In questi giorni, passeggiando per le vie del centro storico, non è raro incontrare persone che, mappe o telefonini alla mano, girano alla scoperta della città; il trenino L'Aquila Explorer è spesso pieno di turisti che, oltre agli aquilani curiosi di sperimentare la novità, fanno una corsa esplorativa dei principali monumenti. Segnali di un rinnovato interesse per L'Aquila e il suo comprensorio da parte di turisti italiani e non, che può ricondursi di certo alle celebrazioni per il decennale del sisma ma che rappresentano, altresì, i primi risultati delle azioni messe in campo dalle Istituzioni per rendere turisticamente attrattivo il territorio sebbene ci sia ancora tanto da fare, in particolare per lo sviluppo della montangna, e del Gran Sasso in particolare.
"Nell'ultimo trimestre, a partire da maggio, nel nostro albergo abbiamo registrato un importante aumento delle presenze e di conseguenza dei ricavi", spiega a newstown Roberto Laglia, direttore dell'Hotel Federico II, con una esperienza più che ventennale nel settore della ricettività, prima a Pescasseroli e poi a L'Aquila. "Siamo a tutt’oggi attestati su un incremento medio del 30% che, purtroppo, va a ridursi a circa il 10% se consideriamo i mesi precedenti che pure hanno segnato un progressivo miglioramento a partire da febbraio e marzo che, almeno per noi, erano stati assai negativi. Le previsioni sono buone anche per agosto e settembre. A seguire è tutto da vedere, meglio non sbilanciarsi".
La città sta rientrando progressivamente nei circuiti turistici nazionali e internazionali, "e questo rientro va di pari passo con la riapertura di importanti siti del patrimonio artistico e culturale: la Basilica di San Bernardino, la Basilica di Santa Maria di Collemaggio, la Chiesa delle Anime Sante, la chiesa di San Silvestro, oltre a tutti i palazzi storici e numerosi altri siti fuori città".
Laglia spiega come conti, in particolare, il brand complessivo, come viene percepita la città in termini di qualità della vita. "Il turista è un cittadino temporaneo che vive tutti i nostri disagi quotidiani e naturalmente anche le cose buone. Ma lo fa con un occhio più critico, l’occhio di chi non è si è assuefatto. E poi racconta. Non mi stanco mai di ricordare, soprattutto a me stesso, che la scelta di una destinazione per il turista è da sempre basata su tre elementi: sogno, esperienza e racconto. Sognare di vivere in un posto credo sia la prima motivazione che ci spinge a partire; a seguire la promessa di ogni altro tipo di esperienza che si può vivere una volta arrivati. Poi c’è l’esperienza vissuta in prima persona, in loco, che deve essere all’altezza della promessa. Quindi il racconto che se ne fa. Prima erano tre momenti nettamente distinti: si sognava su cataloghi, sulle foto, sui racconti degli amici. Si partiva e si raccontava, una volta a casa, l’esperienza. Ora tutto questo è diventato un minestrone; d'altra parte, siamo totalmente connessi: con gli smartphone possiamo raccontare mentre sogniamo e mentre viviamo l’esperienza. In questo senso, la nostra montagna è un elemento imprescindibile per aumentare il potenziale dell'offerta turistica del territorio: se il cuore della città, con tutti i problemi legati alla complessità della ricostruzione, va avanti nella sua rinascita, la montagna, purtroppo, segna ancora il passo".
Quali sono le caratteristiche dei vostri ospiti, com'è il "turista tipo" che alloggia in città? L'Aquila era una città abituata a lavorare, nel settore della ricettività, con dirigenti d'impresa, docenti universitari e partecipanti a concorsi pubblici. C'è ancora questo tipo di clientela?
"Se prendiamo in senso stretto la definizione di turista, cioé chi pernotta per almeno una notte in un posto, possiamo affermare che ancora siamo legati ad un turismo business, quindi uomini d'affari, professionisti, maestranze che vengono in città prevalentemente dal lunedì al venerdì per lavoro o per convegni. Molto importanti e trainanti sono gli eventi, sia ricorrenti, come i concorsi della Guardia Di Finanza, sia quelli legati alla galassia universitaria o che che si svolgono una tantum, come è accaduto con recenti campionati universitari studenteschi.
