Venerdì, 09 Febbraio 2018 00:59

Macerata, la manifestazione antirazzista si farà nonostante il passo indietro di Anpi, Arci, Cgil e Libera. Minniti aveva "previsto" l'attentato

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“Lo hanno applaudito al passaggio per i corridoi del carcere, Luca Traini. I detenuti italiani, ovviamente, non tutti. E lui s’è impettito. Orgoglioso di quello che ha fatto. Altro che ‘gesto folle di un fascista che ha infangato il tricolore’, come sosteneva ieri il ministro Andrea Orlando, in visita ai feriti di Macerata. No, Traini per tanti è ormai un eroe.

Sembra davvero aver scoperchiato i sentimenti più segreti di una parte d’Italia, questo naziskin dall’aria truce. In tanti solidarizzano. Non soltanto sui social, ma anche nelle strade. E il suo avvocato Giancarlo Giulianielli è il primo a esserne sbalordito. Due giorni fa l’ha chiamato un normale cittadino da una cittadina della civile Toscana, e ha chiesto come fare a collaborare alle spese della sua difesa. Anche diversi gruppi dell’estrema destra dichiarano di essere pronti a pagarne le spese legali. Giulianielli, correttamente, ha informato il suo assistito di queste iniziative. Gli ha chiesto: che vuoi fare? E Traini, che si è detto onorato di riscuotere tanto consenso, ha risposto: ‘Che diano tutto alle famiglie bisognose. Ma che siano famiglie italiane’”.

Inizia così un pezzo pubblicato ieri su ‘La Stampa’.

Scrivevamo qualche ora fa dell’attentato di stampo razzista di Macerata [leggi qui], di un Paese, l’Italia, che si stava riscoprendo intollerante; scrivevamo dei silenzi e delle debolezze della politica, di come fosse indigesto persino a sinistra parlare di recrudescenza fascista, di come fosse difficile pure a sinistra porsi con decisione al fianco di sei persone finite nel mirino di un fanatismo tremendamente diffuso; scrivevamo dello spaccato sociale preoccupante che stava emergendo a seguito dell’arresto di Luca Traini, del pericolo che stavamo correndo ponendo sullo stesso piano un presunto omicidio e un attentato.

Auspicavamo, insomma, che il paese civile si ribellasse, alzasse la voce, scendesse in piazza per ribadire, in fondo, ciò che è scritto nella carta Costituzionale. Nulla di più.

E invece, è arrivata notizia che Anpi, Arci, Cgil e Libera hanno deciso di "sospendere" la manifestazione nazionale che era stata indetta per il 10 febbraio, una manifestazione che non avevano convocato loro, tra l’altro. Hanno accolto l’invito del sindaco di Macerata: "Si fermino tutte le manifestazioni, si azzeri il rischio di ritrovarsi dentro divisioni o possibili violenze che non vogliamo", aveva chiesto poche ore prima Romano Carancini (PD). Che aveva pregato tutti "di farsi carico del dolore, delle ferite e dello smarrimento" della città; "so bene che c’è il sentire di molti di voler esprimere tanti buoni sentimenti generati dalle brutte cose accadute la scorsa settimana, ma oggi ho a cuore la mia città, la forte volontà di proteggerla". E dunque, nel prendere atto dell’appello, Anpi, Arci, Cgil e Libera hanno fatto un passo di lato, chiedendo, però, "che Macerata non diventi un luogo di attiva presenza neofascista e che vengano vietate le iniziative annunciate per i prossimi giorni da Forza Nuova, Casapound e tutti i seminatori di razzismo".

Una decisione incomprensibile, per molti; chiarissima per altri, a leggerla ad un mese dalle elezioni: il Pd sta cercando di tenersi lontano da Macerata, la manifestazione avrebbe acceso di nuovo le luci sull’attentato razzista di sabato scorso, meglio provare a cancellarla, ed ecco l’appello di Carancini sostenuto dalla Cgil; le altre sigle si sono accodate. Così è andata. Macerata è una polveriera, non è elettoralmente conveniente schierarsi, provare a contrapporsi al vento d’intolleranza che soffia in Italia, meglio starne lontani. Vale per il Pd, ma l’imbarazzo è palese anche in seno ai 5 stelle.

