Giovedì, 30 Gennaio 2014 12:32

Rapporto sull’immigrazione in Abruzzo: poco lavoro ed emergenza sfruttamento

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Sono stati da poco presentati a Roma, alla presenza del Ministro Kyenge, i dati contenuti nel XXIII Rapporto sull’Immigrazione. Il dossier, redatto annualmente dalla Fondazione Migrantes e da Caritas Italiana, fornisce un’analisi organica del fenomeno delle migrazioni, mediante la presentazione di dati statistici integrati con un dettagliato quadro delle condizioni socio-lavorative dei migranti nelle province italiane.

Stando ai dati contenuti nel Rapporto, nella regione Abruzzo, attualmente, i cittadini stranieri sono complessivamente 74.939, con un’incidenza sulla popolazione del 5,7%, una percentuale molto inferiore rispetto alla media nazionale. L’Aquila e Teramo le due province con il maggior numero di residenti stranieri. 

Sono moltissimi i lavoratori nati all’estero occupati nell’economia abruzzese (oltre 72mila). Le previsioni sulla composizione demografica dell’Abruzzo nei prossimi vent’anni, dunque, suggeriscono un forte incremento della popolazione regionale - soprattutto quella nella fascia di età dei 15-64 - conseguente alle dinamiche migratorie. In altre parole, si continuerà ad avere una rilevante presenza di donne e di uomini in età lavorativa che dovranno essere accolti ed inseriti attraverso mirate politiche formative nel mercato occupazionale.

Ragion per cui l’approfondimento regionale ha riservato, quest’anno, particolare attenzione al tema del lavoro e della formazione professionale, senza prescindere dal grave tema dello sfruttamento in cui versano tanti migranti in Abruzzo. Con riferimento ai dati del dossier, in Abruzzo - nell’ultimo triennio - si registra un significativo ridimensionamento generale dei livelli occupazionali a causa della crisi economica. Le criticità che il mercato del lavoro si trova a dover fronteggiare, interessano ormai anche la componente straniera, tradizionalmente attestata su maggiori livelli occupazionali rispetto alla forza lavoro italiana.

Moltissime, infatti, sono le imprese straniere che insistono sul territorio regionale: in percentuale l’8,2% sul totale delle imprese abruzzesi.

Quanto ai lavoratori occupati, e alla distribuzione per provincia e ambito, se la provincia di Teramo registra una propensione degli stranieri all’occupazione nel settore industriale, della manifattura e dell’agricoltura, Pescara si distingue per i servizi e per l’assistenza familiare, Chieti per l’industria e L’Aquila sia per le costruzioni che per l’agricoltura, soprattutto nella Marsica. Ed è proprio qui, dove cioè è maggiore il numero di occupati nel settore agricolo, che vengono riscontrati i più gravi e frequenti episodi di sfruttamento lavorativo degli immigrati.

Negli ultimi anni sono arrivati nel Fucino migliaia di cittadini stranieri che lavorano per poche decine di euro e poi vivono in posti di fortuna pur di risparmiare e mandare a casa i soldi per la famiglia. Alcune aziende impegnate nell’agro-industria nella Piana risultano aver fatto da prestanome, dietro compenso, per contratti di lavoro (anche 200 per ogni azienda coinvolta) che, per la loro natura fittizia, si sono risolti appena qualche giorno dopo l’arrivo di queste persone. Parallelamente, molti lavoratori immigrati sono stati sostituiti da connazionali irregolari, costretti, proprio per la maggiore vulnerabilità alla condizione giuridico-amministrativa, ad accettare turni di lavoro di 12-14 ore e una paga di 2,5 euro l’ora.

Tuttavia, il territorio registra anche alcune esperienze positive. In alcuni centri della Marsica si sono insediate già da un ventennio comunità di immigrati, come quella albanese, che si sono rese protagoniste di un percorso virtuoso di integrazione locale. A questi si aggiungono i quasi duemila lavoratori provenienti dalle regioni dell’Africa nord-sahariana, regolarmente assunti da imprese agricole.

Un altro settore caratterizzato dall’irregolarità lavorativa è quello del cosiddetto “badantato” : l’indagine a riguardo svolta in Abruzzo e, nello specifico, nel chietino, conferma che solo una netta minoranza di donne in questo ambito è stata assunta regolarmente. Per ciò che riguarda l’attuazione delle politiche di integrazione sociale e dell’inclusione economica e lavorativa, Migrantes Abruzzo ha rivolto particolare attenzione alle famiglie di etnia rom, mediante l’istituzione di un tavolo di lavoro e cicli di seminari formativi, laboratori interculturale nelle scuole primarie, promozione di tirocini formativi e corsi di formazione, attività di orientamento e sostegno alla creazione di libera impresa.

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