Mercoledì, 06 Marzo 2019 13:24

L'Aquila ha il suo giardino delle Giuste e dei Giusti dell'umanità

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Oggi è la "Giornata dei Giusti dell’umanità" e, per l'occasione, è stato inaugurato il "Giardino delle Giuste e dei Giusti" presso la sede provvisoria del Convitto Nazionale "Domenico Cotugno" in via Ficara 7, a L'Aquila.

Un luogo della memoria, un monito affinché si promuova l'idea della condivisione, dell'impegno contro ogni forma di violenza, sopraffazione, discrimazione in una epoca segnata dalla paura - ha tenuto a sottolineare la preside Serenella Ottaviano - in un 'non luogo', un Musp, laddove i ragazzi si ritrovano ancora frequentare le lezioni, a dieci anni dal terremoto, in un 'non giardino', un pezzo di verde che cinge la struttura removibile, in attesa di tornare nella sede storica del Cotugno. 

Giardini dei Giusti sono presenti in tutto il mondo: sono spazi pubblici, luoghi di memoria certo ma anche di incontro e di dialogo, in cui organizzare iniziative rivolte a studenti e cittadini per mantenere vivi gli esempi dei Giusti non solo in occasione della messa a dimora di alberi ma durante tutto l’anno.

Giusti 5L'idea di realizzarlo a L'Aquila è stata del professore David Adacher: "I Giardini dei Giusti e delle Giuste sono nati alla fine degli anni '90, diffusi in tutto il mondo, come logica e naturale prosecuzione dei Giusti tra le Nazioni; dal 2012, poi, una legge europea ha istituito la Giornata dei Giusti e delle Giuste dedicata a coloro che si sono prodigati per aiutare chiunque avesse sopportato violazioni dei suoi diritti. Si stanno aprendo giardini in tutto il mondo, luoghi di incontro e condivisione delle conoscenze. Ebbene, con l'Istituto di Storia della resistenza e dell'Italia contemporanea abbiamo pensato di crearne uno a L'Aquila, in assoluta sinergia col Convitto Nazionale e con i licei annessi. Abbiamo dato vita ad una commissione mista, intitolando il giardino a personalità non soltanto del passato e non soltanto aquilane. Ogni anno, poi, allargheremo il giardino ad altre figure particolarmente rappresentative della lotta in difesa dei diritti umani".

Entusiasta la reazione dei ragazzi. "Lavoreremo con i diversi indirizzi per diffondere ulteriormente l'idea del Giardino dei Giusti: il linguistico si occuperò di tradurre le schede in inglese, altri faranno ricerca, il liceo musicale, in particolare, si è prodigato per comporre un brano per l'occasione, scritto da un ragazzo del terzo anno, Francesco, suonato dai nostri studenti e diretto da lui". Insomma, una sorta di "educazione alla cittadinanza". 
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"Si tratta di una iniziativa innovativa, e di cui abbiamo bisogno ìn questo periodo in cui, troppo spesso, vengono a mancare memoria e giustizia", le parole di Tommaso Cotellessa, rappresentante degli studenti.

 

I Giusti ricordati a L'Aquila

AMALIA AGNELLI (L'Aquila, 16 marzo 1899 - 7 marzo 1957)

Durante gli anni dell’occupazione tedesca a L’Aquila è stata di infaticabile supporto ed aiuto agli ex prigionieri alleati e slavi, agli esponenti della resistenza aquilana, agli ebrei fuggiaschi dai rastrellamenti. La cartolibreria in Piazza Palazzo, da lei gestita, era il centro ed il motore per la riconquista della libertà dal fascismo.

Giusti 6LUIGI SANTOMARRONE (L’Aquila, 21 luglio 1893 - Dachau, 7 febbraio 1945).

Fabbro residente a Roio Piano. Per aver dato accoglienza con la sorella Annina un ex prigioniero inglese, probabilmente in seguito ad una delazione viene catturato e deportato a Dachau (primo numero di matricola 67249, classificato con la categoria SCHULTZ - deportato per motivi di sicurezza) dal 28 aprile 1944 fino alla morte.

ANNINA SANTOMARRONE (L’Aquila, 16 febbraio 189? - Ravensbrück, data incerta).

Sarta di Roio Piano. Viene catturata per aver dato accoglienza con il fratello Luigi ad un ex prigioniero inglese; è condannata dapprima a cinque anni di reclusione e poi inviata in Germania. Fra le motivazioni che la spingevano all’accoglienza dei POWs (prisoner of war) anche al rischio della vita, vi erano forti convinzioni religiose ribadite nelle sue ultime parole, secondo quanto riferisce lo storico inglese Roger Absalom: «Non li ho aiutati perché erano inglesi, ma perché sono una cristiana e anche loro sono cristiani». Viene infine deportata a Ravensbrück (primo numero di matricola 83844, classificata con la categoria POL - deportato politico) dove muore.

GIULIO ALEANDRI (L’Aquila, 15 agosto 1927 - 13 agosto 1944).

Dopo aver ospitato per un periodo ex prigionieri slavi ed inglesi nella casa di famiglia, provvede a rifornirli, nei loro nascondigli, di armi e generi alimentari. Muore non ancora diciassettenne per lo scoppio di un ordigno bellico.Giusti 4

MARIELLE FRANCO (Rio de Janeiro, 27 luglio 1979 – 14 marzo 2018).

Politica, sociologa e attivista brasiliana, si è battuta per i diritti umani, in particolare delle donne e dei giovani neri emarginati nelle favelas, nonché per la difesa della comunità LGBT. Nel Consiglio municipale di Rio de Janeiro ha presieduto la commissione per la difesa delle donne ed è stata membro di una commissione incaricata di monitorare l'azione della polizia federale, di cui ha denunciato gli abusi e le violazioni dei diritti umani. Viene assassinata con il suo autista. I proiettili di calibro 9 usati dagli assassini provenivano da una partita destinata alla polizia brasiliana.

ABDEL KADER HAIDARA (Timbuktù, 1965).

Bibliotecario e conservatore di manoscritti antichi. Dal XVI secolo, la sua famiglia si è dedicata alla raccolta di volumi centenari e ha fondato l’Ahmed Baba Institute a Timbuctù, dove erano conservati oltre 350.000 manoscritti. Subentra a 17 anni al padre alla guida della fondazione. Nel 2012 i miliziani fondamentalisti occupano Timbuctù. Con i colleghi dell’associazione delle biblioteche (da lui stesso fondata 15 anni prima) decide di porre in salvo questo patrimonio della cultura mondiale. Per otto mesi, coinvolgendo gli abitanti e centinaia di imballatori e corrieri, i manoscritti (nascosti in casse e in barili d'olio) vengono contrabbandati oltre le zone controllate dai jihadisti: solo 4.000 testi vengono distrutti. Nel gennaio 2013 i soldati francesi liberano la zona. Abdel è particolarmente orgoglioso di aver salvato un manoscritto, opera di un intellettuale e sacro guerriero Sufi che governò brevemente Timbuctù nel XIX secolo. Quest’uomo, sostiene Abdel, era un jihadista nel senso originale e migliore della parola: un uomo che conduce una guerra dentro di sé contro le idee malvage, i desideri e la rabbia e li soggioga alla ragione e all’obbedienza ai comandamenti di Dio. «Una bella lezione – commenta Abdel - per chi invece semina il terrore».

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Ultima modifica il Mercoledì, 06 Marzo 2019 16:33

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