Pensavamo che Anpi, Arci, Cgil e Libera non avrebbero mostrato imbarazzi, ed invece la decisione assunta ieri è un errore politico difficile da giustificare, avendo le stesse associazioni posto sullo stesso piano la manifestazione democratica e antifascista di sabato con le iniziative di una destra radicale che si è offerta di pagare le spese legali ad un terrorista nero che ha fatto fuoco su sei persone inermi, colpite a freddo per il loro colore della pelle.

Non è un caso che le associazioni si siano spaccate al loro interno: oltre cinquanta circoli Arci hanno annunciato che ci saranno, a Macerata, contestando la decisione della segreteria nazionale, così è accaduto con decine e decine di circoli Anpi. Anche la Fiom ci sarà, con la segreteria nazionale e le delegazioni territoriali in difesa del diritto costituzionale a manifestare. "Saremo presenti, come sempre, con le nostre modalità pacifiche, aperte e inclusive. Non è accettabile mettere sullo stesso piano le manifestazioni antifasciste e le marce squadriste e razziste", hanno spiegato i metalmeccanici. "Gli spazi di partecipazione democratica contro l’odio e la violenza non possono essere mai trattati come un problema di ordine pubblico. È necessaria una forte risposta democratica e pacifica alla violenza fascista e razzista sempre più dilagante nel nostro Paese, dando forza alla grande manifestazione nazionale, già annunciata e prevista a Roma, per ribadire e affermare i valori dell’antifascismo sanciti dalla nostra Costituzione".

I circoli Arci ‘ribelli’ hanno parlato di grave errore; "non possiamo cedere di fronte ad una retorica che mette sullo stesso piano le convocazioni neofasciste e le manifestazioni solidali con le vittime", hanno ribadito. "Non possiamo avallare l’approccio del Viminale e della prefettura di Macerata, pronti a ‘vietare ogni manifestazione’. I fatti di Macerata rappresentano un salto di qualità, ma si inseriscono in una spirale di odio, razzismo e violenza fascista che da troppo tempo si sta sviluppando nel nostro Paese. Le realtà strutturate hanno il dovere di prendere parola e di riportare alla luce i valori dell’antifascismo, dell’antirazzismo e della concreta solidarietà". Dunque, l’affondo: "Revocare la partecipazione al corteo significa fare un passo indietro dai valori che ogni giorno proviamo a concretizzare all’interno dei nostri circoli. Significa non esserci quando c’è bisogno di rompere il silenzio e la paura, mentre tante persone che sono soci Arci o che si riconoscono nei nostri valori andranno comunque: semplicemente, saranno più soli".

A seguito dei fatti di Macerata "qualcosa di nuovo si è prodotto: il silenzio" ha aggiunto il Circolo Anpi Renato Biagetti di Roma. "Ancora peggio, la giustificazione per un atto che non esitiamo a definire terroristico, ovvero messo in atto per spaventare ed alimentare paura. A questo evento drammatico, le realtà sociali di Macerata e delle Marche hanno risposto lanciando una manifestazione nazionale per esprimere solidarietà alle sei persone in ospedale, all'intera città ferita e a tutta quella larghissima parte d'Italia che si è sentita colpita ancora una volta, e che ha visto concretizzarsi i deliri che, dalla Lega a Forza Nuova, straparlano di invasione, sostituzione della razza e vari argomenti della peggiore tradizione nazifascista. Avevamo accolto con favore che anche realtà come Anpi, Cgil, Arci e Libera avessero deciso di aderire ed esprimere una posizione netta di condanna. Ma come si suol dire, il diavolo fa le pentole e non i coperchi, e nel giro di 24 ore abbiamo assistito ai seguenti atti: la manifestazione è diventata improvvisamente la ‘loro’ manifestazione; il sindaco di Macerata ha invitato gli organizzatori ad annullare tutte le iniziative previste - equiparando quelle fasciste a quelle antifasciste - le dirigenze di Anpi, Cgil, Arci e Libera, autoproclamatesi ‘nuovi proprietari’ della manifestazione, hanno accettato di ritirarsi nelle loro confortevoli sedi; il ministro Minniti ha ringraziato e vietato la piazza democratica ed antifascista. Tra presunzioni personali e calcoli elettorali in Italia si stanno calpestando diritti civili e principi costituzionali".

