Articolo pubblicato dalla redazione di 'Ossigeno per l'informazione'.
Accogliere i richiami internazionali sulla diffamazione. Valorizzare il giornalismo d’inchiesta e di cronaca che non si fa condizionare dai potenti e si svolge spesso in condizioni difficili, con rapporti di lavoro precario e compensi miseri: difenderlo per difendere l’interesse dei cittadini a sapere ciò che accade. Proteggere il lavoro dei giornalisti da intimidazioni, minacce e ricatti che a volte arrivano dall’interno stesso del loro mondo.
Questo il messaggio emerso durante la consegna del premio giornalistico “Guido Polidoro”, il giornalista abruzzese scomparso nel 2000, ricordato per le sue qualità professionali e umane. La cerimonia a L’Aquila si è svolta presso l’auditorium Carispaq la sera del 13 dicembre ed è stata affiancata da un convegno sui giornalisti minacciati e sotto scorta in Italia. “Quest’anno abbiamo deciso di premiare i giornalisti autori di inchieste – ha detto Stefano Pallotta, presidente dell’Ordine dei giornalisti dell’Abruzzo – per incoraggiare questo genere di giornalismo che è utile alla vita pubblica ma soffre di seri problemi. Ormai sempre più spesso le inchieste giornalistiche sono svolte da giornalisti privi di adeguate tutele. I giornalisti che raccontano i risvolti più interessanti dei fatti pubblici corrono molti rischi, come dimostra l’attività di Ossigeno per l’Informazione. Un giornalista, ad esempio, rischia perfino di essere incriminato se invoca il segreto professionale sulle sue fonti fiduciarie di fronte alla magistratura. Molti giornalisti lavorano senza avere alle spalle un editore forte, economicamente solido. Molti non hanno la copertura legale del loro editore. Molti hanno guadagni miseri e incerti e devono stare molto attenti a ciò che scrivono perché non possono permettersi di pagare avvocati ed eventuali danni”.
Quindi Pallotta ha passato la parola ad Alberto Spampinato, direttore di Ossigeno, e a Enzo Iacopino, presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti, che hanno dialogato sul tema Giornalisti minacciati e notizie oscurate. Enzo Iacopino ha ricordato il caso del giornalista di Calabria Ora Alessandro Bozzo, che il 15 marzo scorso si è tolto la vita. Ora la Procura di Cosenza, sulla base di testimonianze di numerosi suoi colleghi, indaga sull’editore di quel giornale ipotizzando l’accusa di minacce e violenza privata per costringerlo ad accettare un contratto di lavoro molto meno vantaggioso. Se questo editore sarà rinviato a giudizio, ha detto Iacopino, l’Ordine si costituirà parte civile, perché si ritiene lesa dal comprotamento di questo editore. Spampinato ha condiviso questa scelta e ha commentato: “Questa drammatica vicenda ci dice che ormai in Italia dobbiamo chiederci seriamente in che condizioni di sicurezza si lavora non solo nelle fabbriche cinesi di Prato in cui sono morti sei lavoratri immigrati, ma anche nelle redazioni dei giornali. Le centinaia di episodi concreti di intimidazioni e minacce contro giornalisti italiani documentati da Ossigeno con nomi e cognomi dimostrano che in Italia siamo di fronte a problemi urgenti e drammaticvi che devono essere affrontati sia sul piano sindacale che sul piano politico”.
Da un lato – ha aggiunto Spampinato – ci sono giornalisti che fanno scrupolosamente il loro lavoro nell’interesse pubblico, sfidando rischi e ritorsioni. Dall’altro, ci sono prepotenti che minacciano questi giornalisti con intimidazioni, abusi, querele, violenze. Ad agire così non solo soltanto noti criminali. Sono anche amministratori pubblici, imprenditori e cittadini comuni che ritengono intolerabile l’attenzione giornalistica su di loro quando sono coinvolti in inchieste o vicende che li mettono in cattiva luce”.
