Il collettivo Fuori Genere dell'Aquila aderisce alla Manifestazione Nazionale contro la Violenza Maschile sulle donne che si terrà sabato 24 a Roma.
“Scenderemo di nuovo in piazza” si legge in una nota del collettivo “urlando la nostra rabbia per le morti orrende di Desirèe e Pamela”.
“Scenderemo in piazza per Roxana Zenteno, uccisa il 17 novembre 2018 da suo marito, Marco Buscaglia che l’ha soffocata con un cuscino nel sonno e poi ha detto ai due figli: “la mamma dorme”.
“Scenderemo in piazza per Antonella Laurenza e sua sorella, insegnante, uccise il 15 novembre 2018 nella cartoleria dei genitori dal finanziere Marcello De Prata, marito di Antonella”.
“Andremo ad urlare la nostra rabbia per tutte le donne uccise, al ritmo di una ogni due giorni, e per i loro figli rimasti orfani a causa di un fenomeno drammatico che nessuno vuole riconoscere nella sua effettiva dimensione”.
“Il 24 novembre saremo in piazza, insieme a migliaia di sorelle provenienti da tutta Italia, per manifestare il nostro dissenso contro le politiche di questo governo. L’abbiamo sempre detto ma oggi bisogna urlarlo a voce ancora più alta: no alle politiche securitarie e razziste sui nostri corpi!”.
“Questo governo, tramite il dl sicurezza, che secondo molti, sarebbe uno strumento a difesa delle donne, non fa che esporre le donne migranti, sopravvissute ad abusi, violenze e stupri, ad ulteriori violenze e sfruttamento, privandole delle poche tutele di cui ora possono godere”.
“Toglie alle migranti e toglie alle italiane, minimizzando, di fatto, tramite il disegno di legge sull’affido condiviso del senatore Pillon, la questione della violenza domestica e della drammatica disparità tra i generi che ancora caratterizza l’Italia del 2018”.
“Quasi il 30% delle donne lascia il lavoro dopo il primo figlio; muore una donna ogni due giorni per mano del compagno; i servizi per la maternità sono ridotti all’osso (mancanza di asili nido); il congedo di paternità, già ridicolo, non è stato rifinanziato; il drammatico peggioramento del sistema sanitario nazionale grava in maniera ancora più tragica sulle donne ( solo per fare un esempio la chiusura dei punti nascita); l’assenza totale di una politica culturale e scolastica che dia accesso, finalmente, ad una consapevolezza piena sulla salute sessuale e riproduttiva e lo svuotamento progressivo della legge 194. E i partiti al governo che fanno? Propongono un decreto che, di fatto, rende più difficile il divorzio, promuovono mozioni “per la vita” con l’unico scopo di minare definitivamente la legge sull’aborto e fanno dei migranti l’unico capro espiatorio”.
“Noi non ci stiamo! “La libertà di abortire non si tocca, il ddl Pillon non si riforma, si blocca!”.