Piricchio Comedy Show, così si intitola lo spettacolo che si è tenuto venerdì scorso presso la Casa del Teatro, a Piazza d'Arti.
Piricchio non è un clown come gli altri. Non ha il naso rosso o il viso truccato di bianco. Non indossa pantaloni a vita altissima, anzi, i suoi di pantaloni hanno il brutto vizio di slacciarsi e cadere per terra nei momenti meno opportuni! La comicità, in ogni caso, non manca e lo dimostrano le ininterrotte risate che hanno accompagnato la performance dall'inizio alla fine.
Far ridere, però, non è facile come raccontare una barzelletta agli amici, soprattutto quando il pubblico è quello inclemente e irrequieto dei bambini, immuni da quel perbenismo che impone, invece, a noi adulti di stare fermi e zitti ed applaudire quando richiesto.
Franco di Berardino, il nostro Piricchio, lo sa bene. Studia in Argentina, infatti, prima come equilibrista e poi come mimo corporeo e porta sul palco l'esperienza di un decennio di teatro di strada. Ad occhi attenti lo spettacolo rivela, infatti, una continua opera di ricerca e di studio; ma anche la prontezza derivante dalle esperienze in strada che gli consente di tenere una porta aperta al caso e agli inconvenienti per sfruttarli in modo da creare ogni volta una performance diversa e inaspettata: ogni spettacolo è una sfida, una prova.
Anche se all'inizio si presenta come un mago un po' inesperto, Piricchio sarà capace di stupire il suo pubblico con clavette, monociclo e contact, dimostrando piena padronanza degli strumenti della giocoleria (acquisita da autodidatta). È davvero un peccato che nel nostro paese il teatro di strada non sia tenuto in grande considerazione: è visto più che altro come una cosa per “fricchettoni” e “alternativi”.
Quella di Franco è stata la scelta coraggiosa di lasciare un posto fisso in fabbrica per seguire la sua passione, portando in scena con umiltà e simpatia le debolezze e la goffaggine che invece noi tentiamo di nascondere nel quotidiano. Racconta che non è stata una scelta facile, barattare la stabilità per la creatività. Non si stenta a crederlo, ovviamente.
Personalmente, sono tornata a casa con la felice consapevolezza che è ancora possibile fare scelte coraggiose e che, a volte, sono ripagate (non in termini economici, ma con cose migliori dei soldi). Lasciando il teatro si respira ancora un po' quell'aria di magia. Saranno state le bolle di sapone, la marmotta che sgusciava fuori dalla tasca, o forse gli occhi dei bambini, catturati, magnetizzati, meravigliati da questo spettacolo.
Ludovica LeMieValigie