Lunedì, 24 Luglio 2017 16:57

Siccità, il paradosso italiano: la rete degli acquedotti è un colabrodo

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E' allarme siccità in molte regioni d'Italia, da Nord a Sud [Leggi l'approfondimento]; il paradosso del nostro paese, però, è che la rete degli acquedotti è un colabrodo: viene perso circa il 40% d'acqua, in particolare al Sud.

Stando ai dati diffusi dall'Istat, nel 2015 ogni cittadino residente in un comune capoluogo di provincia ha consumato in media 89.3 m3 d’acqua per uso potabile, ovvero 245 litri al giorno (268 litri nel 2012). I gestori delle reti comunali di distribuzione hanno autorizzato l’erogazione complessiva di 1.63 miliardi di m3 di acqua per uso potabile nei 116 comuni presi in esame dove risiedono 18.2 milioni di persone, il 30% circa della popolazione totale italiana. Le differenze tra i 116 comuni capoluogo in termini di volumi pro capite erogati sono significative: si va dai 50 m3 annui di Crotone (138 litri giornalieri per abitante residente) ai 140 m3 di Milano (384 litri). Le variazioni dei consumi idrici su scala municipale dipendono, da un lato, da aspetti socioeconomici (legati per lo più alla vocazione attrattiva del territorio e quindi alla popolazione insistente e alle attività economiche presenti su scala urbana), dall’altro dalle differenti performance della rete di distribuzione.

Per garantire l’attuale livello di consumo, il volume immesso in rete è molto più elevato di quanto effettivamente consumato e pari a 2.64 miliardi di m3 di acqua per uso potabile. Per ogni cittadino, è stato pertanto immesso in rete un volume annuo di 145 m3, corrispondenti a 396 litri giornalieri. Anche in questo caso è forte la variabilità tra i comuni: dai 66 m3 annualmente immessi in rete per ogni residente di Lanusei ai 280 di Frosinone.

Va precisato che non vi è processo di distribuzione di acqua realizzato senza alcuna perdita lungo il percorso che dai serbatoi giunge agli utenti finali. Il volume d’acqua non utilizzato non è determinato da una misurazione diretta, ma è ottenibile calcolando la differenza tra i volumi immessi in rete e i volumi complessivamente erogati. Nel complesso il volume di perdite idriche totali nelle reti dei comuni capoluogo di provincia, ottenuto sottraendo i volumi erogati autorizzati ai volumi immessi in rete, ammonta nel 2015 a 1.01 miliardi di m3, corrispondenti a una dispersione giornaliera di 2.8 milioni di m3 di acqua per uso potabile.

Una parte delle perdite idriche totali è attribuibile alle perdite idriche apparenti, dovute a volumi sottratti senza autorizzazione (allacciamenti abusivi) e a volumi consegnati, ma non misurati, a causa dell’imprecisione o del malfunzionamento dei contatori, che per il 2015 - e sul complesso delle reti dei comuni capoluogo di provincia - sono stimate pari a circa 83 milioni di m3 (corrispondente a circa il 3% del volume complessivamente immesso in rete). Ogni 100 m3 persi apparentemente si stima che 77 siano dovuti a errori di misura.

Le perdite idriche reali di acqua potabile dalle reti dei comuni capoluogo di provincia, ottenute come differenza tra le perdite totali e quelle apparenti, sono stimate pari a 924.4 milioni di m3 nel 2015. Rappresentano la componente fisica delle perdite dovute a corrosione o deterioramento delle tubazioni, rotture nelle tubazioni o giunzioni difettose. Tali perdite misurano, pertanto, il volume di acqua che fuoriesce dal sistema distributivo disperdendosi nel sottosuolo: per ogni abitante residente nei comuni capoluogo di provincia sono pari a 50.7 m3 annui, corrispondenti a 139 litri al giorno per abitante. Si tratta di un volume cospicuo che, stimando un consumo medio di 89 m3 annui per abitante, pari a quello dei comuni capoluogo di provincia, soddisferebbe le esigenze idriche di un anno di ben 10.4 milioni di persone.

