E' uscito da qualche mese Fate in his eye and empire on his arm. La nascita e lo sviluppo della letteratura epica statunitense (edizioni La scuola di Pitagora) dello studioso e professore aquilano Enrico Botta.
Durante i primi anni di esistenza della repubblica degli Stati Uniti (1776-1815), una serie di poemi epici ripresero e rielaborarono i tratti caratteristici del genere epico europeo con lo scopo di creare una modalità narrativa specificamente nazionale. Tali poemi, chiamati 'imitative epics', ebbero un ruolo chiave per la definizione dell'impianto culturale e ideologico statunitense.
In particolare "The conquest of Canaan" (1785) di Timothy Dwight e "The Columbiad" (1807) di Joel Barlow rappresentano forse i testi più rappresentativi del tentativo americano di nativizzare il genere.
Essi definirono in termini letterari il progetto politico e ideologico della nascente repubblica americana e dei "padri fondatori" di creare uno stato-nazione indipendente contraddistinto da ambizioni internazionali.
Prima ancora della pubblicazione di testi quali "Moby Dick" e "Leaves of grass", il tentativo di importare e ridefinire l'epica europea ha tracciato un paradigma culturale che, dall'epoca della fondazione repubblicana, e attraverso l'autodefinizione come impero globale, può essere ancora rintracciato oggi.
Pubblichiamo di seguito una recensione del volume di Serena Guarracino, docente di inglese all'Università degli Studi dell'Aquila**.
Negli ultimi decenni la cifra della narrazione epica è emersa come strumento critico fondamentale per comprendere la letteratura euro-americana – anche in ambito italiano, come dimostra la fortunata etichetta New Italian Epic proposta dal collettivo Wu Ming.
Tuttavia, spesso si perde di vista la parabola storica che il registro “epico” ha vissuto a partire dai modelli classici fino alle sue più recenti incarnazioni nel cinema e nelle arti visive. Ed è in questo senso che Fate in his eyes si rivela una lettura avvincente non solo per gli specialisti di letteratura americana, che vi troveranno testi non molto praticati ma di sicura validità per un’analisi culturale della structure of feelingdell’impero statunitense, come The Conquest of Canaan e The Columbiad.
Lettrici e lettori di diversa formazione potranno invece appassionarsi alle modalità di appropriazione dell’epica europea, da Milton a Torquato Tasso e Dante, andando indietro fino ai classici greci; e dato che l’epica (ri)costruisce il passato e allo stesso tempo si proietta verso il futuro, quegli stessi classici diventano protagonisti di un’epica tutta contemporanea, che si incarna nelle forme della graphic novel e del colossal hollywoodiano in 300 e 300: Rise of an Empire, discussi in chiusura. Un respiro cronologicamente ampio, che si mette al riparo dai miopi specialismi di certi studi contemporanei, e al contrario mostra come una solida metodologia e il rispetto delle testualità ingaggiate possano produrre ricerca letteraria e culturale innovativa e appassionante sia per gli specialisti che per i profani.
*Enrico Botta
Dottore di ricerca in Generi letterari presso l’Università degli Studi dell’Aquila, Enrico Botta si occupa di letteratura statunitense del XVIII e del XIX secolo. È stato Affiliate Researcher presso la Georgetown University di Washington, D. C. nel 2015 e Research Fellow al Leslie Center for the Humanities del Dartmouth College (Hanover, USA) nel 2009; ha ricevuto, inoltre, una Research Grant presso il John F. Kennedy Institute della Freie Universität di Berlino nel 2013. Ha tenuto interventi in convegni nazionali e internazionali, e ha pubblicato saggi sulla letteratura, sul cinema e sulla musica americana.
** Articolo pubblicato sulla sezione Riviste del sito dell'Università di Milano https://riviste.unimi.it/index.php/AMonline/article/view/9302/8797