Giovedì, 18 Ottobre 2018 21:31

Smart City, la classifica dei 107 capoluoghi italiani: L'Aquila al 60° posto

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Milano è la città più smart d’Italia per il quinto anno consecutivo, con un distacco di quasi venti punti sulla seconda classificata; la città meneghina ottiene ottimi risultati soprattutto negli ambiti della solidità economica, della ricerca e della innovazione, del lavoro, anche se è ancora in ritardo nelle dimensioni ambientali. La segue Firenze che, per un soffio, strappa la seconda posizione a Bologna. Il capoluogo toscano registra risultati eccellenti sui fronti dell’attrattività turistico-culturale e della trasformazione digitale, collocandosi fra le prime città in Italia per mobilità sostenibile, stabilità economica, istruzione, lavoro, partecipazione civile ed energia. Bologna, invece, conferma la sua leadership negli ambiti del lavoro, dell’energia, della governance e della partecipazione civile. Trento, Bergamo, Torino, Venezia, Parma, Pisa e Reggio Emilia completano la classifica delle prime dieci smart city italiane.

Sono i dati che emergono da ICity Rate 2018 [potete scaricarlo qui], il rapporto annuale realizzato da FPA, società del gruppo Digital360, per fotografare la situazione delle città italiane nel percorso per diventare “smart”, ovvero più vicine ai bisogni dei cittadini, più inclusive, più vivibili. FPA ha individuato e analizzato 15 dimensioni urbane che in ambito nazionale e internazionale definiscono traguardi per le città (occupazione, ricerca e innovazione, solidità economica, trasformazione digitale, energia, partecipazione civile, inclusione sociale, istruzione, attrattività turistico-culturale, rifiuti, sicurezza e legalità, mobilità sostenibile, verde urbano, suolo e territorio, acqua e aria); le dimensioni tengono insieme 107 indicatori che, aggregati nell'indice finale ICity index, consentono di stilare la classifica finale tra 107 comuni capoluogo.

In questa speciale graduatoria, L’Aquila si piazza al 60° posto, perdendo due posizioni rispetto al 2017; precede Pescara (63esima), Teramo (76esima) e Chieti (81esima). E’ il secondo capoluogo del meridione d’Italia, dietro a Cagliari che è al 43esimo posto guadagnando quattro posizioni rispetto all’anno passato.

Un dato che cristallizza il divario tra il Nord e il Sud del Paese: le prime venti città in classifica appartengono, infatti, alle aree centro-settentrionali e sono collocate al Nord le sette città che hanno scalato più posizioni rispetto al 2017 (Pordenone, Cremona, Udine, Treviso, Biella, Lodi e Belluno). La coda della classifica è occupata, invece, da sole città meridionali, con Agrigento fanalino di coda che è preceduta da Vibo Valentina, Caltanissetta, Trapani, Crotone, Taranto, Enna, Brindisi, Caserta e Benevento. “Dal rapporto ICity Rate 2018 emerge quanto sia cruciale il ruolo del capitale umano nel determinare il posizionamento complessivo delle città – afferma Gianni Dominici, Direttore Generale di FPA – Le tre città leader nella classifica generale, Milano, Firenze e Bologna, infatti, lo sono anche negli ambiti trasformazione digitale e lavoro, e si collocano al vertice anche nelle dimensioni istruzione, attrattività turistico-culturale e partecipazione civile, risultati che in parte riflettono e in parte determinano il loro superiore dinamismo. D’altra parte, però, è altrettanto chiaro che la sostenibilità sia un obiettivo ancora lontano per le città italiane, anche per quelle più avanzate nello sviluppo della smart city, che appaiono in difficoltà nella gestione e conservazione della qualità dell’aria e dell’acqua, dei rifiuti e del territorio”.

Analizzando i dati dell’Aquila sulle 15 dimensioni individuate da FPA, si evince come la città ottenga i peggiori risultati proprio sull’indice del lavoro (68° posto) - analizzato su alcuni indicatori e, tra gli altri, l’incidenza occupazionale, la qualificazione della occupazione e il suo equilibrio, di genere e anagrafico - e sulla trasformazione digitale, che fa precipitare la città al 94esimo posto. Un dato assolutamente allarmante. E che si accompagna, evidentemente, alla scarsissima solidità economica della città, intesa come capacità – presente e futura – di produrre ricchezza: L’Aquila è al 76° posto.

Non va meglio per ciò che attiene alla innovazione e alla ricerca, con un misero 61° posto. D’altra parte, la città ottiene risultati più che soddisfacenti per ciò che attiene il grado di istruzione, con un lusinghiero 26esimo posto. Significa che i nostri giovani conseguono una formazione che, tuttavia, mettono a ricchezza altrove. Insomma, se davvero la vocazione individuata per la città di domani è la ricerca e l’alta formazione, ebbene c’è ancora tanta strada da fare. Vale lo stesso per la promozione del turismo: l’attrattività turistica e culturale pone il capoluogo abruzzese al 50° posto della classifica generale. Non proprio esaltante.

Male anche la mobilità sostenibile (57° posto) e la gestione dei rifiuti urbani (76° posto); preoccupante il livello d’inclusione sociale, che pone la città al 62esimo posto.

Come prevedibile, L’Aquila viene premiata, invece, dalle dimensioni che attengono al patrimonio ambientale: la città si piazza al 26esimo posto per la qualità dell’aria e dell’acqua, al 41esimo posto per il verde urbano, al 36esimo posto per ciò che attiene l’energia – l’andamento dei consumi, la qualità del servizio elettrico, l’adeguamento del patrimonio comunale – e addirittura al 3° posto assoluto, in Italia, per cura del suolo e del territorio.

E’ da qui che bisogna ripartire, evidentemente.

Un’ultima riflessione. Sono alcune città di media o piccola dimensione, tutte sotto i 100mila abitanti - proprio come L’Aquila - a registrare i progressi più significativi: Pordenone, Cremona, Udine, Treviso, Biella, Lodi e Belluno. Alcune di queste realtà (in particolare Pordenone e Belluno, ma anche Treviso e Lodi) si caratterizzano per l’ottima performance ottenuta in ricerca e innovazione grazie anche all’insediamento, nel capoluogo o nella provincia, di luoghi di concentrazione e promozione dell’innovazione produttiva. A questa caratteristica spesso si affianca quella di elevati livelli di sicurezza (Pordenone, Udine e Biella sono tra le prime dieci nell’indice settoriale), di buoni livelli di inclusione sociale (in particolare a Udine e Pordenone) e di buona gestione dei rifiuti (Treviso, Belluno e Pordenone sono tra le prime dieci nell’indice di ambito). Cremona si colloca nel gruppo grazie anche ai risultati ottenuti nella trasformazione digitale, nella mobilità sostenibile e nell’energia e Lodi ottiene un buon piazzamento anche nell’indicatore relativo al verde urbano.

Ecco, modelli da seguire ce ne sarebbero, prima che sia troppo tardi.

Ultima modifica il Venerdì, 19 Ottobre 2018 08:36

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