Due grandi occhi azzurri, un bel sorriso e le mani macchiate di nero: incontriamo Lorenza, 31 anni, indaffarata nel suo vigneto a Vittorito, ad un’ora di macchina dall’Aquila. E’ un gran giorno oggi, dopo una settimana è finita la vendemmia.
Lorenza è originaria dell’Aquila ma è tornata, come molti, dopo aver trascorso alcuni anni fuori città, lavorando in campo teatrale. Ha fatto una scelta ed è tornata, perché quando sei molto lontano dalla tua terra, oggi come ieri, ti manca sempre qualcosa; è tornata anche perché il lavoro iniziava a diminuire, nel nord Italia come in Abruzzo.
Una volta a casa lavoro non ce n’è, ma il padre di Lorenza ha una piccola azienda agricola dal 1986, portata avanti più per passione che per mestiere: poco più di un ettaro di vigna e duecento ulivi a Vittorito. “Sono sempre tornata con piacere nel mese di ottobre per dare una mano con la vendemmia; e così anche quando ho scelto di tornare qui, nell’autunno 2011, mi sono trovata ad aiutare la famiglia a preparare la vigna per la raccolta: c’erano diversi lavoretti in campagna da fare, bisognava imbottigliare le ultime bottiglie per svuotare le cisterne e così via”.
Ma questa volta è stata diversa, a Lorenza è accaduto qualcosa di speciale. Un incontro con un vecchio amico, con cui anni fa ci si incrociava in giro per l’Italia perché si faceva lo stesso mestiere. Adesso anche lui ha scelto di tornare e ha iniziato a coltivare la terra. Ci si confronta, si chiacchiera di ciò che si voleva trasmettere stando su un palcoscenico e del messaggio di umanità che ancora si vorrebbe comunicare, perché no, anche attraverso modalità diverse dal teatro.
Lorenza ormai non ha dubbi, ha deciso di rimettersi in discussione: riprenderà in mano l’azienda di famiglia e cercherà di portarla avanti attraverso un modo nuovo di vedere le produzione, scegliendo come criteri di base il rispetto dell’ambiente e l’etica del lavoro. “I miei genitori hanno accettato di buon grado la mia scelta, sono stati contenti perché l’azienda per loro è il legame con quei luoghi e con la tradizione produttiva del paese che si cerca di conservare.”
Suffonte è il nome del vino, perché Suffonte e Fontuccia sono i nomi delle contrade, chiaramente rimandanti a un’antica sorgente, sulle colline sotto il nucleo abitato di Vittorito. Prima del suo arrivo, il vino dell’azienda di famiglia era venduto in qualche ristorante della zona, senza un reale lavoro di promozione e con meno attenzione ai dettagli nella produzione. Ma Lorenza, maniche accorciate e forza di volontà, ha mostrato pazienza e grande apertura: da un lato ha dovuto recuperare e mantenere la tradizione del padre, che continuava a fare il vino seguendo indicazioni tramandate da generazioni, dall’altro ha assorbito gli stimoli e le novità dei modi di produzione più moderni.
E allora l’azienda di famiglia è diventata qualcosa di più: non solo un buon vino che segue le tendenze del momento, ma il racconto della storia di un luogo in un bicchiere. Il primo contatto che Lorenza ha cercato all’Aquila, oltre ai pochi posti dove il padre già portava il vino, sono stati i consumatori consapevoli, riuniti in un Gruppo d’Acquisto Solidale; ma il vino non è un prodotto di uso quotidiano per tutte le famiglie, quindi non è facile venderne con continuità. La scelta di Lorenza però ha seguito un’altra filosofia: far conoscere e promuovere un prodotto di cui la gente si fida. “La gente conosce Lorenza prima che il vino. Come mi ha detto un amico le persone non acquistano il prodotto ma il produttore, è un valore intrinseco e intangibile, è la relazione tra chi produce e chi acquista. L’esperienza più bella in questo senso sono sempre i mercati, molto più arricchenti rispetto alla commercializzazione del prodotto; sono io che racconto i miei luoghi, la mia azienda e il mio vino a chi si ferma ad assaggiarlo”.
Lorenza quest’anno ha partecipato anche alla creazione del Consorzio dei Vignaioli Peligni: finalmente produttori grandi e piccoli, nonostante abbiano filosofie, metodi e spazi diversi, si sono uniti per confrontarsi sulle difficoltà che tutti incontrano e lavorare nella prospettiva comune di valorizzare il proprio territorio oltre che i propri vini.
D’altronde la Valle ha una storia legata al vino fin dall’antichità ma, oltre ad essere totalmente fuori dal mercato europeo, ha una produzione nettamente inferiore alla costa abruzzese, che probabilmente ha avuto in passato una maggiore capacità commerciale, di organizzazione e cooperazione. E questo è paradossale, dato che la Valle Peligna ha ottime caratteristiche climatiche assimilabili a quelle di zone del Cile in cui si producono vini eccellenti.
Ma com’è il vino di Lorenza? Artigianale, biologico, biodinamico, naturale?
Sono tanti i termini utilizzati oggi nel campo e si moltiplicano, in Abruzzo come nel resto d’Italia, eventi e fiere che sembrano voler creare anche piccoli flussi turistici a tema; ma il dibattito è aperto: cosa vuol dire fare un vino naturale? “Vuol dire cercare di fare un vino il meno possibile manipolato; ma, dato che ad oggi non c’è un disciplinare per il vino naturale come invece accade per la certificazione biologica, io credo che un vino non può essere naturale se il produttore non è naturale, e quindi l’unica certificazione possibile è, a mio parere, la conoscenza diretta del produttore”.
Tra una chiacchiera e un grappolo d’uva è arrivata l’ora della pausa pranzo: ci si ferma tutti per una bella arrostata in campagna, perché la vendemmia più che un lavoro è un rito, una festa. Oltre ai familiari di Lorenza ci sono amici che danno una mano nella raccolta, persone che passano a salutare, persone che passano anche solo a fare qualche fotografia. C’è allegria nell’aria, e un evidente e diffuso desiderio di riappropriarsi di luoghi e tradizioni che forse in città ci sembrano troppo lontani.
Finora Lorenza non riesce a trarre un reddito sufficiente dall’azienda: ha un lavoro part-time in un bar per mantenersi e reinvestire così tutti i guadagni della vendita del vino: ha potuto infatti far realizzare una nuova bottiglia, una nuova veste grafica, un sito web per la promozione; cose che ovviamente hanno inciso sull’aumento del prezzo, ma che senz’altro danno al vino un passo in più.
Lorenza sorride e si dice ottimista guardando al presente e al futuro; lei ha fatto una scelta di vita, e ci dice già che a breve potrebbe farne un’altra: trasferirsi dall’Aquila a Vittorito per ridurre le spese e iniziare a lavorare per collegare la produzione del vino ad un turismo responsabile sul territorio. “Serve la creatività di aggiungere alla produzione di vino un altro valore: un contesto bello che sia un’attrattiva e allo stesso tempo una forma di tutela del paesaggio”.
Ma d’altronde Lorenza a 31 anni di scelte di vita ne ha già fatte diverse, non ha paura e ha l’energia giusta per continuare il suo percorso. La salutiamo, con la promessa di rivederci per l’apertura delle botti e l’assaggio ufficiale del vino nuovo a San Martino.