Lunedì, 31 Ottobre 2016 10:10

Il teatro e la crisi economica: intervista a Santopietro e Giangiuliani

di 
Vota questo articolo
(0 Voti)

La società nella quale uno vive si riflette nel teatro coevo. Infatti per ogni stagione, e in maniera spontanea, vengono messi in scena una certa quantità di testi legati tematicamente (sebbene allestiti dalle varie compagnie indipendentemente l'uno dall'altro) ed è così che ultimamente troviamo sul palco, o in procinto di debutto, pièce dedicate al tema della crisi economico-sociale.

Il teatro di prosa odierno sfiora quindi il teatro sociale (che comunque, per natura propria del genere, essendo ambientato oggigiorno e scritto appositamente, ha tutt'altro taglio) e la sua rabbia, mettendo in scena testi dedicati alla crisi economica e ai suoi effetti, scritti da drammaturghi contemporanei o da autori giovani.

Non è qui il caso di aprire la parentesi sul perché - da tempo si lamentava l'assenza di nuovi autori e d'altro canto il famigerato "Decreto Valore Cultura" del 2014 poneva l'attenzione anche sulla nuova drammaturgia – e quanto ci sia di casuale o meno, fatto sta che nuovi autori, di tanto in tanto, spuntano fuori, sebbene, nella maggior parte dei casi siano anche registi delle loro stesse creazioni.

Ci sono poi i testi liminari, cioè legati al tema, in questo caso economico, ma che non rientrano nella categoria sociale della crisi, i quali, però, con la loro presenza contribuiscono al discorso, come ad esempio, l'inusuale 'ballata' biografica ambientata in oltre un secolo "Lehman trilogy" di Stefano Massini, allestita da Luca Ronconi.

Nel primo caso, cioè quello dei drammaturghi contemporanei riallestiti, troviamo "Il prezzo" (regia di Massimo Popolizio, che lo interpreta insieme a Umberto Orsini) e "Morte di un commesso viaggiatore" (regia e ruolo principale di Elio De Capitani) entrambi di Arthur Miller e, in parte, "Lo zoo di vetro" (regia di Arturo Cirillo) di Tennessee Wiliams. Nel secondo caso, quello dei giovani autori, rientra "Per ciò che è stato" scritto e diretto da Mauro Santopietro (che è anche tra gli interpreti).

È proprio su quest’ultimo che voglio porre la mia attenzione.

Nelle note di regia Santopietro scrive: "Credo fermamente in un teatro civile [...] Sono convinto si debba tornare a raccontare delle storie 'popolari' alle quali il pubblico possa partecipare in maniera attiva, cercando un vero e proprio dialogo capace di moltiplicare le narrazioni per similitudini e confronto".

Alessandro D’Alatri, direttore artistico del TSA, lo ha presentato così:
"Giovedì 27 aprile, alle ore 21, e venerdì 28 aprile, alle ore 17:30, presso il Ridotto del Teatro Comunale, c'è una nuova produzione del Teatro Stabile d'Abruzzo. Sono molto orgoglioso di questa produzione perché è un testo inedito, una novità italiana che siamo orgogliosi di poter tenere a battesimo: 'Per ciò che è stato', regia di Mauro Santopietro, con Antonello Fassari, Alessia Giangiuliani e Mauro Santopietro. Due parole vorrei aggiungere perché Santopietro e Alessia Giangiuliani l’altr’anno sono stati un prodotto dallo Stabile d'Abruzzo con 'Adamo & Eva'. Sapete tutti che è un testo meraviglioso che è stato poi portato dal Teatro Stabile d'Abruzzo a New York. Abbiamo avuto una rassegna internazionale di critiche meravigliose [...] Questo proprio perché il Teatro Stabile d'Abruzzo deve fare la sua vocazione: la promozione dei giovani, dei nuovi talenti, della nuova drammaturgia e per sedimentare sempre di più una vocazione che dev’essere quella del teatro pubblico".

