Insieme alla mostra che si terrà dal 28 settembre al 1° ottobre al Palazzetto dei Nobili, nella quale sarà esposto il letto funerario decorato in osso rinvenuto di recente nella necropoli di Navelli (opera risalente al II-I secolo a.c.), sarà l'evento più importante delle Giornate Europee del Patrimonio, la due giorni di appuntamenti culturali promossi da Commissione europea e Consiglio d'Europa e organizzati dal Mibac attraverso le direzioni regionali dei beni culturali.
Parliamo del concerto dell'Orchestra Popolare della Notte della Taranta, che si terrà all'Aquila domenica 29 settembre alle 19 presso la Fontana delle 99 Cannelle (in caso di maltempo lo spettacolo, a ingresso gratuito, sarà spostato all'auditorium del Parco del Castello).
L'Orchestra, composta da circa trenta musicisti, è l'ensemble che ogni anno si esibisce in occasione del concertone finale della Notte della Taranta, il festival di musica popolare salentina che, da 16 anni, si svolge ad agosto in vari comuni della provincia di Lecce.
Per presentare il concerto, è giunto all'Aquila il direttore artistico del festival, Sandro Cappelletto. "Il repertorio musicale salentino" ha ricordato Cappelletto nella conferenza stampa che si è tenuta presso la Direzione Regionale dei Beni Culturali "è la pizzica, che nasce come danza rituale: le donne venivano punte dalla tarantola e, per guarire, dovevano danzare al suono della musica fino a sentirsi male, a svenire, a crollare a terra. Quel momento estatico era anche il momento della guarigione. Era un rituale legato alla civiltà contadina. Quella civiltà non esiste più ma la musica, la danza, sono rimaste. Il repertorio che verrà suonato domenica" ha aggiunto Cappelletto "sarà costituito da pizziche ma anche da canti di lavoro e d'amore".
Secondo il direttore della Notte della Taranta ci sono delle somiglianze tra la musica popolare salentina e quella abruzzese: "Il repertorio salentino ha tanti punti in comune con il folklore musicale abruzzese. Attraverso i tratturi che collegavano e collegano tutt'ora le due regioni, passavano animali, persone, merci ma anche tradizioni culturali, e quindi anche musica. Domenica ci saranno tamburelli e organetti, che sono gli strumenti che ritroviamo anche nella tradizione abruzzese; ma la somiglianza non riguarda solo gli organici strumentali. Sentirete dei ritmi che richiamano il salterello abruzzese, perfino nei passi di danza della pizzica vedrete qualcosa che richiamerà le vostre danze folkloriche".
"Siamo molto lieti di questo evento" ha detto ancora Cappelletto "E' mia intenzione ricambiare questo invito chiamando, alla prossima edizione della Notte della Taranta, dei gruppi folklorici abruzzesi. Vogliamo muoverci verso un progetto di festival delle culture popolari musicali italiane ma non soltanto italiane: siamo tutti figli di questa meravigliosa area musicale e geografica che è il Mediterraneo"
Cappelletto ha poi ricordato i numeri del festival salentino, in crescita costante da anni: "La Notte della Taranta è un appuntamento fisso da 16 anni, siamo arrivati, ormai, a oltre 300 mila presenze in 15 giorni di festival. Questo, è bene di ricordarlo, si svolge in paesi che hanno poche migliaia di abitanti e che devono accogliere una festosa invasione di persone. Il nostro è un pubblico non soltanto salentino, pugliese e italiano".
La Notte della Taranta, secondo Cappelletto, è il risultato di una politca culturale lungimirante e vincente, un esempio virtuoso di come, se spesi bene, anche i soldi pubblici investiti nella cultura possono generare effetti moltiplicatori: "Attraverso la riscoperta della pizzica, di questa musica potentissima, si è avviata una riscoperta del paesaggio salentino. Non è che prima di 16 anni fa quest'ultimo non ci fosse o non si vedesse. Semplicemente, non c'erano questi numeri. Il festival è una dimostrazione che il nostro patrimonio culturale, materiale e immateriale, e dunque anche la musica e la danza, è un volano dalle infite possibilità, se si ha l'accortezza di coglierle".
"Un recente studio della Bocconi dedicato al rapporto tra investimenti in cultura e spettacoli e ritorno economico, dimostra come le risorse date al festival si moltipichino per 8: ogni euro investito dallo Stato, in altre parole, si trasforma in 8 euro che che si mettono in tasca gli attori economici del territorio (commercianti, albergatori ecc.)".
"Venti anni fa" ha concluso Cappelletto "la pizzica e la taranta erano quello che gli antropologi chiamano un relitto della storia. La loro diffusione era estremamente limitata e circoscritta. Oggi questa musica è diventata uno degli spiritelli più vivi della scena contemporeanea. E questo grazie a un progetto di politica culturale serio e strategico"