Lunedì, 28 Agosto 2017 11:02

Perdonanza, in 15 mila al corteo storico. Petrocchi 'chiama' Papa Francesco

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Poco dopo le 20 di ieri sera, il cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo metropolita di Perugia - Città della Pieve e presidente della Conferenza Episcopale Italiana, ha aperto la Porta Santa della Basilica di Santa Maria di Collemaggio, dando così il via al Giubileo aquilano - "il primo della storia" - e consentendo ai fedeli di poter lucrare l'indulgenza (alle condizioni previste dalla Bolla e dalla Chiesa) fino a stasera, quando la Porta Santa sarà chiusa.

Si rinnova così il rito solenne della Perdonanza, l'assoluzione plenaria perpetua che Celestino V, la sera stessa della sua incoronazione a pontefice, concesse a tutti i fedeli di Cristo. Prima di salire al soglio pontificio Pietro Angeleri aveva trascorso molti anni di vita eremitica, in special modo in una grotta sul monte Morrone, sopra Sulmona, che oggi, 723 anni dopo, brucia per mano dell'uomo; il 5 luglio 1294 fu designato dal conclave riunito a Perugia come successore di papa Niccolò IV, la cui morte aveva lasciato la sede vacante per più di due anni: dall’eremo di Sant’Onofrio al Morrone nel quale si era ritirato, Pietro, a dorso di un asino e avendo come palafrenieri re Carlo II d’Angiò e suo figlio Carlo Martello, mosse alla volta di L’Aquila. Il 29 agosto 1294 nella basilica di Santa Maria di Collemaggio, costruita per sua stessa volontà e consacrata nel 1288, fu eletto papa. Alla cerimonia solenne parteciparono oltre ai due re, cardinali e nobili, ma soprattutto un immenso popolo, composto, secondo le fonti, da più di duecentomila persone, che ricevettero dal nuovo pontefice un dono di portata straordinaria: quanti confessati e sinceramente pentiti, dai vespri del 28 agosto fino ai vespri del giorno 29, festa di san Giovanni Battista, avessero visitato devotamente la basilica di Collemaggio, avrebbero ricevuto contemporaneamente la remissione dei peccati e l’assoluzione dalla pena. Fino ad allora, l’indulgenza plenaria era stata concessa solo a favore dei crociati in partenza per la Terra Santa e ai pellegrini che si recavano alla Porziuncola di Assisi. Appannaggio per lo più dei ricchi, che in cambio di sostanziose elemosine avrebbero ottenuto almeno la remissione parziale dei peccati, a L’Aquila il Perdono sarebbe stato rinnovato annualmente e concesso anche a poveri e diseredati.

Un avvenimento di straordinaria valenza spirituale e politica, che si rinnova di anno in anno.

Ieri, sono stati in più di 15mila ad accompagnare il Corteo storico che, alle 16, ha mosso i primi passi da Palazzo Fibbioni - la casa comunale - verso la Basilica di Collemaggio ancora 'fasciata' dai puntellamenti, oggetto di imponenti lavori di restauro a seguito del sisma del 2009 eppure percorribile lungo la navata centrale; pertanto, l'accesso alla Porta Santa - dopo la sua apertura - è avvenuta dal corridoio allestito a sinistra guardando la Basilica (sotto la scarpata dell'accesso all'ex ospedale di Collemaggio) e l'uscita dalla porta centrale della chiesa. Una partecipazione che non si vedeva da tempo, sebbene le misure anti-terrorismo abbiano 'blindato' l'evento come mai prima d'ora: imponente il dispiegamento di forze, con il Reparto Mobile in tenuta antisommossa, i metal detector all'ingresso del prato della Basilica e le barriere anti-ribaltamento a dividere in quattro porzioni il pubblico presente.

