Che fine ha fatto il progetto del 'Dopo di Noi' in via Antinori, a L'Aquila? In questi mesi, è rimasto chiuso in un cassetto di Palazzo Fibbioni: ad oggi, non è chiaro se l'amministrazione comunale intenda portarlo avanti o lasciarlo lì, a prendere polvere.
Ricorderete che l'innovativo intervento era stato presentato alla città ad inizio di maggio dagli assessori uscenti Emanuela Di Giovambattista e Maurizio Capri. Approvato in via preliminare dalla dirigente Enrica De Paulis, prevedeva la realizzazione di una struttura moderna, una sorta di 'cubo' nel cuore del centro storico, laddove - fino al 6 aprile 2009 - insistevano una palestra, al piano terra, e alcuni appartamenti al piano superiore, per accogliere cittadini con disabilità sensitive e motorie più lievi; al primo piano, erano state progettate 6 residenze, per 1 o 2 persone ciascuna, al piano terra, invece, un centro polivalente, aperto alla città, capace di ospitare attività culturali e ricreative, con un giardino per l’ortoterapia, un caffé letterario e uno spazio per eventi e incontri.
Parliamo di uno dei pochi progetti in variante al piano di recupero, in controtendenza rispetto al com'era e dov'era che ha caratterizzato, in larga parte, la ricostruzione del centro storico dell'Aquila. Rappresenterebbe, altresì, un messaggio importante d'integrazione, un segnale di rinascita del centro storico che potrebbe passare, anche e soprattutto, da politiche di socialità e accoglienza. E poi, con la tecnologia messa a disposizione dai sottoservizi il disabile, ospite della struttura, avrebbe una sua autonomia, rendendo il progetto aquilano d'assoluta avanguardia in Italia.
Eppure, col cambio d'amministrazione - come detto - è stato messo da parte.
I fondi per realizzarlo ci sarebbero: trattandosi di un edificio 'misto', a proprietà pubblica e privata, l'abbattimento e ricostruzione avverrà con risorse dello Stato e, in effetti, la struttura di via Antinori è inserita in uno degli ultimi elenchi d'ammissione a contributo. Inoltre, per la realizzazione del 'cubo' sono disponibili, nella contabilità dell'Usra, 1milione e 200mila euro stanziati allo scopo dalla Protezione civile nazionale: parliamo del residuo di un progetto ben più ampio che doveva realizzarsi a Pagliare di Sassa, laddove si vorrebbe ricostruire la scuola della frazione, e che prevedeva un investimento di 4.5milioni di euro, col coinvolgimento della Caritas, di Mediafriends e di Regione Abruzzo.
Di concerto con l'amministrazione uscente, le associazioni aquilane che si occupano di disabilità avevano stabilito di lasciare l'area individuata a Sassa, e destinata, come detto, alla costruzione della nuova scuola, in cambio dell'edificio di via Antinori che, in parte, era già proprietà comunale, e in parte lo è diventata a seguito della decisione di alcuni proprietari di usufruire dell'acquisto equivalente di altra abitazione.
Il milione e 200 mila euro è ancora 'congelato'.
A quanto si è potuto apprendere, le associazioni hanno incontrato l'amministrazione comunale qualche mese fa: erano presenti, tra gli altri, il sindaco Pierluigi Biondi, l'assessore con delega al sociale Francesco Bignotti, il manager della Asl Rinaldo Tordera e funzionari dell'azienda sanitaria.
In quella occasione, sindaco e assessore avrebbero espresso alcune perplessità sul progetto: in sostanza, stante l'abbondanza di patrimonio immobiliare pubblico tra alloggi del progetto Case e dei villaggi Map e abitazioni acquisite a seguito d'acquisto equivalente dei cittadini proprietari, l'amministrazione considerava inutile realizzare altre strutture edilizie. Comprensibile. Tuttavia, le associazioni hanno spiegato la specificità del centro per il "Dopo di noi" così come era stato progettato, non soltanto alloggi a servizio dei disabili piuttosto un luogo aperto alla città, d'integrazione e condivisione per accompagnare gli ospiti ad una vita il più possibile autonoma, a seguito, però, della prima accoglienza nel centro. D'altra parte, il "Dopo di noi" non prevede l’assistenza sanitaria, quindi non ha una funzione riabilitativa ma prettamente sociale e un progetto così pensato restituirebbe centralità, anche simbolica, a chi non l'ha mai avuta nell'agenda politica. E poi, sul progetto si era lavorato a lungo, le diverse associazioni avevano trovato un'intesa.
Dunque, il sindaco Biondi - innanzi alle motivazioni dei presenti - ha assunto l'impegno di realizzare il centro, così come approvato dalla passata amministrazione. Da allora, tuttavia, non si è fatto alcun passo avanti. Anzi, le associazioni temono che, in realtà, il progetto possa essere accantonato e, sottolineano i maligni, anche e soprattutto per 'motivi politici', essendo considerato 'figlio' dell'amministrazione uscente. In realtà, del "Dopo di Noi" e dell'importanza di un centro così pensato in città si parla da più di dieci anni: sarebbe davvero un peccato perdere l'occasione, ricominciare il percorso daccapo, di nuovo.
