Esattamente 73 anni fa a Pietransieri, frazione del comune di Roccaraso (L'Aquila), 128 persone inermi venivano trucidate dall'esercito tedesco tra i casali del Bosco di Limmari.
Tra di loro anche 60 donne e 34 bambini. L'eccidio compiuto dall'esercito del Terzo Reich, favorito dai fascisti italiani, rappresentò l'ennesima strage di civili innocenti nel Paese e in Abruzzo. La sola colpa che ebbero le popolazioni come quella di Pietransieri fu di trovarsi sulla linea difensiva Gustav, sulla quale le forze armate tedesche si erano attestate dopo lo sbarco alleato a Salerno.
Per questo, in quei drammatici giorni, il maresciallo Albert Kesselring fece affiggere un manifesto nelle località di Rivisondoli, Pescocostanzo, Roccaraso, Roccacinquemiglia, e Pietransieri, che recitava: "Tutti coloro che si troveranno ancora in paese o sulle montagne circostanti saranno considerati ribelli e ad essi sarà riservato il trattamento stabilito dalle leggi di guerra dell'esercito germanico". E così accadde, la mattina del 21 novembre 1943.
I cadaveri restarono a lungo abbandonati nella boscaglia, fra le rovine dei casali, sepolti dalla neve sino all'estate dell'anno successivo. Scamparsono alla strage solo alcuni piccoli, come Virginia, sei anni coperta dai vestiti della mamma e Fausto D'Aloisio, 3 anni.
Fausto, che oggi di anni ne ha 76, è tornato grazie a Gotico abruzzese nel Bosco di Limmari, per una video intervista - a cura di Massimo Moca - che vi proponiamo. E ha raccontato come si salvò, ha mostrato i luoghi del bosco e anche quelli del massacro.