L'Aquila perde uno dei suoi figli più cari.
All'età di 89 anni se ne è andato Mario Badia. "Partigiano" si definiva, ancor prima di dire il suo nome.
Badia doveva essere il decimo dei Martiri aquilani, quel 23 settembre 1943, allorquando un gruppo di giovani partigiani fu catturato sulle montagne, a Collebrincioni; non vollero portarlo con loro, però: "statte a casa amico mio, perché sci troppo quatrano" gli disse Giorgio Scimia.
"Fin da quando avevo 14 anni ho lottato per la Repubblica", raccontò Mario Badia in una intervista rilasciata a Il Centro. "Nell’inverno tra il 1943 e il 1944, sono stato arrestato due volte dai tedeschi e incarcerato a San Domenico nel 1944. La liberazione nel 1946 mi ha portato ad aderire al Partito repubblicano per sconfiggere la monarchia di Vittorio Emanuele III che aveva dichiarato guerra alla Francia e all'Inghilterra. A 17 anni ho costituito il gruppo giovanile dei repubblicani all’Aquila, insieme a circa 200 ragazzi. Abbiamo fatto la campagna referendaria a favore della Repubblica. Operavamo tutti i giorni, anche la notte, per affiggere manifesti, fare comizi. Non potevamo votare perché ancora non avevamo compiuto i 21 anni. Vinse la Repubblica e io ho proseguito con la mia azione politica. Nel 1975 sono stato consigliere comunale del Partito repubblicano, poi assessore nel 1980".
Per la Repubblica rifarei tutto ciò che ho fatto, ripeteva Mario Badia ogni 2 di giugno. La sua festa. "Ero al fianco dei 9 Martiri nella guerra di liberazione; avevamo fatto danni all’esercito tedesco che alloggiava in una tendopoli alla Villa. I tedeschi mettevano le scarpe fuori le tende per dormire, noi le prendevamo e le portavamo via. Azioni di disturbo e scherzi da ragazzi. Oggi non c’è più un re e chi non l’ha vissuta non può capire che significa la parola monarchia", il suo monito.
"Un uomo eccezionale, colto, attento ad ogni vicenda umana e politica della città", così ha voluto ricordarlo la deputata Stefania Pezzopane. "Era sempre presente ad ogni evento importante, non c’era 25 aprile, 1 maggio a cui lui potesse mancare. E anche quando gli anni e la salute gli avrebbero sconsigliato la presenza, era lì al freddo a manifestare il senso civico e l’appartenenza alla sua patria. Era un partigiano, perché aveva scelto da che parte stare negli anni in cui giovanissimo scelse il rifiuto del fascismo e del nazismo, ma anche in questi nostri difficili tempi ci ricordava, con la sua convinta adesione all’Anpi e ad ogni evento per la tutela dei valori della Costituzione, quanto fosse stato importante conquistare la democrazia e quanto dia oggi importante difenderla. Onore al partigiano Mario Badia. Un aquilano buono ed amato".