“Dobbiamo sapere che ciò permette impunemente questi abusi e queste violenze – ha aggiunto – è una legislazione italiana arretrata. Una legislazione che difende molto debolmente la professione giornalistica e l’attività di tutti coloro che fanno informazione nell’interesse pubblico. È facile e poco costoso imporre a un giornalista di sospendere la pubblicazione di notizie sgradite costringendolo a difendersi per anni in Tribunale da accuse infondate. Proprio per questo gli strumenti più usati contro la stampa sono divenatti la querela pretestuosa e la richiesta strumentale di risarcimento danni. A regolare questa materia sono norme che l’Europa da molti anni ci chiede di cambiare, in particolare quelle sulla diffamazione. È grave che questi richiami non siano stati ancora accolti, neppure nelel proposte di legge presentate periodicamente negli ultimi dieci anni. Neanche la proposta di legge attualmente in discussione al Senato accoglie questi richiami. A mio giudizio questa riforma dovrebbe servire proprio a cambiare le norme vigenti sulla diffamazione in modo da allineare la legislazione italiana agli standard giuridici e democratici internazionali. Invece si limita ad abolire la pena del carcere e a introdurre novità peggiorative, come l’obbligo di pubblicare la rettifica senza commento per non rischiare multe salatissime e l’incriminazione. Eliminare il carcere è giusto, è positivo, ma è solo una delle mille cose da fare. C’è molto altro da fare, molto più di ciò che si sta facendo al momento. Ciò che è necessario fare lo hanno detto nei giorni scorsi l’OSCE, il Consiglio d’Europa e il Relatore speciale delle Nazioni Unite che hanno indirizzato al Parlamento dettagliate richieste che non si possono ignorare. Fra l’altro questi organismi internazionali cheidono di scrivere esplicitamente nella legge sulla stampa che la professione giornalistica è una attività di pubblico interesse che merita protezione perché si svolge nell’interesse pubblico”.
Enzo Iacopino ha commentato: “Voglio essere più esplicito di Spampinato: la riforma sulla diffamazione che il Parlamento sta esaminando non soltanto è inadeguata, è una vera vergogna. Si limita ad abolire il carcere e a difendere i direttori dei giornali permettendo loro di scaricare sui redattori le responsabilità. Bisogna accogliere le richieste dell’Europa che ci prende a schiaffi ormai da quindici anni con contestazioni motivate. La politica deve fare la sua parte per affrontare i problemi. È verissimo che i giornalisti hanno molti problemi: guadagnano pochissimo e godono di scarse tutele. Tutti i giorni i colleghi mi scrivono o vengono a trovarmi per dirmi a quale sfruttamento sono sottoposti. È facile ricattare giornalisti che guadagnano pochi euro e che per difendersi da accuse ingiuste rischiano di spendere il corrispettivo di anni di lavoro. Alcuni mi dicono: «questi pochi euro che guadagno sono tutto quello ho, vi prego aiutatemi»”, ha raccontato.
“Se l’Ordine dei Giornalisti non riesce a tutelare anche questi colleghi”, ha proseguito Iacopino, “allora, io dico, l’Ordine è inutile! Dobbiamo fare di più. Qualcosa di utile per aiutare i colleghi lo abbiamo appena fatto, ad esempio facendo approvare la legge sull’equo compenso. C’è qualcuno che dice è una legge inutile. Non è vero, ma dobbiamo riuscire a farla rispettare. Ognuno deve denunciare le situazioni inaccettabili di sfruttamento che conosce”. Sulla proposta di legge sulla diffamazione, Iacopino ha aggiunto: “Quel testo approvato dalla Camera e ora in discussione al Senato è una vergogna”, ha tuonato Iacopino, “perché tutela i direttori togliendo la responsabilità dell’omesso controllo ma non fa altrettanto con i colleghi di più basso grado. Quando stabilisce che un giornalista precario deve pagare una multa da 5 a 10 mila euro, stabilisce di fatto che quel giornalista, con i pochi euro che guadagna, dovrà scrivere centinaia di articoli per poter pagare quella multe. Questa è una legge che dobbiamo cambiare”, ha concluso.
“La Costituzione e i Trattati internazionali – ha detto Spampinato – sanciscono che in democrazia i cittadini hanno diritto di conoscere tutti i fatti rilevanti di pubblico interesse senza omissioni e senza interferenza di alcun potere, perché altrimenti non sono cittadini consapevoli in grado di partecipare alla vita pubblica”. “Perciò chi impedisce ai giornalisti di informare i cittadini, chi li minaccia o li ricatta comicamente nega non solo il diritto di espressione di cronaca, ma un diritto di sapere che è di ogni cittadino. Chi minaccia i giornalisti, chi li imbavaglia fa un danno alla democrazia e all’interesse di tutti”.
LA CONSEGNA – I vincitori dei premi intitolati a 'Guido Polidoro' sono stati: Alessandro Biancardi (Primadanoi.it) e Nello Avellani (old.news-town.it) per la sezione dedicata al giornalismo online; Tiziana Pasetti (Donna moderna) per la carta stampata e Manuel Romano per il fotogiornalismo.