Apertura Porta ...
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Il Corteo storico della Bolla del Perdono ha attraversato corso Vittorio Emanuele II, piazza Duomo, corso Federico II, viale Francesco Crispi, viale di Collemaggio, fino a giungere sul sagrato della Basilica di Santa Maria di Collemaggio; qui, il sindaco dell'Aquila, Pierluigi Biondi - visibilmente emozionatoha letto la Bolla del Papa Santo e, successivamente, l'ha consegnata al cardinale Gualtiero Bassetti.

Come di consueto, il Corteo - in verità 'sfilacciato' lungo il percorso, e fiaccato dall'eccessiva presenza di associazioni di varia natura che poco hanno a che fare col messaggio di Celestino - è stato suddiviso in due momenti, l'uno civile e l'altro storico; nella prima parte, hanno sfilato il sottosegretario alla Difesa Domenico Rossi, rappresentante del Governo, e i massimi esponenti istituzionali, le autorità civili, militari e delle forze dell'ordine, i gonfaloni dei Comuni storicamente legati alla Città dell'Aquila e le associazioni cittadine.

A seguire circa 800 figuranti, comprese le tre principali figure, vale a dire la Dama della Bolla - Giorgia Ghizzoni - che ha portato l'astuccio in cui per secoli è stata custodita la Bolla e che oggi ne conserva una copia, il Giovin Signore - Davide Romano - con il ramo d'ulivo del Getsemani con il quale il Cardinale Bassetti ha toccato per tre volte la Porta Santa della Basilica di Collemaggio per ordinarne l'apertura, e la Dama della Croce - Eleonora Colantoni - che ha portato la Croce realizzata dall'artista aquilana Laura Caliendo e che è stata indossata dal Cardinale.

Perdonanza 723
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Alle ore 18:30 è iniziata la Santa Messa Stazionale, presieduta dal Cardinale Bassetti e concelebrata dall'Arcivescovo metropolita dell'Aquila, monsignor Giuseppe Petrocchi, dagli Arcivescovi emeriti monsignor Giuseppe Molinari e monsignor Orlando Antonini (nunzio apostolico), dall'Arcivescovo di Ancona monsignor Angelo Spina e dal Vescovo di Isernia-Venafro Camillo Cibotti.

Petrocchi ha invitato Bassetti a farsi portavoce presso il Vaticano affinché il Papa possa giungere all'Aquila, "in occasione dell'avvio dei lavori di restauro della Cattedrale di San Massimo o in altra circostanza"; il Cardinale, che aveva già sottolineato la necessità di procedere con i lavori di ricostruzione "superando le lentezze", ha assunto l'impegno di interessare Bergoglio. 

 

L'omelia del Cardinale Bassetti

Carissimi fratelli e sorelle di questa amata città de L’Aquila e della bellissima terra d’Abruzzo, pace e benedizione dal Signore!

L’immagine centrale della celebrazione odierna, dinanzi alla basilica di Collemaggio, è la “porta”. La porta santa segna l’inizio della “Perdonanza” ma ci indica, soprattutto, la porta vera, quella attraverso la quale ognuno di noi deve e può passare per avere perdono e salvezza: Gesù Cristo. Egli è la porta gloriosa e santa che conduce al Padre, la porta sull’eternità!

L’anno scorso, tutte le persone che hanno varcato le porte sante aperte nel mondo, durante il Giubileo della Misericordia, hanno potuto sperimentare, come ha detto Papa Francesco, la “perenne e umile regalità di Gesù” e assaporare “la grande bontà del Signore”. [Una felice circostanza ha voluto che Papa Francesco aprisse la prima porta santa del Giubileo della Misericordia a Bangui, in Centrafrica, ove operano da tempo le suore Celestine]. Ringrazio di vero cuore il fratello arcivescovo Mons. Giuseppe Petrocchi per l’invito a presiedere questa solenne celebrazione. Saluto l’arcivescovo emerito Mons. Giuseppe Molinari, l’arcivescovo Mons. Orlando Antonini, tutti i fratelli Vescovi, i sacerdoti, i consacrati, il popolo di Dio e tutti i pellegrini qui convenuti per l’indulgenza plenaria, concessa da Papa Celestino V nel 1294 subito dopo la sua elezione, avvenuta a Perugia, come tutti sapete, il 5 luglio.