Ho incontrato l'autore-regista-interprete Mauro Santopietro e l'attrice Alessia Giangiuliani. Studi importanti alle spalle: uno, romano, diplomato all’Accademia D'Arte Drammatica "Silvio D’Amico", l’altra, aquilana, alla Scuola del Teatro Stabile di Torino e poi seminari innumerevoli, per entrambi, con i maggiori maestri europei. Notevoli le esperienze teatrali: Santopietro da anni interpreta al Silvano Toti Globe Theatre di Roma drammi shakespeariane per la regia di Loredana Scaramella, alternandoli con testi contemporanei su regie proprie o di Luca Ronconi, Luca Barbareschi e Alessandro Averone e poi fiction tv; la Giangiuliani diretta, tra classici e contemporanei, da registi come Gigi Proietti, Leo Muscato e soprattutto Mauro Avogadro e Carmelo Rifici ha calcato i maggiori teatri della penisola approdando anche in tv con Dario Fo e Giorgio Albertazzi.

Ma che cos'è questo nuovo spettacolo "Per ciò che è stato"? Santopietro me lo racconta così.
È sicuramente una sfida. Io non so, forse riprendo spunto dalle ultime parole del direttore artistico Alessandro D'Alatri, che ringrazio tantissimo perché è stato lui nelle note di regia - usiamo un termine stimolatore in qualche modo – perché è stato lui che con consigli, con critiche e con veramente vari pensieri mi ha stimolato a scrivere questo testo. Riprendo le sue parole perché è vero che lo stato del teatro italiano è in forte crisi, come sono in crisi tutte le imprese, come sono in crisi tutti i settori - forse, chissà, ci dicono oggi che stiamo uscendo dalla crisi – ma quello che vuole raccontare questo testo è quello che si sta raccontando qui oggi: è come poi dietro qualsiasi difficoltà la volontà delle persone, degli esseri umani fanno sì che queste difficoltà si possano superare. Quindi anche nel testo 'Per ciò che è stato', aldilà di quella che sarà la fine di questo imprenditore, prendendo spunto dalle tantissime storie di imprenditori dell'Italia di oggi, quello che vorrei far passare è che dietro la figura dell'imprenditore c'è la figura di un essere umano che con la sua volontà, la sua determinazione, cerca di risolvere in tutti i modi i problemi.

E poi aggiunge...
E devo ringraziare anche Antonello Fassari che ha letto il testo e mi ha veramente riempito di complimenti e accetta questa sfida con grande passione. E anche lui è dimostrazione del fatto che poi il teatro è forse l'espressione più grande artistica dell'umanità legata al contemporaneo proprio agito. Ma questa espressione si riesce, come dire?, ad abbracciarla solamente che c'è una grandissima umanità dietro.

Possiamo pensare ad un lieto fine?
SANTOPIETRO: Vorrei mantenerlo un po' così. Non si vuole fare morale, non si vuole lasciare nessun insegnamento se non quello, appunto, di risvegliare quella che è l'umanità delle persone sapendo che l'umanità delle persone può cambiare davvero il corso degli eventi e può cambiare in un qualsiasi sistema di crisi. Nella fattispecie questo imprenditore non finisce bene, ma quello che vogliamo far passare in un testo di denuncia - sarà un testo di denuncia perché parla di cavilli burocratici, perché parla di quanto l'entità dello stato italiano schiaccia, riesce a schiacciare quelle che sono le imprese, quelle che sono le coscienze socio-politiche di tutti noi - poi alla fine esiste e resiste questa volontà. Se questa volontà fosse risvegliata allora si potrebbe ricreare una nuova condizione di impresa a tutto tondo.

Anche l'anno scorso nello spettacolo "Adamo & Eva" c'era Alessia Giangiuliani...
SANTOPIETRO: Alessia devo dire che è fondamentale per tutta quella che è in questo momento la mia carriera artistica perché io scrivo e va bene, ma lei è molto specifica nei consigli e riesce a darmi veramente una grandissima mano. Come interprete io non posso dire nulla se non che è un'attrice strepitosa. In "Adamo & Eva" è stata fondamentale. Lo stata e lo sarà ancor di più in "Per ciò che è stato". E questa continuità di lavoro, difficile da tenere perché poi comunque lei è una testa molto più matematica, io invece sono una testa più fantasiosa. Poi ecco quando si incontrano fantasia e concretezza, non che lei sia priva di fantasia e di artisticità, anzi ne ha tantissima anche lei, però quando si sposano bene questi due aspetti allora ne nasce qualcosa che è la crasi tra quello che è quotidiano e poetico. E così anche il testo, parlando della scrittura, ha un passaggio attraverso un nodo drammatico - e sarà anche un nodo di regia - da un linguaggio molto fruibile perché quotidiano, a un linguaggio invece poetico, che sarà sempre estremamente fruibile, che è il risultano, la risultante, di un aspetto per me fondamentale nel teatro oggi.