L’indicatore più frequentemente utilizzato per la misura delle perdite di una rete di distribuzione è il rapporto percentuale tra il volume totale disperso e il volume complessivamente immesso nella rete. Nel complesso delle reti di distribuzione dell’acqua potabile dei comuni capoluogo di provincia esso è pari al 38,2% nel 2015 (35,6% nel 2012), a conferma dello stato di disagio in cui versa l’infrastruttura idrica. In più di quattro comuni su cinque le perdite totali superano il 20% dei volumi immessi in rete. Dispersioni particolarmente elevate (oltre il 60%) si riscontrano a Latina, Frosinone, Campobasso, Potenza, Vibo Valentia, Tempio Pausania e Iglesias. Dispersioni inferiori al 15% si rilevano soltanto a Pavia, Monza, Mantova, Udine, Pordenone, Macerata, Foggia e Lanusei. Considerando solo le perdite reali, il valore dell’indicatore, sul complesso dei comuni capoluogo di provincia, si riduce, attestandosi al 35,1% del volume immesso nella rete.

Come si evince dai dati Istat, Pescara si piazza al 21° posto su 116 comuni capoluogo per dispersione reale, attestandosi al 49,10% di acqua che va persa; segue Chieti al 39° posto, con il 39,80%. Va meglio a L'Aquila e Teramo: si piazzano al 71° posto, con il 27,70% di dispersione.

Per valutare le perdite idriche lineari di rete si rapporta invece il volume disperso alla estensione della rete di distribuzione, il che permette di ottenere confronti più omogenei della performance di infrastrutture diverse e di cogliere la complessità della rete. Nel 2015 ogni giorno sono andati persi complessivamente circa 50 m3 di acqua per uso potabile per ogni chilometro delle reti di distribuzione dei comuni capoluogo di provincia (perdite totali lineari). L’indicatore relativo alle perdite reali lineari, che tiene conto anche della stima dei volumi persi apparentemente, è pari a circa 46 m 3 giornalieri per chilometro di rete. Anche in questo caso emerge una considerevole variabilità tra i 116 comuni, che va da un minimo di 6/7 m3 persi giornalmente per chilometro di rete a più di 160. Nel 67% dei casi le reti di distribuzione dei comuni analizzati perdono meno di 50 m3 per chilometro di rete al giorno. Pordenone, Lanusei, Fermo, Macerata, Ascoli Piceno, Asti, Mantova, Reggio nell'Emilia, Forlì e Ravenna presentano una performance piuttosto buona, con un valore dell’indicatore inferiore a 10. Di contro, a Sassari, Bari, Palermo, Iglesias, Caserta, Roma, Ragusa, Napoli, Salerno e Cagliari il valore è superiore a 100.

Il livello delle perdite è inevitabilmente legato anche al numero degli allacciamenti e di utenze servite, sicuramente più alti nelle grandi città. In aggiunta agli indicatori già esposti è pertanto possibile costruire un ulteriore indicatore, che rapporta il volume disperso al numero di utenze delle rete di distribuzione. In media le dispersioni di rete per utenza sono pari a circa 0,7 m 3 giornalieri nei comuni capoluogo di provincia.

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Considerando il complesso degli indicatori sulla dispersione per i comuni capoluogo di regione, Milano è la città con il valore più basso di perdite idriche totali in termini percentuali rispetto ai volumi immessi (16,7%), mentre L’Aquila raggiunge il minimo delle perdite totali lineari con 12 m3 persi giornalmente per chilometro di rete. Di contro, Potenza presenta il valore più alto dell’indicatore percentuale di perdite idriche totali rispetto ai volumi immessi (68,8%), sebbene per quanto riguarda le perdite totali lineari il valore registrato nel 2015, pari a 34,3 m3 , sia sotto la media del complesso dei comuni capoluogo di provincia. Cagliari è il comune che presenta la maggiore dispersione giornaliera di acqua per chilometro di rete (161,5 m 3 ), in concomitanza a un importante valore percentuale di perdite totali (59,3%). Il capoluogo sardo, tuttavia, denuncia un livello giornaliero di perdite totali per utenza in linea col dato medio (0,7 m3 per utenza). Roma, Milano e Bari si caratterizzano per i valori più alti persi giornalmente per utenza, compresi tra 2,1 e 2,3 m3. Di contro, Trento e Ancona con 0,2 m3 persi giornalmente per utenza, presentano il valore più basso dell’indicatore tra i comuni capoluogo di regione.

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Ultima modifica il Martedì, 25 Luglio 2017 14:34

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