Il popolo dell'acqua ha fatto sentire forte la sua voce.
In oltre tremila hanno marciato ieri pomeriggio a Teramo per chiedere trasparenza, partecipazione e sicurezza nella gestione dell'acquifero del Gran Sasso. "Questo è il nostro più grande successo - ha sottolineato Massimo Fraticelli, uno degli organizzatori - hanno risposto i cittadini, quelli che dell'acqua sono i proprietari, che marciando con noi hanno voluto far sentire la loro voce, per ribadire che l'acqua non è di chi deve lucrarci, ma della comunità e dei territori".
La manifestazione pacifica e colorata ha attraversato il centro cittadino dai Tigli fino a piazza Sant'Anna; organizzata dall'Osservatorio Indipendente sull'Acqua del Gran Sasso, promossa dalle associazioni WWF, Legambiente, Mountain Wilderness, ARCI, ProNatura, Cittadinanzattiva, Guardie Ambientali d'Italia, FIAB, CAI, Italia Nostra e FAI, ha visto l'adesione della Provincia di Teramo, dell'Assemblea dei Sindaci dei Comuni della provincia di Teramo e di decine e decine di associazioni, comitati, sindacati e forze politiche. "Da domani questa manifestazione avrà il suo peso sulla politica - ha aggiunto Fraticelli - Ogni volta che dovranno prendere decisioni su azioni che possano incidere sull'acquifero del Gran Sasso dovranno pensare che ci sono migliaia di persone che hanno su di loro gli occhi puntati. Abbiamo dimostrato e ribadito che vogliamo una seria e decisiva messa in sicurezza dell'acqua del Gran Sasso e che i finanziamenti pubblici destinati a questo vengano effettivamente utilizzati e non sperperati come gli 80 milioni di euro serviti fino adesso".
Dal palco e durante il corteo sono state ribadite le richieste dell'Osservatorio e della comunità abruzzese.
Sicurezza per l'acqua, innanzitutto. "L'interferenza tra acquifero, autostrada e laboratori è un potenziale pericolo per oltre 700.000 abruzzesi che bevono l'acqua del Gran Sasso, per l'ambiente, ma anche per l'economia di questo territorio. Sono anni che questa situazione è conosciuta, ma ancora non si sono fatte le scelte necessarie per risolverla. Non sono ancora chiare le soluzioni cui si sta lavorando, i tempi che richiederanno e i fondi a cui si potrà attingere. Non si può aspettare ancora e vanno recuperati velocemente i troppi anni persi".
Poi, l'azzeramento del rischio. "Una volta individuata, la soluzione definitiva richiederà tempo. Nel frattempo va azzerato il rischio di incidente. Vanno aumentate la qualità e la quantità dei controlli, ma soprattutto, non si può continuare a mantenere il carico di materiale pericoloso, men che meno radioattivo, fatto transitare, immagazzinato e utilizzato sotto il Gran Sasso. La sicurezza dell'acqua, della salute e dell'ambiente vengono prima di qualsiasi altro interesse. Chi pensa di poter aumentare il rischio per i cittadini dovrà trovare una fortissima opposizione da parte di tutte le istituzioni e dei rappresentanti delle comunità. Una opposizione che – se necessario – dovrà arrivare anche nelle aule dei tribunali".
Infine, trasparenza e partecipazione. "I cittadini vogliono essere partecipi del processo decisionale. Vogliono essere informati in maniera tempestiva e non vogliono subire le scelte di altri. Tutta la vicenda dell'acqua del Gran Sasso è stata caratterizzata dalla mancanza di informazione e partecipazione. È stato negato all'Osservatorio di partecipare come uditore al tavolo regionale per la gestione della problematica dell'acqua del Gran Sasso. I cittadini, invece, hanno il diritto di sapere cosa succede all'acqua che arriva nelle loro case e all'ambiente in cui vivono".
Per l'Osservatorio, la Manifestazione di ieri è stato un nuovo, importante passo nel percorso per arrivare finalmente ad avere acqua trasparente: "trasparente deve essere l'acqua che arriva nelle nostre case e trasparente deve essere l'agire di chi è chiamato a gestire, a nome della collettività, un bene comune così prezioso. L'impegno per ottenere tutto questo da oggi in poi sarà ancora maggiore, forte della grande partecipazione e della determinazione di tanti cittadini".