Domenica, 08 Aprile 2018 18:40

'Stop air gun' in Adriatico: flash mob in 6 Regioni, 3 eventi in Abruzzo

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"Fuori i petrolieri dall'Adriatico e stop a nuovi gasdotti e stoccaggi sulla terraferma, il paese deve uscire dalle fossili": è il messaggio dei partecipati flash mob che, in giornata, hanno animato la costa adriatica in sei regioni, Abruzzo, Marche, Molise, Puglia, Emilia Romagna e Veneto.

Tre gli appuntamenti in Abruzzo: in mattinata, la pedalata in mountain bike da Vasto a Fossacesia e il flash mob a Pescara alla nave di Cascella, il pomeriggio un altro flash mob, stavolta a Giulianova. Altri eventi sono stati organizzati ad Ancona, S. Benedetto del Tronto, Termoli, Rimini, Mestre e Bari.

Gli attivisti hanno chiesto di fermare le prospezioni petrolifere con l'air gun, dannose per la fauna marina, ribadendo il loro "No" al meganodotto Snam, antipasto della grande manifestazione che si terrà sabato 21 aprile a Sulmona.

Gli appuntamenti di oggi hanno rappresentato l'avvio di una nuova mobilitazione diffusa per chiedere provvedimenti adeguati a far uscire quanto prima il paese dall'energia da fonti fossili anche alla luce dell'emergenza clima, oltre che per gli immensi danni territoriali causati da perforazioni, gasdotti, stoccaggi, raffinerie e centrali.

 

Cosa chiedono gli attivisti? Liberare l'Adriatico e gli altri mari italiani dai petrolieri e dai danni che le piattaforme ed una economia basata sulle fonti fossili arrecano al mare. La sconfitta al Consiglio di Stato che apre la strada a nuove prospezioni petrolifere su vasta scala con la tecnica dell'air gun è sicuramente una pessima notizia ma non tutto è perduto.

Cos'è l'air gun? L'air gun è una tecnica di ricerca di idrocarburi estremamente dannosa per la fauna marina, come dimostrato da decine di studi, a partire dagli effetti negativi su cetacei, pesci e tartarughe. Uno dei più recenti ha confermato che durante le violente esplosioni di aria compressa si aprono "buchi" di zooplancton, la base della catena alimentare del mare, a destra e a sinistra per 1.2 km! Si consideri che le barche che realizzano queste prospezioni compiono decine e decine di passaggi su linee parallele. Questo fa capire il potenziale impatto sulla biodiversità e sulla pesca in Adriatico, a parte l'assurdo di indirizzare questo mare per decenni a future perforazioni alla luce dei risultati che potrebbero avere queste prospezioni, con buona pace degli accordi di Parigi sul clima! Queste attività di prospezione devono ancora avere i permessi finali e ci sono ancora alcuni passaggi in cui si può intervenire. Inoltre eventuali progetti per piattaforme dovranno avere un nuovo iter autorizzativo. Insomma, c'è tanto da fare per liberare l'Adriatico da petrolieri e affini ed evitare che il nostro paese diventi un “Hub del gas”, una piattaforma logistica per il Nord Europa.

I fronti di lotta L'obiettivo è agire nelle ulteriori conferenze dei servizi che possono negare l'autorizzazione finale anche in presenza di una valutazione di impatto ambientale positiva; sollevare il problema della mancanza della valutazione di impatto ambientale transfrontaliera in sede comunitaria in accordo con le regioni degli altri paesi rivieraschi; depositare eventualmente altri ricorsi; spingere il nuovo parlamento legiferi per impedire la deriva petrolifera nei mari; agire per la reitroduzione del "piano delle aree" affinchè vi sia una pianificazione sulle residue attività di estrazione ancora in atto.

Ultima modifica il Domenica, 08 Aprile 2018 19:04

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