Un deferente saluto a tutte le autorità presenti: civili, militari, accademiche; in particolare al Sindaco Pierluigi Biondi, che rappresenta tutta L’Aquila, gelosa custode della secolare tradizione e testimone di fronte al mondo dell’Amore Misericordioso del Signore per tutti gli uomini. Saluto inoltre il Sottosegretario di Stato alla Difesa, On. Domenico Rossi, e il Presidente della Regione Abruzzo, Luciano D’Alfonso.

Con gioia sono venuto oggi in questa città colpita al cuore dal terremoto del 2009 e in questa Diocesi, nuovamente toccata dal sisma nel 2016. Questa mattina, nel corso di una breve visita nel centro storico, ho potuto vedere di persona le ferite ancora sanguinanti, che provocano un dolore profondo. Il dolore per la perdita dei propri amici e parenti. Il dolore per una città colpita nelle sue strade, nei suoi edifici, nella sua identità. Voglio esprimere con semplicità, ma con sincera partecipazione, la vicinanza di tutta la Chiesa italiana alla popolazione de L’Aquila. E voglio pregare con voi, carissimi fratelli e sorelle, perché questa terra non possa mai perdere la speranza e, soprattutto, possa conoscere presto il giorno della sua completa risurrezione, superando lentezze e incertezze che producono ancora sofferenze. Alla nostra preghiera associamo le vittime del recentissimo terremoto di Ischia, alle quali non deve mancare tutto il nostro affetto e la nostra concreta solidarietà. Un vivo ricordo anche delle popolazioni terremotate del Lazio e delle Marche che, a Dio piacendo, visiterò nei prossimi giorni, dopo essere stato più volte nella cara città di Norcia.

Davanti a questa magnifica basilica di Collemaggio che sembra esprimere – come ricordò san Giovanni Paolo II – “il senso dell’infinito, il verticalismo della vita, lo splendore di Dio, riflesso nel creato”, vogliamo gettare le nostre sofferenze, i nostri limiti e il nostro peccato nelle mani del Padre per ricevere da Lui pace, perdono e speranza di un tempo nuovo. San Pietro Celestino, nei lunghi anni di silenziosa meditazione tra i monti dell’Abruzzo, cercò di appagare la sua “ricerca di Dio”. Tra intense preghiere e penitenze, egli volle inebriarsi della Sua luce e meglio capire il senso vero della vita umana: bella, come il cielo azzurro di questa terra; fragile come l’erba dei campi.

Quando venne eletto Papa, volle concedere una particolare indulgenza, oggi conosciuta come “La Perdonanza”, perché se ne potessero giovare quanti sono in vita, disposti al pentimento, e anche i defunti, i quali, uniti a noi nella comunione dei santi, beneficiano egualmente dell’Amore di Dio, che vuole tutti gli uomini salvi. L’indulgenza, il perdono del Signore, ci aiuta a varcare quella porta che Gesù spalanca per noi dall’alto della croce. Carissimi fratelli e sorelle, nel brano dal Vangelo di Giovanni che abbiamo appena ascoltato si parla di un pastore che ha cura del suo gregge e quindi entra dalla porta giusta. Non è un ladro che entra con l’inganno, e nemmeno uno che pensa solo ad allevare le pecore per sfruttarle, perché ha una relazione con quelle creature che sono “sue”. Gesù, pastore del suo gregge, dice subito di essere anche la porta delle pecore. San Giovanni Crisostomo commenta: “Quando Gesù si prende cura di noi, chiama se stesso pastore; quando ci conduce al Padre, chiama se stesso porta”.

