Domenica, 13 Ottobre 2013 18:09

"Stella d'Italia", la rivoluzione del camminare. Con Moresco e Scarpa

di 

Solvitur ambulando recita il brocardo latino. “Camminando risolvo, trovo la soluzione”. Camminare può essere un gesto rivoluzionario. Cammini e pensi. Cammini e muovi il mondo.

Muovendo i nostri piedi, infatti, mettiamo in moto anche cose e avvenimenti, generando un magico accordo. Deve essere per questo che l’avventura del camminare è da sempre uno dei temi cari a artisti e pensatori. Affermava Pascal: “Notre nature est dans le muovement”.

Appunto per questa potenza simbolica e ricchezza semantica insite nell'atto del camminare, lo scorso anno, dall'11 maggio al 5 luglio, migliaia di persone – tra cui decine di scrittori, poeti e intellettuali – si sono messe in marcia dai quattro angoli d'Italia, percorrendo a piedi più di 4 mila chilometri, per raggiungere L'Aquila, “cuore terremotato del nostro Paese”.

Un'iniziativa civile e simbolica confluita nel volume Stella d'Italia. A piedi per ricucire il Paese, edito dalla Mondadori. Sabato pomeriggio il libro è stato presentato all'Aquila presso il Palazzetto dei Nobili, alla presenza di alcune delle persone che hanno contribuito alla realizzazione del progetto, in primis gli scrittori Antonio Moresco, Tiziano Scarpa e Serena Gaudino.

Stella d'Italia ha avuto una replica anche quest'anno con Freccia d'Europa, un cammino che si è svolto da Mantova a Strasburgo, sede del Parlamento Europeo, sullo stesso percorso dell'antica via Francigena, una delle vie predilette dai pellegrini.

L’Italia ha bisogno di risorgere. Ha bisogno di tirare fuori dalla sua testa, dalla sua pancia e dal suo cuore le energie che pure conserva dentro di sé e che ‐ come è successo altre volte in passato ‐ possono farla risorgere” scrive nel libro Antonio Moresco.

I camminatori sono partiti da Santa Maria Di Leuca, Reggio Calabria, Venezia, Genova e Roma (quest'ultimo tratto è stato curato dal "Comitato lunga marcia per l'Aquila" che si è idealmente unito all'iniziativa, pur nella totale autonomia). In ognuna di queste località vari esperti del territorio - archeologi, ambientalisti, studiosi, scolaresche, guide naturalistiche, associazioni podistiche - hanno accolto i partecipanti per descrivere e illustrare loro caratteristiche, tesori e difficoltà delle loro zone.

Un'iniziativa simbolica, si diceva. Ma, dice Sergio Baratto, camminatore e scrittore, fondatore del blog Il primo amore, tra i principali promotori di Stella d'Italia, “un gesto simbolico non è mai solo simbolico. Noi possiamo trasformare la realtà. Quando la vita ci sembra inerte, immodificabile, quando disperiamo di poter agire, quando il mondo ci pare spezzato e finito, possiamo pur sempre compiere in atto di riparazione. Noi siamo nel mondo, siamo parte del mondo. E il mondo si muove se noi ci muoviamo”.

E' stata scelta L'Aquila come punto di approdo di questo pellegrinaggio dalla “forte spinta politica e dalla trascendenza civile” perché è una città che, suo malgrado, è diventata metafora di un Paese collassato su se stesso.

“Credo che non ci sia niente di più irritante che essere considerati delle metafore o degli emblemi di qualcos'altro, soprattutto quando si soffre” scrive in un altro passo del libro Tiziano Scarpa. “Perciò chiedo scusa agli abitanti dell'Aquila: in queste pagine li trasformerò in metafore, in emblemi. Spero con questo di non compiere un'operazione di alleggerimento virtuale e di non far dimenticare il peso dei disagi, malinconie, nostalgie e dolori che stanno continuando a patire”.

Secondo Scarpa esiste un “effetto new town” in atto dappertutto: “Quel che sta accadendo in questi anni è che stiamo traslocando tutti in delle new town. Tutta la vita contemporanea somiglia a una new town. E' come se certi concetti ed esperienze della vita, comprese quelle fondamentali – l'amore, la lingua, i rapporti tra le persone - avessero subito un terremoto e da allora non facessimo altro che abitare in luoghi nuovi, strani, dove si sperimentano nuove convivenze di coppia, nuovi modi di nominare le cose, spesso facendo ricorso a parole straniere, anche quando non sarebbe necessario”.

Le new town, insomma, sono emblemi di una dislocazione dell'esperienza che ha contagiato tutte le sfere della nostra vita. Un fatto non per forza negativo o disagevole ma, dice Scarpa, sicuramente spiazzante, spaesante, sconcertante.



L'esperienza di Stella d'Italia ci ricorda come camminare possa essere anche un atto di insubordinazione. Indotti dalla modernità a idolatrare la velocità, madre del rendimento economico, non viaggiamo più, ci limitiamo a correre da un punto all'altro senza avere il tempo di elaborare dentro di noi ciò che vediamo. “Nel nostro viaggio” ha spiegato durante la presentazione Serena Gaudino “ci siamo accorti che gli abitanti dei paesi non conoscono più i loro luoghi perché ormai si spostano solo con la macchina o in autobus”. Andando a piedi, invece, sfidiamo la tirannia che ci impone di far fruttare ogni attimo della nostra giornata, di rendere produttivo ogni frammento di tempo.

Camminando si imparano cose nuove. Per esempio, dice ancora Scarpa, che esistono delle somiglianze tra lo scrivere e il camminare: “Viaggiare e scrivere sono parenti. Camminare e scrivere sono gemelli. Passo dopo passo, lo spostamento assomiglia al succedersi delle parole sulla riga, al gesto di scriverle facendole avanzare una dopo l'altra. I passi si inoltrano lungo il percorso come le parole si inoltrano lungo la riga, come i significati che prendono forma, sillaba dopo sillaba, e scoprono di diventare un paesaggio, un'unità più ampia, una frase dal senso complessivo, grazie allo sguardo panoramico della sintassi”.

Ultima modifica il Lunedì, 14 Ottobre 2013 09:37

Articoli correlati (da tag)

Chiudi