Ed ora, la vicenda degli affidamenti diretti dell’assessorato alla cultura all’associazione L’Aquila Young, 20mila euro concessi senza gara né avvisi pubblici o manifestazioni d’interesse per l’organizzazione di alcuni eventi nell’ambito del cartellone di Natale e Carnevale, potrebbe assumere contorni ben più preoccupanti per l’assessore Sabrina Di Cosimo.
All’ordine del giorno del Consiglio comunale di venerdì, era iscritta una interrogazione firmata dai consiglieri Paolo Romano ed Elia Serpetti che, sostanzialmente, chiedeva conto della mancata pubblicazione entro i termini di regolamento della graduatoria per la concessione delle risorse ordinarie, oltre che le prospettive di pagamento alle associazioni che avevano fatto richiesta; interrogava l'assessore, anche, sui beneficiari di eventuali contributi straordinari
Detto che l’interrogazione, a risposta scritta e orale in aula, era stata protocollata il 21 febbraio scorso, e che è stata portata in Consiglio, dunque, due mesi e mezzo dopo – tra l’altro, se il consigliere richiede che la risposta venga data anche per iscritto, il Sindaco o l'Assessore competente sarebbero tenuti a fornirla entro il termine di 15 giorni lavorativi dalla data di presentazione – l’assessore Sabrina Di Cosimo ha deciso di non intervenire innanzi all'assise, fornendo la risposta scritta richiesta, ma firmata e discussa dal dirigente del settore: una scelta assolutamente irrituale, e irrispettosa del Consiglio comunale.
Per questo, il consigliere Paolo Romano ha chiesto la convocazione della Commissione garanzia che dovrà discutere, dunque, anche e soprattutto delle elargizioni dirette concesse all’associazione L’Aquila Young.
E qui sta il nodo, spinoso.
L’autorità garante della concorrenza e del mercato, infatti, ha sottolineato come “l’erogazione di un contributo da parte di un Comune, senza una procedura che assicuri i principi di pubblicità, trasparenza e divieto di discriminazione, sia illegittima”; viola, in effetti, i principi a tutela della concorrenza, “confliggendo, in particolare, con le regole in base alle quali l’assegnazione della gestione di eventi deve avvenire mediante procedure a evidenza pubblica, volte a selezionare il fornitore sulla base di criteri oggettivi, trasparenti e non discriminatori”.
Verrebbe meno, dunque, il principio d'incarico sotto soglia.
L’assegnazione diretta, di qualsiasi cifra si parli, “impedisce lo svolgimento del libero gioco della concorrenza, con evidente disincentivo alla produzione e distribuzione efficiente dei prodotti culturali del settore dello spettacolo dal vivo, con effetti negativi sul pluralismo culturale”. In sostanza, l’autorità ha fatto rilevare come esista un mercato per le attività culturali, nel quale operano molti soggetti, ai quali le amministrazioni devono dare eguale possibilità di confronto. “L’assegnazione in via diretta del contributo può invece determinare ingiustificate situazioni di vantaggio competitivo, con danno degli operatori che, invece, sono esclusi a fruire delle strutture pubbliche per la distribuzione dei propri prodotti”.
Emergerebbe, così, un aspetto molte volte trascurato dalle amministrazioni locali: “l’assegnazione di contributi a soggetti che possono essere configurati come operatori economici prestatori di servizi, indipendentemente dalla loro natura giuridica, rischia di comportare l’attribuzione di un vantaggio agli stessi su altri operatori economici dello stesso settore”. L’importanza di un quadro di criteri articolato che garantisca il confronto tra le proposte sollecitate con un bando assume, quindi, rilevanza sostanziale nei sistemi economici locali.
In questo senso, l’intervento dell’Agem costituisce monito per le amministrazioni che non regolano le procedure: l’autorità ha giù impugnato innanzi al Tar un provvedimento d'affidamento diretto di contributi da parte di un Comune italiano, citando l’articolo 21-bis della legge 287/1990. E’ chiaro che potrebbe accadere anche a L’Aquila.
Non solo: dovessero emergere profili di illegittimità, e in Commissione garanzia – come detto – si discuterà proprio di questo, non è da escludere che le carte possano finire in Corte dei Conti con l’assessore Di Cosimo che, a quel punto, dovrebbe risponderne direttamente.