Nel suo ministero pubblico, iniziando dalla città di Cafarnao, ha varcato le soglie di tante porte: è entrato nella sinagoga a pregare, è entrato nella casa di Pietro a incontrare amici e malati. Ha varcato anche l’ultima porta, quella che accomuna tutti gli uomini: la soglia del dolore e della morte. Per aprire quella della Resurrezione nella Gerusalemme celeste, “orizzonte ultimo del cammino del credente” come ricordava Papa Francesco nell’udienza generale del 23 agosto. Anche noi siamo chiamati ad essere una comunità in “uscita”, che non si ferma sulla soglia. Gesù non ha mancato di aprire le proprie porte, anzi, le ha spalancate, in particolare in due modi.

Il primo modo è la misericordia. Potremmo quasi dire che la porta del paradiso, chiusa a causa della disobbedienza di Adamo, si apre nel momento in cui Gesù perdona i peccati di coloro che si rivolgono a lui, ma soprattutto nel momento in cui Egli muore per i nostri peccati. San Paolo più volte insiste sul fatto che è morto “per” noi, e nel Vangelo di Matteo è scritto che Gesù, durante la sua ultima cena, promise di versare il suo sangue “per la remissione dei peccati” (Mt 26,28). Dio non chiude mai ai figli la porta di casa; come dice Manzoni, “Dio perdona tante cose per un’opera di misericordia”. Il secondo modo in cui Cristo ha spalancato la porta agli altri è stato quando ha accolto i più bisognosi. Non solo i peccatori, ma gli ammalati e gli esclusi. Pensiamo ai lebbrosi, che allora erano banditi dalla società e non potevano varcare le porte delle città: Gesù, come leggiamo proprio all’inizio del vangelo di Marco, permette loro di essere accolti e integrati. La “Perdonanza”, potremmo dire, che Gesù ha messo in pratica, non si è configurata come una formula esteriore, ma si è attuata nelle opere. È quanto abbiamo ascoltato nella Prima lettura, dal libro del Profeta Isaia. Il Signore non prescrive particolari digiuni o mortificazioni o atti che potremmo definire formalmente “religiosi”: chiede piuttosto che si divida il pane con l’affamato, si vesta chi è nudo e, di nuovo, si apra la porta ai miseri.

Chiediamo la grazia di poter anche noi vivere la fede non solo a parole, ma seguendo la Parola che abbiamo ascoltato. Cristo, liberatore dai peccati, ci conceda di essere davvero “Chiesa in uscita” e spalancare le porte del cuore, perché possiamo anche noi varcare, insieme ai più poveri, la porta della Sua misericordia. Nei poveri, infatti, negli “sconfitti dalla vita” e negli scarti della nostra società noi vediamo riflesso il volto di Cristo sulla Croce. E a questo proposito, mi sembra opportuno riaffermare il sacrosanto principio cristiano di salvaguardare sempre l’incalpestabile dignità di ogni persona umana a cui non si può mai negare una cura premurosa e un ricovero dignitoso. Sia che si tratti di cittadini italiani che di migranti. E questa tensione ad andare verso i poveri – come diceva La Pira – non avviene per motivi ideologici ma per un’ispirazione schiettamente evangelica. Non si deve neppure dimenticare il legame tra pace, misericordia e giustizia, secondo le parole di san Giovanni Paolo II: “Non c’è pace senza giustizia, non c’è giustizia senza perdono” (XXXV Giornata Mondiale della Pace, 1 gennaio 2002).

Nel tempo della ricostruzione, è bene ricordare le parole di Papa Francesco all’Angelus di ieri: nella Chiesa non mancano le crepe, “ha sempre bisogno di essere riformata, riparata”. E noi stessi siamo le pietre! Nelle mani di Gesù, per opera dello Spirito Santo, “la più piccola pietra diventa preziosa”. Cari fratelli e sorelle, disponiamoci dunque a varcare questa porta santa, immagine del Salvatore nostro Gesù Cristo. Egli ci attende con cuore di Padre per donarci il Suo Amore e la vita che non conosce tramonto. Amen!

Ultima modifica il Martedì, 29 Agosto 2017 16:11

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