Giovedì, 08 Novembre 2018 13:27

Valerio Valentini incontra gli studenti del Liceo Cotugno

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Sui banchi del liceo Classico Cotugno dell’Aquila è nata la sua passione per la letteratura. La stessa passione che lo ha portato a vincere, nei mesi scorsi, il Premio Campiello, nella sezione “Opera Prima” per il suo romanzo “Gli 80 di Camporammaglia”, edito da Laterza.

Sabato prossimo Valerio Valentini, 27 anni, tornerà nel suo liceo, questa volta per salire in cattedra e parlare agli studenti di come da quei banchi è possibile disegnare il proprio futuro, ma anche del romanzo, che lo ha portato alla ribalta della cronaca, dedicato all'Abruzzo scosso dal drammatico terremoto del 2009 e a tutte le piccole realtà che ancora combattono col post-sisma, come “Camporammaglia di Sassa”, un immaginario paese in provincia dell’Aquila.

Valentini incontrerà tutte le quinte classi del liceo Classico, dislocate nelle varie sedi della scuola, in un dibattito itinerante: attualmente, infatti, il Cotugno non ha a disposizione un’aula magna dove poter organizzare questo tipo di iniziative.

"Devo dire che l'idea di tornare al Cotugno, in una veste così diversa da quella con la quale ho frequentato per cinque anni il liceo, un po' mi diverte e un po' m'inquieta” ha commentato l’autore. “Quando la preside Serenella Ottaviano e un paio di professoresse mi hanno proposto di andare a parlare del mio libro agli studenti della loro scuola, ho subito accettato con grande piacere: in qualche modo, mi sembra sia un'azione che chiude un cerchio, che dia una certa completezza al percorso di studi e di vita che, proprio dalle aule del Cotugno, è cominciato".

"Da quando mi sono diplomato, nell'estate del 2010, tante cose cambiate nella mia vita e in quella di chi lavora in quella scuola. E' evidente, mi pare, che la storia di questo liceo, all'Aquila, non possa che essere tormentata: ricordo peregrinazioni continue, cambi di sede e smembramenti già ai tempi in cui io ci studiavo. Da Villa Gioia alla Biblioteca provinciale (che almeno aveva il vantaggio del forno di Prata a due passi), poi Palazzo Quinzi e Palazzo Gaglioffi, e dopo ancora Via Da Vinci. Per dire di come l'incertezza e l'improvvisazione hanno sempre accompagnato le vicende di questa scuola. Certo, quello che sta succedendo in questi ultimi mesi ha del grottesco, ma a suo modo dice bene di una certa incapacità della città di ritrovare, o forse di trovare davvero, i suoi orientamenti fondamentali".

Ci si compiace per i palazzi dei privati che in centro tornano a uno splendore quasi eccessivo, ci si entusiasma per quel po' di frenesia serale tra le quattro vie luccicanti del centro, e poi non si riesce a pianificare una quotidianità che non sia necessariamente precaria. Problema che chiama in causa chi amministra il territorio a vari livelli, ovviamente, ma anche tutti noi che, in un modo o nell'altro, in quel territorio viviamo".

L’autore

Valerio Valentini è nato a L'Aquila nel 1991. Cresciuto a Collemare di Sassa, si è diplomato al liceo classico Cotugno nel 2010. Ha studiato Lettere moderne all'Università di Trento, dove si è laureato nel 2015, dopo un Erasmus in Francia e uno in Inghilterra, nel 2015, con una tesi su Pasolini e la descolarizzazione. Vive a Roma, dove lavora come giornalista politico al Foglio, dopo aver collaborato anche col Fattoquotidiano.it a Milano e col Corriere della Sera a Torino.

Il romanzo

Camporammaglia, da cui nasce il titolo del romanzo vincitore del premio Campiello,è un paese come ce ne sono tanti nell’entroterra> abruzzese, fagocitato dagli Appennini a 800 metri d’altezza, a mezz’ora di macchina dal primo supermercato. Ci vivono, in una orgogliosa e disperata indifferenza rispetto al resto dell’universo, più o meno ottanta persone, tutte con gli stessi due o tre cognomi, tutte aggrappate a un’apatia che le
protegge e le condanna.

Ma l’idillio è solo apparente, l’inviolabilità delle leggi dei padri è inevitabile che crolli quando la Storia finalmente irrompe, anche a Camporammaglia. Il terremoto, nella primavera del 2009, arriva a sconvolgere quell’intricato garbuglio di relazioni che da sempre tiene uniti gli abitanti del posto.

E così, com’è già avvenuto in passato di fronte a eventi più o meno epocali – poco importa che si trattasse del prolungamento della statale, della costruzione della piazza o della comparsa della prima televisione – Camporammaglia muta nella sua eterna fissità: continua ad arrendersi, e a resistere, come rimanendo sull’orlo di una capitolazione che però non avviene mai del tutto.

Gli 80 di Camporammaglia è un romanzo corale, un intrico di storie dense di coraggio e afflizione, un racconto che con impeto realista testimonia di un modo di stare al mondo che sembra già appartenere a un’epoca superata.

Ultima modifica il Giovedì, 08 Novembre 2018 13:56

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