L’Italia del buon ecosistema urbano è principalmente l’Italia che fa bene e spende bene le sue risorse, che si evolve e pianifica le trasformazioni future, che non s’accontenta dello scenario contemporaneo, che in uno o più ambiti produce ottime performance o raggiunge l’eccellenza.
È l’Italia dei capoluoghi in testa alla graduatoria di Ecosistema Urbano di quest’anno: Mantova, Parma, Bolzano, Trento e Cosenza. Ed è anche l’Italia dell’AreaC e della mobilità condivisa di Milano, della gestione dei rifiuti di Oristano, Parma, Trento, Mantova, Treviso e Pordenone, della tramvia di Firenze (e magari in prospettiva quella dell’ambiziosa rete su binari di Palermo), che contiene lo spreco di acqua come Macerata e Monza, che investe sul solare come Padova, che teleriscalda 6mila studenti delle superiori come ha fatto Udine esattamente un anno fa. O ancora è quella parte di Paese che amplia gli spazi a disposizione dei pedoni come ha fatto Firenze, che allarga come Bergamo la Ztl fino a farla diventare la più estesa d’Italia o diventa bike friendly come Ferrara, Reggio Emilia, Bolzano con la sua ciclopolitana e Pesaro con la bicipolitana.
Attenzione a non leggere queste esperienze come casi isolati, best practice solitarie. Se è vero che persiste, ben salda, l’altra faccia della medaglia (i capoluoghi a tutt’oggi in allarme ora per smog e congestione, ora per i rifiuti o l’acqua) è altrettanto evidente una dinamicità, un cambiamento, uno sforzo di uscire dal passato che ha contaminato diverse città, che è ben strutturato e ha bisogno di essere sostenuto e agevolato.
È in sintesi la fotografia scattata da Ecosistema Urbano, l’annuale rapporto di Legambiente, giunto alla sua venticinquesima edizione, realizzato con il contributo scientifico di Ambiente Italia, la collaborazione editoriale de Il Sole 24 ore e con un contributo di Ispra sui corpi idrici.
Il dossier [puoi scaricarlo qui]
Il 25esimo rapporto Ecosistema urbano di Legambiente e Ambiente Italia, su dati 2017, si basa su 17 parametri raggruppati in 5 macroaree (aria, acqua, rifiuti, trasporti, ambiente, energia). A fronte di un ipotetico punteggio di 100 che spetterebbe a un capoluogo in grado di rispettare tutti i limiti di legge e di garantire una buona qualità ambientale per ognuno degli indicatori considerati.
Ebbene, le città che hanno ottenuto il punteggio più alto sono Mantova, Parma e Belluno; in fondo alla classifica, invece, Massa, Agrigento e Catania.
E l'Abruzzo?
I capoluoghi abruzzesi
Il capoluogo più 'verde' della Regione è Teramo che si piazza al 20° posto della classifica generale; seguono L'Aquila (48°), Chieti (64°) e Pescara (75°).
L'Aquila: luci e ombre su qualità dell'aria, male differenziata e depurazione
Come detto, L'Aquila è al 48° posto sui 104 capulouoghi di provincia censiti; perde una posizione rispetto al 2017.
La città ottiene ottimi risultati per ciò che attiene la dispersione della rete idrica, e cioé la differenza tra acqua immessa ed effettivamente consumata, per percentuale di rifiuti prodotti e per produzione di energie rinnovabili (solare fotovoltaico e termico). Luci e ombre consultando i dati della qualità dell'aria: se L'Aquila è tra le prime quattro città virtuose in Italia per concentrazione di polveri sottili, e tra le prime dieci per concentrazione di biossido di azoto, è al 72° posto, invece, per presenza d'ozono nell'aria (la graduatoria misura i giorni di superamento del limite giornaliero di 120 microgrammi a metro cubo come media mobile su 8 ore).
Inoltre, L'Aquila è tra i primi capoluoghi in Italia per offerta di trasporto pubblico; un dato sorprendente, per chi conosce la città, e che si spiega, tuttavia, col modello di calcolo che considera i km percorsi annualmente dal complesso delle vetture pubbliche divise per abitanti: ebbene, è chiaro che il risultato è 'falsato' dalla estensione del territorio che costringe i bus a percorrere un altissimo numero di km rispetto al numero di residenti.
D'altra parte, a conferma della poca attendibilità del dato, la graduatoria sul numero di auto circolanti ogni 100 abitanti, con L'Aquila che si piazza all'ultimo posto in Italia: è il capoluogo più motorizzato del paese.
I risultati sono negativi anche per presenza di isole pedonali (96° su 104, ma il dato è evidentemente 'falsato' dai processi di ricostruzione ancora in corso), per uso efficiente di suolo (95°, e ha influito ciò che è accaduto nel post terremoto). Piuttosto preoccupanti, invece, i dati sulla raccolta differenziata (L'Aquila è al 78° posto in Italia) e sulla capacità di depurazione, cioé sulla percentuale di popolazione residente servita dalla rete fognaria delle acque reflue urbane. Male anche il risultato sui consumi idrici domestici (68° su 104) e, come prevedibile, sui km di piste ciclabili, con la città che si piazza nelle ultime posizioni in graduatoria.