Anche i leader di Liberi e Uguali, Pippo Civati, Nicola Fratoianni e Roberto Speranza, hanno preso carta e penna e scritto a Paolo Gentiloni e Marco Minniti per chiedere di autorizzare la manifestazione di sabato. "La scelta che avete fatto di vietare la possibilità di manifestare è sbagliata e pericolosa", hanno sottolineato. "Quello che è successo a Macerata ha un nome preciso: si tratta di un atto di terrorismo. Una tentata strage, le cui ragioni hanno una matrice precisa: fascismo e razzismo. Non il gesto di un folle, di un pazzo, di un criminale isolato. Qualcosa di molto più grave. Quando dalle parole ds passa alle pistole succede qualcosa che non possiamo ignorare. E di fronte a cui occorre reagire. Non tutte le manifestazioni sono uguali", hanno aggiunto; "fascismo e antifascismo non sono in nessun modo paragonabili. Né possiamo accettare che in nome di una malintesa responsabilità torni la teoria degli opposti estremismi. Il rischio, altrimenti, è quello di spianare la strada al ritorno delle peggiori culture che abbiamo conosciuto. Per tutte queste ragioni manifestare non è mai un errore. Perché manifestare l'antifascismo, celebrare la nostra religione civile, la nostra Costituzione è sempre giusto. E necessario".

Minniti, però, non sembra voler fare passi indietro. Anzi. Come non fossero bastate le parole dei giorni scorsi, "lo Stato deve rispondere in maniera netta e decisa – aveva dichiarato – non possiamo consentire che ci si faccia giustizia da soli", come se l’attentato razzista di Traini fosse stato un tentativo di fare giustizia a Pamela Mastropietro, il Ministro dell’Interno – aprendo la sua campagna elettorale - ha inteso ringraziare Anpi, Cgil, Arci e Libera per aver accolto la richiesta del sindaco di Macerata, e ha aggiunto: "Mi auguro che anche altre organizzazioni che hanno annunciato manifestazioni accolgano l'invito del sindaco di Macerata. Se questo non avverrà, ci penserà il ministro dell'Interno ad evitare tali manifestazioni", di nuovo, ponendo sullo stesso piano una manifestazione democratica con l’apologia di fascismo di alcune formazioni politiche che Minniti dovrebbe, semplicemente, sciogliere.

Non solo. Il Ministro ha pronunciato parole di straordinaria gravità: "Traini, l'attentatore di Macerata, l'avevo visto all'orizzonte dieci mesi fa, quando poi abbiamo cambiato la politica dell'immigrazione", ha dichiarato a Repubblica. Insomma, Minniti avrebbe rispedito i migranti nei lager libici per evitare che ad un fascista qualsiasi venisse voglia di sparare all’impazzata per le strade di una città italiana. Come se gli immigrati fossero il problema, e non chi gli spara contro. Ci ha ricordato Salvini, con le sue parole.

 

AGGIORNAMENTO 13:30 / Mezzo passo indietro di Anpi e Arci

Mezzo passo indietro di Anpi e Arci.

"L'Anpi nazionale invita le autorità competenti ad autorizzare la manifestazione di domani e contestualmente invita tutti coloro che vi parteciperanno a far sì che essa si svolga in modo assolutamente pacifico", si legge in una nota.

Le pressioni della base hanno avuto effetto. "L'Anpi ha deciso di accogliere l'appello del Sindaco di Macerata per senso di responsabilità e per sensibilità nei confronti della comunità cittadina. E' stata una scelta sofferta, ma ponderata e libera. Altra cosa è il divieto di tutte le manifestazioni, che metterebbe di fatto sullo stesso piano quelle fasciste e quelle antifasciste. Per di più, vietare la manifestazione prevista a Macerata per domani che comunque sarà partecipata comporterebbe con ogni probabilità tensioni e incidenti. Proprio ciò che il Sindaco voleva evitare con il suo appello".

Per questa ragione l'Anpi ha inviato le autorità competenti ad autorizzare la manifestazione di domani.

Sulla stessa lunghezza d'onda anche la presidente nazionale dell'Arci Francesca Chiavacci che ha lanciato un appello al ministro dell'Interno Minniti perché la manifestazione che si terrà domani a Macerata contro il fascismo e il razzismo venga autorizzata. "Si faccia di tutto per evitare che a un corteo promosso per condannare la sparatoria contro sei giovani stranieri, per riaffermare i valori della nostra democrazia e della Costituzione, venga impedito di sfilare. Tanto più dopo la presenza in città ieri di Forza nuova e il giorno prima di esponenti di Casapound. Sono le forze neofasciste che devono essere condannate e fermate, non chi vi si oppone e vuole testimoniarlo pubblicamente".

Ultima modifica il Venerdì, 09 Febbraio 2018 13:38

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