Giovedì, 04 Aprile 2019 17:26

'6 aprile 2019: da qui al ventennale': la voce degli adolescenti aquilani

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Si definiscono "gli invisibili", dimenticati dalla cittadinanza e strumentalizzati dalla politica. "I giovani sono il futuro, non è solo uno slogan da campagna elettorale" dice Tommaso Cotellessa, diciotto anni, aquilano e rappresentante d'istituto del Cotugno dal 2015. E' tra i promotori dell'evento "6 APRILE 2019: Da qui al Ventennale" che si svolgerà sabato prossimo al Parco del Sole a partire dalle 14.30. "Sarà un'assemblea aperta agli studenti di tutti gli istituti superiori aquilani e alla cittadinanza", spiega.

Il titolo dell'evento ne definisce il senso. "Vogliamo guardare al sei aprile 2029. Quando saranno passati venti anni dal sisma noi, ragazzi e adolescenti di oggi, dove saremo? Come sarà la città? Quale sarà il nostro futuro? Il ricordo del 6 aprile 2009 deve rappresentare, per noi aquilani, uno stimolo a confrontarci sulla nostra idea di città". La generazione di studenti cresciuta nei Musp sente il bisogno di "parlare del passato ma soprattutto del presente, di come stiamo vivendo il dopo terremoto, perché -aggiunge Tommaso- passato e presente sono in funzione del futuro".

Stanchi del "vittimismo e delle polemiche", gli adolescenti aquilani che hanno vissuto gran parte delle loro esistenze in una "non città", ora vogliono essere presi in considerazione quali protagonisti della tanto sbandierata 'ricostruzione sociale'. "Abbiamo vissuto il trauma del terremoto che si è protratto per anni per poi essere vittime della psicosi sulla sicurezza che ha fatto perdere totalmente la lucidità e che nessuno, a partire dalle istituzioni, ha saputo gestire. Tutti hanno iniziato a dire la propria senza avere competenze. Nessuno ha avuto il coraggio di dire cosa è giusto e cosa è sbagliato, cosa è vero e cosa è falso. Ci hanno trattato come pacchi, hanno smembrato le nostre scuole e, insieme ai luoghi fisici, la nostra identità. Diritto allo studio -sottolinea Cotellessa- non vuol dire solo avere un tetto sicuro sulla testa ma anche avere spazi adeguati. La scuola è tutto. La scuola è la formazione di un uomo. Se noi la screditiamo in questo modo, che uomini troveremo in futuro?"

In seguito alle scosse di terremoto del gennaio 2017, e sulla base di verifiche di vulnerabilità del 2013, iniziò il travagliato iter [qui gli approfondimenti] che portò alla decisione della Provincia e del Comune dell'Aquila di spacchettare il Convitto Nazionale 'D. Cotugno' e i licei afferenti, distribuendo gli studenti in tre scuole diverse così da consentire i lavori di adeguamento sisimico e riportare alla piena agibilità la struttura. I ritardi degli interventi, tuttavia, impedirono, lo scorso settembre, la riapertura della scuola. Attualmente gli studenti sono dislocati in cinque plessi diversi. "Noi del Cotugno in particolare abbiamo vissuto i doppi turni. Essere divisi ti dà un senso di precarietà continuo, quotidiano. Condividiamo gli spazi con i ragazzi di altri istituti e non vediamo più quelli che frequentano il Cotugno come noi. Non sappiamo più nemmeno quali siano i nostri compagni di scuola".

Tra ricorsi al Tar, promesse non mantenute e il disinteresse di parte della cittadinanza e delle istituzioni rispetto alle reali esigenze dei ragazzi ("gli adulti ci dicono sempre di pensare solo a studiare") gli studenti non hanno perso la lucidità, per usare le parole di Tommaso. Al lassismo hanno reagito assumendosi la responsabilità di agire, di partecipare alla vita politica, cogliendo al meglio le opportunità di una città in transizione. "Dopo il terremoto, ma soprattutto da qualche anno a questa parte, tra noi ragazzi si è sviluppato un forte senso politico, la necessità di non pensare soltanto a noi stessi ma alla comunità. Io faccio politica -dice fiero- e cerco di farlo tutti i giorni perché è la missione che uno sente nei momenti difficili, quando ti senti preso in giro. Ci avevano detto che a settembre 2018 saremmo tornati al Cotugno e invece il rientro è slittato già al 2020. Ho partecipato a incontri con il presidente della Regione e della Provincia ma ci promettevano mille e ci davano dieci. Non so di chi è davvero la colpa ma in tanti hanno fatto errori. Anche i nostri genitori hanno sbagliato perché si sono fidati troppo delle istituzioni".

Gli adolescenti aquilani rifiutano la retorica delle ricorrenze. Per loro il decennale non è il momento dei bilanci. "Ricordare non è solo un dovere, ma è un nostro diritto. Il terremoto ci ha fatto entrare nella storia ma nella quotidianità poi ci scordiamo di aver vissuto un evento storico. Non dobbiamo avere paura di guardarci indietro perché è l'unico modo per iniziare a ridefinire ciò che è ordinario e ciò che è strordinario, la base per cambiare davvero questa città. Ogni 6 aprile abbiamo il dovere di fare questo: guardare al passato, comprenderlo, per guardare con più lucidità al futuro". Da dove ripartire? "Dall'associazionismo -dice Tommaso sorridendo- la comunità politica che abbiamo creato è il frutto più bello del dopo terremoto".

Essere ascoltati: questo il senso dell'assemblea di sabato. "Vogliamo aprirci alla città, per essere finalmente presi in considerazione dalla cittadinanza. Per questo, oltre agli studenti, abbiamo invitato i genitori, i professori, i dirigenti scolastici, il sindaco Pierluigi Biondi, l'ex primo cittadino Massimo Cialente. Negli ultimi quattro anni io e i miei compagni ci siamo spesi tanto per il Cotugno e per la città perché ne sentivamo davvero il bisogno. Questo mi ha legato tantissimo a L'Aquila. Se prima la odiavo, poi ho capito che dovevo amarla per poterla cambiare. E' questo che vorremmo far capire a tutti".

Ultima modifica il Venerdì, 05 Aprile 2019 08:55

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