraverso un paziente e lungo confronto, un gruppo di soggetti che ha sempre creduto nell’idea originaria di UC impressa nello Statuto, costituito dalle organizzazioni del volontariato, del terzo settore, del mondo sindacale, dagli ordini professionali degli architetti e ingegneri, dall’Università dell’Aquila, oltreché dall’INU e da Policentrica, ha cercato in tutte le fasi di superare questa determinazione alla discontinuità, di stemperare i notevoli conflitti sociali e politici presenti nell’UC, di richiamare l’attenzione sull’assenza del Comune, di trovare una sintesi delle tante posizioni evitando personalismi. Nonostante tutto questo, la distanza è aumentata e le differenze si sono accentuate. Anche l’elezione del Comitato Scientifico e la successiva proposta di Regolamento hanno rappresentato un ulteriore momento di divisione".
Si arriva, così, alla proposta di Regolamento che, il Comitato scientifico in carica, ha presentato nei giorni scorsi e che, stando agli scriventi, rafforzerebbe, piuttosto che stemperare, la rottura. Rottura che, fino ad oggi, ha determinato l'impasse dell'Urban Center. "Il documento proposto risulta lungo, 33 articoli, più del doppio dello Statuto, cavilloso, con eccessi procedurali e il moltiplicarsi di cariche, con la costituzione di 'Tavoli' che sembrano piuttosto luoghi di accordo Istituzionale che veri luoghi di partecipazione deliberativa, con l’intenzione esplicita di modificare il modello di Urban Center sotteso allo Statuto. Chi ha partecipato, come noi, alla creazione di questo Urban Center, frutto di anni di lavoro, che ha creduto e crede nei suoi principi, che ha ancora a cuore le sue sorti, immagina un Regolamento chiaro e operativo, che non produca ulteriori conflitti, che regoli il funzionamento di un Urban Center in cui la sperimentazione di una partecipazione attiva sia all’altezza della sfida e della domanda di qualità, di reale democrazia urbana, di capacità di autogoverno della comunità. E’ nostro impegno far evitare all’Urban Center i rischi di derive tecnocratiche e tecnicistiche, di impoverimento culturale, di subalternità agli interessi economici, di condizionamento e collateralismo politico. E’ questa la speranza che ci accompagna e sono questi i caratteri che chiederemo ancora una volta di condividere al Presidente e a tutti i soci nelle prossime occasioni assembleari. Siamo convinti che si possa riaprire il percorso di condivisione rielaborando integralmente il Regolamento, condizione necessaria perché la città possa fruire di un vero luogo di confronto".
La replica di Maurizio Sbaffo, presidente dell'Urban Center
"Pur non condividendo la mistificante ricostruzione degli eventi pregressi, sia nella forma che nei contenuti, devo dare atto alla sedicente 'opposizione' - ebbene si, così si sono autodefiniti come se fossimo in un'assise politica rappresentativa e non in un contesto partecipativo come l'Urban Center dove, per definizione, i termini opposizione e maggioranza non dovrebbero esistere - di aver svolto bene il ruolo che si sono scelto".
A dirlo è il presidente Maurizio Sbaffo che, su Facebook, ha inteso replicare così alla nota inviata, stamane, da Policentrica, Inu e Ordini professionali.
"Alla costituzione del Tavolo dei Regolamenti, che ha elaborato il documento in questione con il coordinamento dal Comitato Scientifico, sono stati chiamati a partecipare tutti i soci dell'Urban Center", ha spiegato Sbaffo. "Hanno risposto circa 15 associati, ma non la predetta opposizione (INU/UNIVAQ - ING/ARCH e Policentrica), che si è guardata bene dal compromettersi assumendo, nel giusto contesto, il ruolo propositivo e costruttivo che gli competeva, per riservasi piena azione di critica, demolitrice di un lavoro che, guardato da un'ottica priva di faziosità e strumentalizzazioni, cui anche altri personaggi non hanno saputo o non hanno potuto sottrarsi, presenta un suo valore documentale e scientifico nel panorama nazionale scarso di riferimenti analoghi".
Un atteggiamento soltanto critico, insomma, mai costruttivo. "Detto questo - ha aggiunto - non posso che accogliere favorevolmente la proposta dell''opposizione' di "riaprire il percorso di condivisione nella rielaborazione integrale del Regolamento", ed è anche per questo che è stata indetta l'Assemblea del giorno 16 maggio che detterà i modi ed i termini perché ciò sia fattibile. In quella circostanza, all'Assemblea sarà chiesto anche di avviare in via sperimentale, nelle more della redazione ed approvazione del Regolamento, l'attività dell'Urban Center, attivando i Tavoli Tematici che già da più parti sono stati a gran voce richiesti, e di aprire finalmente l'Associazione UCAq alla Città, dando risposta alle numerosissime richieste di adesione che sono già pervenute. Vedremo in questa circostanza chi ha veramente a cuore le sorti dell'Urban Center, della Città, delle cittadine e dei cittadini dell'Aquila disvelando finalmente, se ci sono, i burattinai che remano contro, giocando al 'tanto peggio tanto meglio', con la presunzione di voler dimostrare la presenza della loro assenza".