La risposta del Comune
All'indomani della pubblicazione del nostro articolo, il sindaco dell'Aquila Pierluigi Biondi e l'assessore comunale alle Politiche sociali Francesco Bignotti hanno comunicato di aver sottoscritto con la Asl e le associazioni interessate una bozza di protocollo di intesa per l'individuazione degli immobili da adibire al Dopo di noi.
Nella nota, che pubblichiamo qui di seguito, Biondi e Bignotti annunciano che il protocollo prevede anche la creazione di un databse condiviso tra comune e Asl per "monitorare sia l’utenza, reale e potenziale, che potrebbe aver necessità di ricorrere al Dopo di noi sia le strutture che attualmente operano sul territorio e si occupano di assistenza ai disabili" e la nascita di una "consulta comunale della disabilità".
Nel comunicato, però, non si fa riferimento all'immobile di via Antinori.
La nota completa
Si è svolto questa mattina una riunione congiunta tra Comune, Asl e rappresentanti di associazioni interessate durante la quale è stata presentata la bozza di protocollo per l’istituzione del Dopo di noi.
Sono state finalmente gettate le basi, per la prima volta in questo Comune, per dare certezze di cura e assistenza alle persone disabili dopo la scomparsa dei genitori o parenti che li accudiscono. Nel protocollo saranno individuati gli immobili, inseriti nel tessuto urbano, da adibire a questo tipo di esigenza.
L’accordo, che potrà eventualmente essere esteso anche ad altre istituzioni, prevede anche la formazione di un database condiviso tra Comune e Asl per monitorare sia l’utenza, reale e potenziale, che potrebbe aver necessità di ricorrere al Dopo di noi sia le strutture che attualmente operano sul territorio e si occupano di assistenza ai disabili.
Prevista, inoltre, la nascita della consulta comunale della disabilità e la possibilità di affittare alloggi Case o Map ai familiari di pazienti che dovessero venire in città per motivi sanitari e seguire un percorso terapeutico presso il San Salvatore.
“Finalmente all’Aquila si iniziano a dare risposte reali alle esigenze di socialità ed inclusione attiva delle persone con difficoltà. L’obiettivo di questa amministrazione è trasformare in azioni concrete l’integrazione socio sanitaria che per ora rimane un obiettivo solo su carta.
Albano e Di Giovambattista: "Affermazioni di sindaco e assessore destano preoccupazione"
"Le dichiarazioni del sindaco Pierluigi Biondi e dell'assessore Francesco Bignotti sul progetto "Dopo di Noi" destano perplessità e preoccupazione, perché denotano una buona dose di superficialità e di ignoranza di quanto già fatto e deliberato anche da questo Consiglio comunale con l'approvazione del piano sociale d’ambito, proprio su una tematica e su un percorso del Dopo di Noi ed in particolare di Via Antinori impostato lo scorso anno a beneficio dei disabili privi di rete familiare, che avrebbero invece al contrario bisogno di cura, attenzione e volontà di approfondimento".
Ad affermarlo, in una nota congiunta, sono Emanuela Di Giovambattista, responsabile Politiche sociali del Partito democratico dell'Aquila, e Stefano Albano, segretario comunale del partito.
"A poche ore dalla denuncia pubblica sul rischio che il progetto finisse arenato" dichiarano i due "e dopo mesi in cui ha evitato di occuparsene seriamente, l'amministrazione convoca un incontro con alcuni dei soggetti associativi interessati e dà notizia di una bozza di protocollo in cui, è la comunicazione, si prende l'impegno di individuare gli immobili idonei per le persone disabili prive di rete familiare. Non è questo il Dopo di Noi".
"Lascia sconcertati" si legge ancora nella nota "che la prima comunicazione pubblica di questa amministrazione su questo importante percorso, una opportunità innovativa di sostegno e di serenità per un mondo di fragilità e sofferenze presente in questa città, che lotta spesso lontano dalla luce dei riflettori, sia esclusivamente incentrata sulla promessa di assegnare immobili. Questo è scontato, quello che va realizzato è la rete di servizi che prenda in carico la persona disabile e la sua famiglia e li accompagni verso l'obiettivo di acquisire indipendenza, autonomia, benessere. Vanno promosse le expertise, le collaborazioni con le realtà associative e non che già hanno sperimentato questi percorsi. Va insomma realizzato il sistema di servizi, già programmato, che attraverso piani personalizzati dia risposta alle esigenze complesse del mondo della disabilità. Non servono i muri, che anzi, vanno abbattuti come era previsto con il progetto di Via Antinori".
"Crediamo" concludono Albano e Di Giovambattista "che l'amministrazione debba chiarire questi elementi fondamentali ma non, attenzione, per un capriccio del Partito Democratico, ma per chi nei mesi scorsi ha creduto e confidato di potere contare e beneficiare su una rete di sostegno vera ed efficace, chi è fragile e sperava di potere guardava con un poco più di serenità al futuro, chi lavora e si sacrifica in condizioni che oggi sono al limite dell'eroismo, i cui problemi e le necessità non si esauriscono nella promessa di un potenziamento dell'offerta immobiliare".