Lunedì, 13 Novembre 2017 17:43

"Secondo piano": Fede, il dantista e la cultura di una civiltà di carta. Il nuovo romanzo di Laura Benedetti

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Di Enrico Botta* - Federico Conti è il direttore del dipartimento di italiano della Harville University, un prestigioso centro accademico americano. Nonostante il complicato rapporto con il figlio Marco, Fede conduce una vita agiata insieme a sua moglie Marta, ai suoi colleghi e ai suoi studenti. Tuttavia, è costantemente scosso dalle molte contraddizioni del mondo americano, e di quello accademico in particolare. Il business, lo sport, la cucina e la moda sembrano costituire, ormai, gli interessi principali della società e delle università americane, e una minaccia per un dipartimento di italiano che crede ancora nei valori trasmessi dai classici della letteratura. Come sopravvivere tra ciò che dovrebbe contare per la ricerca di uno studioso e per la formazione di uno studente, e ciò che invece conta per i profitti di un’università?

È una questione di sopravvivenza nel vero senso del termine, quando proprio un collega di Fede, Jacopo, il più anziano professore della Harville e suo amico, viene ritrovato morto all’interno del campus. Le certezze del protagonista iniziano progressivamente a vacillare: proprio le persone a lui più vicine sembrano essere implicate nell’omicidio mentre Marta e Marco restano i suoi unici punti di riferimento. Suo malgrado, per lui inizia una caccia al colpevole, tra indizi che rimandano a grandi opere del passato e prove schiaccianti manipolate da coloro che, in forme diverse, gestiscono il potere.

Secondo piano (Pacini editore, 2017, 189 pp., 12 €) è il secondo romanzo di Laura Benedetti, professoressa di letteratura italiana presso la Georgetown University di Washington, D.C. (USA) e critica letteraria di fama internazionale. Il testo segue di due anni la pubblicazione di Un paese di carta, romanzo che – con la sua storia di tre generazioni di donne che vivono a cavallo di due continenti – ha avuto un grande successo di critica e di pubblico in Italia e all’estero, negli Stati Uniti in particolare.

Ma se in Un paese di carta i personaggi viaggiano tra l’Italia e gli Stati Uniti – riattivando quel “tema internazionale” che da oltre due secoli caratterizza una porzione importante della narrativa americana – in Secondo piano, i personaggi sono fermi, quasi bloccati in un microcosmo in cui il mondo e il campus dell’università coincidono.

Tutto si svolge nell’arco di un paio di settimane, poco prima di Natale, e tutto avviene in spazi chiusi: la casa di Federico e soprattutto il suo ufficio nel dipartimento di italiano, che si trova, per l’appunto, al secondo piano. Ed è proprio il secondo piano del titolo che ci suggerisce le numerose sfaccettature del testo; luogo fisico e metaforico, il secondo piano dell’ufficio e il secondo piano (“o piuttosto ripiano”) dell’Antipurgatorio; ma il secondo piano è anche, o forse soprattutto, quello che fa da sfondo all’azione e ai personaggi: ciò che è davanti, visibile ed evidente lo è solo in apparenza; in realtà, esso è reso sfocato e sgranato da uno sfondo che si muove costantemente, in modo ambiguo e torbido.
Lo stile di Laura Benedetti è assolutamente funzionale a questo mescolamento di piani. In apparenza lineare e scorrevole, di fatto profonda e pungente, la scrittura imbastisce delle trame semantiche in cui ogni frase sembra rimandare a qualcosa di già detto o anticipare un elemento che spingerà, poi, a riconsiderare tutto da capo; come le duplicazioni crittografiche degli indovinelli costruiti da Marco, che dimostrano quanto sia complesso comunicare oltre il muro della distanza e delle incomprensioni.

Secondo piano è un giallo in cui i meccanismi narrativi si confrontano con quelli sociali e culturali di un sistema che annulla i primi per riconvalidare se stesso. La letteratura si intreccia con la realtà ed entrambe si rispecchiano l’una nell’altra, uscendone deformate.

I testi a cui ci si riferisce nel romanzo – La Divina Commedia, Delitto e castigo, e Il cavaliere inesistente – gettano luce sulla vicenda di Fede, mentre la sua storia sembra mettere a fuoco virtù e vizi americani. Il colpevole è colpevole ma, in qualche maniera, diventa paladino di chi vuole e deve difendere ad ogni costo un preciso ordine. È la comunità ad avere la meglio, quella comunità di cui, in fondo, Fede non ha mai fatto parte veramente; quella comunità, quel paese ospitante che si chiude in difesa della propria identità e che, se attaccato, non rinuncia a ricordare, soprattutto a chi è straniero come Fede, sua moglie e i suoi colleghi, il proprio posto nel sistema.

Ma Fede – come suggerisce il diminutivo con cui viene costantemente chiamato nel corso del romanzo – continua a credere in quel sogno americano che, sebbene gli abbia dato tanto, come un incubo, gli chiede in cambio sempre di più. Egli è il punto di vista dell’intera narrazione, è sempre presente in scena e tutto quello che il lettore sente, vede e prova è interamente filtrato dalla sua coscienza. Sebbene rivesta un ruolo famigliare e professionale ben delineato, è un personaggio comune che vive la sua routine tra lezioni e riunioni, tra una partita a tennis con il suo superiore e una cena intima con sua moglie; una vita fatta di alti e bassi, di momenti di calma e accese reazioni. Fede è un uomo ordinario che, dopo aver finalmente capito l’importanza di ciò che riempie lo sfondo della sua esistenza, riesce a riemergere dai gironi claustrofobici della sua esperienza e proprio come Dante può incantarsi a guardare le stelle.

L’epifania è definitiva, per lui e per noi lettori: “Certe storie sembrano svolgersi in un universo lontanissimo e alla fine scopri che parlano di te, ti aiutano a capire quello che ti circonda, ti offrono la chiave per risolvere gli enigmi che ti si parano davanti”. Fede ha l’idea per un romanzo: scrivere la storia della sua esperienza; come nel gioco delle scatole cinesi, però, quella storia l’ha già scritta Laura Benedetti.

L’autrice

Laura Benedetti insegna Lingua e Cultura Italiana presso la Georgetown University di Washington, D.C. (USA). Tra le sue pubblicazioni, compaiono una monografia su Torquato Tasso dal titolo La sconfitta di Diana. Un percorso per la «Gerusalemme liberata» (1997); The Tigress in the Snow: Motherhood and Literature in 20th-Century Italy (2007), vincitore del Premio Internazionale Flaiano per gli Studi di Italianistica; la traduzione in inglese e l’edizione critica del testo di Lucrezia Marinella Esortazioni alle donne e agli altri se a loro saranno a grado. A questi titoli vanno aggiunte decine di articoli sulla letteratura italiana dalle origini alla contemporaneità. Dal 2000 al 2009 ha contribuito all’aggiornamento della voce relativa alla letteratura italiana per la “Encyclopedia Britannica”; nel 2014 è stata insignita dalla National Organization of Italian American Women del premio “Wise Woman” e nel 2015 della Gold Medal da parte della Federazione Associazioni Abruzzesi U.S.A. Secondo piano è il suo secondo romanzo dopo Un paese di carta (Pacini editore, 2015).

* Enrico Botta è dottore di Ricerca in Generi Letterari, Enrico Botta ha da poco pubblicato il suo volume “Fate in his eye and empire on his arm. La nascita e lo sviluppo della letteratura epica statunitense” (La scuola di Pitagora, 2017).

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