Domenica, 25 Dicembre 2016 17:32

Sirente Velino, ambientalisti diffidano la Regione: "Si approvi Piano del Parco"

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Braccio di ferro tra Regione Abruzzo e le associazioni ambientaliste.

A fronte dell’attuale situazione di crisi, malfunzionamento e malcontento generalizzato nei confronti del Parco Regionale Sirente Velino, dovuta alla mancata applicazione delle leggi regionali, la Regione sta per approvare una completa revisione della legge istitutiva del Parco, che comprende la riduzione dei suoi confini, in particolare nella Valle Subequana - "senza alcuna base scientifica e per puri motivi localistici", denunciano gli ambientalisti - con una perdita secca di quasi tutto il versante sinistro orografico della Valle dell’Aterno e di una superficie di circa 5-10.000 ettari, pari al 10-20% dell’intera superficie protetta, in zone caratterizzate da habitat e specie prioritarie a livello europeo, destinate secondo il (mai approvato) Piano del Parco a divenire zone 'B' di Riserva Generale.

"Si punta ad avviare lo smantellamento del Parco - l'affondo delle associazioni - senza pensare che la Legge regionale prevede che l’adozione formale del Piano del Parco sarebbe già dovuta avvenire da oltre vent’anni, secondo le procedure previste dalle tre precedenti leggi, mai attuate, che ne prevedevano l’entrata in vigore entro 6 mesi (nel 1989), entro 18 mesi (nel 2000) ed entro 18 mesi (nel 2011), nonché la possibilità di esercitare i poteri sostitutivi da parte della Giunta Regionale.

Dunque, per evitare la riperimetrazione Appennino Ecosistema, Mountain Wilderness, Salviamo l’orso e LIPU hanno inviato una formale diffida al Presidente della Giunta regionale affinché adotti il Piano del Parco Regionale Sirente Velino, "esercitando i poteri sostitutivi nei confronti dell’Ente del Parco, inerte da oltre sei anni, in base a quanto previsto dall’art. 4, comma 1, della L.R. n. 42/2011 (Nuova disciplina del Parco Regionale)". La Regione è stata anche diffidata a provvedere alla nomina di tutti i membri del Consiglio Direttivo e della Comunità del Parco non ancora nominati o designati, anche esercitando i poteri sostitutivi in base a quanto previsto dall’art. 11, comma 7, della L.R. n. 38/1996 (Legge quadro sulle aree protette della Regione Abruzzo).

Nel documento, elaborato dai giuristi delle Associazioni, si lamenta che:

  • il Piano del Parco è stato predisposto nel 2010 dall’Ente Parco (presso la sede del quale è depositato), ma non è mai stato approvato dal suo Consiglio Direttivo, che manca ancora di alcuni dei suoi componenti e che non ha ancora attivato la procedura prevista dall’art. 14 della L.R. n. 38/1996;
  • l’adozione del predetto Piano da parte della Regione Abruzzo sarebbe invece dovuta avvenire al termine del predetto procedimento amministrativo, mai compiutamente avviato dall’Ente Parco;
  • la mancata approvazione del Piano del Parco Regionale Sirente Velino ha provocato gravi danni, che si protraggono fin dall’anno 1990 (entro il quale, in base all’art. 11 della L.R. n. 54/1989 di istituzione del Parco, la Regione avrebbe dovuto approvare la zonazione ed il Regolamento del Parco); si è trattato di danni all’economia delle comunità dei Comuni compresi nel territorio del Parco, di ingiustificate limitazioni ai diritti soggettivi ed agli interessi legittimi dei residenti e dei turisti generalizzate al tutto il territorio del Parco, nonché di obiettive limitazioni ai doverosi interventi di conservazione attiva degli ecosistemi e delle specie da effettuarsi particolarmente nelle zone A e B del Parco, mai compiutamente delimitate. Infatti, fino all’approvazione del Piano del Parco vigono su tutto il suo territorio, in modo generalizzato, i divieti previsti dalle “Norme transitorie di salvaguardia”, in base all’art. 8 della L.R. n. 38/1996, e quelli previsti dalle “Misure di salvaguardia”, in base agli artt. 6 e 11 della L. n. 394/1991 (che si applicano anche alle aree naturali protette regionali, con le relative sanzioni previste dall’art. 34, c. 3 della L.R. n. 38/1996);
  • nonostante l’inerzia dell’Ente Parco relativamente all’adozione del Piano, la Giunta regionale non ha utilizzato i poteri sostitutivi, ex art. 4, comma 1, della L.R. n. 42/2011;
  • nonostante l’inerzia nella designazione o nomina dei membri del Consiglio direttivo del Parco, la Giunta regionale non ha provveduto alle nomine sostitutive, ex art. 11, comma 7, della L.R. n. 38/1996.

In base alla diffida inviata, la Regione ha ora 30 giorni per rispondere alle Associazioni, pena la violazione dell’art. 328, comma 2, del codice penale (rifiuto di atti d’ufficio). Altri 60 giorni sono concessi alla Regione dalla legge per provvedere a quanto richiesto dalle normative regionali, con l’adozione del Piano del Parco. "In caso di mancato adempimento - la minaccia degli ambientalisti - ricorreremo al T.A.R., al quale chiederemo di accertare l’omissione e di condannare la Regione ad adottare il Piano.

La zonazione prevista dal Piano del Parco Regionale "avrebbe potuto lanciare una gestione del territorio scientificamente fondata ed adeguata da un lato alle sue qualità ecologiche e dall’altro alle attività umane con queste compatibili", hanno ribadito gli ambientalisti. Invece, senza il Piano del Parco, "permangono ancora in vigore in modo 'provvisorio' (da ormai quasi trent’anni!) "assurdi ed immotivati divieti di assoluta inalterabilità dei luoghi, su tutto il territorio del Parco, persino nei centri abitati e nelle zone agricole, che fanno degli abitanti di tutti i Comuni compresi nel Parco veri e propri ostaggi della mancata applicazione della legge e dell’assoluta discrezionalità dell’Ente Parco per le autorizzazioni relative a qualsiasi intervento sul territorio".

Tra i motivi che hanno alimentato il malcontento delle popolazioni, "cavalcato" politicamente da alcuni sindaci del territorio che, nei mesi scorsi, hanno stretto un patto di ferro con Donato Di Matteo: mano libera all'assessore nel suo disegno di revisione della legge istitutiva del Parco in cambio della riperimetrazione, senza alcun fondamento scientifico e 'in deroga' alle politiche di tutela delle ricchezze naturali di quella che si definisce ancora 'Regione verde d'Europa', chiesta dalle amministrazioni di alcuni Comuni della Valle Subequana.

Staremo a vedere se il patto terrà all'affondo degli ambientalisti.

Ultima modifica il Martedì, 27 Dicembre 2016 02:13

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