Quali sono i vostri personaggi nello spettacolo?
GIANGIULIANI: Io sono Elena. Sono la figlia di questo imprenditore. Elena ha un rapporto molto complesso con suo padre nel senso che ha un’ammirazione incredibile per quest'uomo, ma in qualche modo rimane estremamente delusa dallo scarso sostegno che riceve a un certo punto da suo padre. E quindi in qualche maniera entrambi i personaggi, sia quello della figlia che quello dell’imprenditore, ma anche gli altri due personaggi che sono nel testo (un banchiere, amante della figlia, e l’altro figlio dell’imprenditore) sono in qualche modo tutti personaggi schiacciati da dalle dinamiche burocratiche e quindi in qualche modo lo schiacciamento che si riceve da queste difficoltà che vengono da parte dello Stato mescolate alle difficoltà umane nelle loro relazioni li porteranno a dei momenti di rottura per ognuno davvero molto molto forti e quindi a un ribaltamento nelle relazioni e a una slavina di eventi di difficile controllo.

SANTOPIETRO: Io faccio ancora fatica a descrivere i personaggi. Quello che posso intanto descrivere è sicuramente il lavoro di drammaturgia che è stato fatto e il lavoro che dovrò fare di regia. Sui personaggi faccio veramente molta fatica. Posso dire degli aggettivi per quanto riguarda gli altri personaggi. Allora, il personaggio di Fausto che è l'imprenditore, parte come carnefice in qualche modo e poi invece diviene vittima, non solo di se stesso e vittima nei confronti dello stato, vittima nei confronti dei familiari, vittima perché non è stato capace, e se ne rende conto nel corso e degli eventi, di salvaguardare quello che è in qualche modo il ruolo di padre all’interno di questa famiglia, prima che il ruolo di aziendalista, imprenditore o capo di un'azienda. Per quanto riguarda il ruolo di Mattia che è il figlio, Mattia è un ragazzo che anziché preferire studiare è entrato subito in azienda come operaio e lavora a tutti gli effetti come operaio in quest’azienda. Però è capace di tenere le fila di tutto quanto il rapporto tra operari e la figura di Fausto, come imprenditore, riuscendo a scendere anche a compromessi rispetto ad alcune situazioni un po’ compromettenti. Per quanto riguarda invece il ruolo di Paolo, che invece è il banchiere, Paolo lavora in banca ma è innamorato di Elena. Ora chi lavora in banca non può, ahimè, stringere rapporti troppo stretti con delle aziende legate al territorio, tanto è vero che chi lavora in banca spesso viene traferito da un luogo a un altro proprio perché non può avere relazioni di sorta. E è un banchiere, quindi cura i propri interessi che sono sia di natura privata che, in questo caso, anche di natura economica.

Ultima domanda: com'è stata la vostra esperienza dell'anno scorso in America con lo spettacolo "Adamo & Eva"? Trovate delle differenze tra l’America e L'Italia?
SANTOPIETRO: L'esperienza è stata bellissima, devo dire. Abbiamo partecipato a questo festival di teatro italiano, l'unico che c'è a New York, in America...

GIANGIULIANI: ...dal titolo "In scena!", diretto da Laura Caparrotti e Donatella Codonesu che ci hanno appunto invitato. È stata una grande gioia nel senso che sono pochi gli spettacoli invitati a rappresentati la prosa italiana lì negli Stati Uniti. Una grande emozione. Siamo stati ospiti in bellissimi teatri, con uno splendido pubblico. Chiaramente il pubblico era facilitato dalla presenza di sovra-titoli. Però era una bella sfida perché la scrittura più diffusa nel teatro americano è un po' diversa da quella che usa Mauro, nel senso che è un pochino più lineare. Quindi portare lì questo tipo di scrittura così poetica e con una cifra meno quotidiana in qualche maniera era una sfida e invece ci sembra che sia stata accolta molto bene.

SANTOPIETRO: Le differenze tra il teatro in America e il teatro in Europa sono nette e marcate. Lì esiste un sistema totalmente privato della cultura che cammina da sé. Qui in Italia invece siamo affezionati ad un forma ancora pubblica, pro e contro rispetto a quelle che sono le criticità oggi del sistema sia in Italia che in America. Potrei aprire una discussione lunga veramente ore, ma mi fermo qui!

Letto 14418 volte
Chiudi