Se consideriamo invece quello che la parola turista vuol dire nel senso comune, ovvero il turismo leisure (tempo libero), lo vediamo concentrato per lo più nei weekend. E’ qui che abbiamo notato un interessante aumento delle presenze. Parlo di percentuali d'occupazione media vicine al 75%. Fino a qualche anno fa eravamo prossimi allo zero. Molte coppie di anziani, motociclisti, cicloturisti, qualche famiglia.
Importante è sottolineare come ci sia interesse concreto nei cosiddetti gruppi di serie, cioé gruppi ben tipizzati che programmano i loro tour almeno con un anno di anticipo e prenotando diverse date. Abbiamo avuto quest’anno 8 soggiorni di due notti di turisti francesi che ci hanno già prenotato 11 soggiorni per il prossimo anno. Purtroppo, almeno al momento, si è completamente azzerato il movimento di presenze legato agli eventi sportivi del weekend a causa della débâcle (a volte è meglio dirlo in francese) delle squadre di rugby e calcio della città".
Anche quest'anno avrà luogo la manifestazione legata al jazz per le vie del centro storico: ritieni che eventi simili - solitamente promossi dall'amministrazione della città e della Regione - riescano a influire sulle presenze turistiche?
"Sì, naturalmente, purché si riesca a governare il meccanismo virtuoso di sogno, esperienza e racconto a cui ho accennato prima. Per esempio, le luminarie dello scorso Natale avrebbero senso se ripetute ogni anno, come appuntamento fisso. Il successo della Perdonanza dello scorso anno avrà sicuramente delle ripercussioni positive quest’anno. La manifestazione jazz deve trovare finalmente una sua riconoscibilità e unicità a livello internazionale ma fino ad ora, per vari motivi, ha subito ogni anno un cambiamento. Le cose non bisogna saperle fare bene una volta, bisogna saperle fare bene sempre. Le iniziative devono avere una vision almeno a medio termine perché possano portare risultati concreti e strutturali. Vedo da sempre uno scollamento tra gli attori della filiera, a qualsiasi livello. Questo si è tradotto quasi sempre in iniziative spot, decise all’ultimo momento e che non hanno avuto alcun effetto significativo".
I dati relativi al 2018, elaborati dall'Istituto Nazionale Ricerche Turistiche, sono piuttosto positivi soprattutto per le aree interne. Cosa si prospetta secondo te per l'anno in corso?
"Come detto in precedenza anche i dati relativi al nostro hotel sono, al momento, positivi. Quindi confermo la previsione di un continuo crescendo per i prossimi anni legato soprattutto alla rinascita della città. Lo dico anche perché sono un ottimista: ho lasciato quattro anni fa un lavoro e una posizione consolidata per tornare a lavorare qui. E' stata una scommessa nella quale ho coinvolto la mia famiglia che per il momento, tra tante difficoltà, mi sta dando ragione. Questo non vuol dire che essendo il trend positivo le cose vadano bene in assoluto. Tutte le aziende turistico-ricettive si trovano ancora a combattere con numeri non sempre sufficienti a garantire un lavoro tranquillo che porti anche degli utili. Ogni azienda ha importanti potenzialità soprattutto in termini di aumento della forza lavoro che si potranno concretizzare solo tra qualche anno".
Un'ultima cosa: tre idee, consigli, suggestioni che farebbero bene alla città per incrementare l'incoming?
"Il consiglio zero, per tutti, è di avere pazienza. Poi torno a sollecitare il convention bureau, di cui si è tanto parlato ma che ancora non vede la luce. E migliorare i siti internet istituzionali che raccontano il territorio e danno accesso ai trasporti, leggibili e multilingua. In ultimo, sogno delle stazioni dei bus pulite ed accoglienti, con un minimo di confort per i viaggiatori; abbiamo, per fare un esempio, una fermata bus molto frequentata da turisti di fronte le Casermette dove non c'è neanche una pensilina per ripararsi dalle intemperie. Bisogna stare attenti anche a come si dà il benvenuto e l’arrivederci".