Il 21 aprile del 2018 si tenne a Sulmona una manifestazione No Snam, alla quale presero parte molti movimenti e collettivi, ma anche amministratori locali regionali, la curia, gruppi scout, il Parco della Majella, oltre che decine di gruppi organizzati, associazioni, comitati provenienti da tutta Italia. Fu una manifestazione di dissenso, di protesta, ma con intenti pacifici come dimostrano le presenze che possiamo annoverare fra la folla di quel giorno.
La manifestazione si svolse con un corteo che a fine giornata giunse nella piazza principale della città.
A quattro anni da quel giorno è stata diffusa la notizia della condanna di due ragazzi identificati durante quella manifestazione.
Infatti, in quel giorno di aprile, mentre a fine corteo si teneva il sit-in conclusivo e si avvicendavano gli interventi dal palco, un cordone di polizia in assetto anti sommossa entrò in piazza. Alcuni membri del collettivo Altrementi della Valle Peligna, che erano lì in quel momento, hanno dato la loro versione di come andarono le cose:
"Gli agenti tentarono di portare via un ragazzo di forza per identificarlo. In seguito a quanto stava accadendo, nel vedere le modalità utilizzate dagli agenti, gran parte delle persone presenti si avvicinò per capire cosa stesse succedendo e se fosse il caso di identificare un ragazzo in quel modo, trascinandolo via di peso. Una signora di circa sessant’anni, avvicinatasi per placare gli animi, venne spintonata dalla celere e scaraventata a terra."
Dunque questi movimenti cominciarono a far crescere il trambusto e la situazione cominciò a prendere tutta un’altra piega, tanto che raccontano:
“In tanti e in tante abbiamo circondato la polizia per contenere quella che è apparsa come una provocazione ai danni di una manifestazione fino a quel momento svoltasi senza problemi. Una provocazione inutile, che avrebbe potuto provocare una carica ingiustificata e pericolosa per l’incolumità delle migliaia di persone, compresi molti bambini, presenti in piazza in quel momento, di cui come organizzatori ci sentivamo responsabili. Insieme a noi, davanti a quel cordone di celere, c’era anche Gigi, che, come tutti/e, cercava di contenere la situazione” scrivono i membri del collettivo.
Il Gigi a cui si fa riferimento è stato condannato; infatti, nel processo che ha recentemente visto imputati due ragazzi, quello identificato e - appunto - Gigi, quest’ultimo è stato accusato di resistenza e minaccia a pubblico ufficiale, questo gli è valso Dieci mesi di reclusione.
Per il collettivo questo processo, questa condanna, ma anche il metodo che la polizia utilizzò quel 21 aprile di quattro anni fa non rappresentano altro che il "tentativo da parte di alcuni di criminalizzare l’intera manifestazione e dividere le varie realtà attraverso una narrazione faziosa, generalista e di parte."