Domenica, 18 Agosto 2019 21:20

Oltre la polemica sugli spettacoli a pagamento della Perdonanza, che cosa resterà dei finanziamenti messi in campo per lo sviluppo delle potenzialità culturali?

di 

E dunque, "per alcuni eventi della Perdonanza Celestiniana i posti a sedere saranno a pagamento: il ricavato della vendita dei biglietti sarà utilizzato dal Comitato Perdonanza per sostenere i giovani che intendono formarsi all'Aquila". Poche righe comparse sul sito ufficiale del giubileo aquilano, per annunciare una novità che sta facendo discutere, e non poteva essere altrimenti. 

"La decisione di rendere a pagamento alcuni concerti - ha spiegato il vice sindaco Raffaele Daniele, coordinatore del Comitato - è legata al fatto che gli artisti (ed in particolare Il Volo, Enrico Brignano, Fiorella Mannoia & friends che chiuderanno la kermesse e i protagonisti della serata inaugurale) si esibiranno gratuitamente, ma hanno manifestato la volontà di lasciare un segno alla città. Da qui l'idea di prevedere una tariffa per i posti a sedere, destinando il ricavato ad un progetto sociale importante". Il prezzo del biglietto - ha assicurato Daniele - sarà "simbolico". 

Così, si eviteranno anche le polemiche dell'anno passato per i posti a sedere andati a ruba in pochi minuti sulla piattaforma Eventbrite, la stessa che verrà utilizzata quest'anno, sebbene siano allo studio altri accorgimenti per migliorare il sistema di prenotazione. 

Ora, non è ancora chiaro quali spettacoli saranno a pagamenti e quali gratuiti, non è ancora chiaro quanto costeranno i biglietti per i posti a sedere e, tantomeno, è stato indicato il progetto che verrà finanziato con gli introiti; tuttavia, non c'è da gridare allo scandalo, anzi, in special modo se i prezzi resteranno contenuti e se, davvero, verrà finanziata una iniziativa di rilievo destinata ai giovani che intendano investire sulla nostra città.

Piuttosto, bisognerebbe provare ad allargare lo sguardo al modo in cui la cultura, in senso ampio, viene considerata a gestita. 

In questi anni, a L'Aquila sono stati investiti milioni di euro per lo sviluppo delle potenzialità culturali; gli ultimi avvisi pubblici, a valere sui fondi Restart, sono stati pubblicati nei giorni scorsi per 2.5 milioni di euro. Al di là dei ritardi sulla pubblicazione dei bandi, riferiti al 2019, che cosa stanno lasciando, sul territorio, gli ingenti investimenti messi in campo?

Concentriamoci per ora sui progetti promossi direttamente dal Comune dell'Aquila - Perdonanza appunto, Festival Jazz, Notte dei ricercatori, Festival della montagna e Cantieri dell'Immaginario - e finanziati per complessivi 600 mila euro per il solo 2019. 

Della Perdonanza, abbiamo già detto nei giorni scorsi: come triste consuetudine, i principali appuntamenti culturali sono stati annunciati a poco più di due settimane dall'evento, col programma completo pubblicato sul sito soltanto qualche giorno fa e non adeguatamente promosso. Col solito finale: si fatica a rendere il giubileo aquilano un appuntamento di rilevanza nazionale, attrattivo oltre i confini del circondario; poco o nulla si è fatto per rendere la Perdonanza un evento "lungo tutto l'anno", come si è sentito ripetere dalla passata e dall'attuale amministrazione, poco o nulla si è fatto in termini di capacità strategica di finanziamento - c'è chi ancora sta aspettando di essere pagato per l'edizione dell'anno passato - e poco o nulla si è fatto per la promozione fuori dai confini cittadini. Stante le cose, è evidente come sia improbabile che l'evento possa assumere, davvero, il ruolo che pure potrebbe avere, di appuntamento, cioé, di straordinaria rilevanza religiosa, culturale e, dunque, turistica. Di fatto, il nostro giubileo è considerato e gestito per essere fruito esclusivamente dal territorio.

Eppure, l'anno passato la Perdonanza è costata circa 700 mila euro, di cui 160 mila a valere sui fondi Restart che, al 2020, a meno di una proroga del progetto, non saranno più disponibili; di certo, non lo saranno più allorquando la ricostruzione potrà dirsi finalmente conclusa. Con un investimento pubblico così ingente, che potrebbe e dovrebbe attirare denari dei privati, ci si aspetterebbe, almeno, che l'evento fosse un patrimonio turistico, economico e culturale di respiro nazionale e internazionale. 

E che dire dei Cantieri dell'Immaginario? Si è appena conclusa l'ottava edizione della manifestazione, nata nel post terremoto per restituire 'luce' al centro storico attraverso la cultura e finanziata ogni anno con le risorse della ricostruzione. Oltre il giudizio sulla qualità dei cartelloni realizzati negli anni, i Cantieri - almeno, così si era detto - avrebbero dovuto rappresentare una spinta propulsiva per il tessuto cittadino così che, superata la fase dell'emergenza, la cultura potesse diventare uno dei motori di sviluppo per il territorio. In realtà, la manifestazione ha finito per dare sostanza, per lo più, ai progetti delle istituzioni storiche, quelle già finanziate dal Fus per intendersi, mostrando poca capacità di 'aprirsi', però, alle novità coinvolgendo espressioni creative innovative. Col risultato che, finiti i soldi, c'è il rischio concreto che le grandi istituzioni - se non mostreranno la capacità di rinnovarsi - non saranno più sostenibili e, d'altra parte, non si saranno promosse iniziative e idee originali verso l'impresa culturale. 

Vale più o meno lo stesso per il Festival jazz: che cosa si sta facendo, oltre gli annunci, per rendere l'evento - generosamente donato da Paolo Fresu e dagli artisti che hanno sposato la causa dell'Aquila, col sostegno economico per l'organizzazione, di nuovo, garantito con i fondi della ricostruzione - un appuntamento fisso, di profilo nazionale e internazionale, capace di attrarre ogni anno migliaia di spettatori e, soprattutto, sostenibile oltre il contributo pubblico? 

In realtà, di appuntamenti davvero innovativi, destinati a divenire caratteristici dell'Aquila e della sua ricostruzione culturale, sociale ed economica, ne sono stati immaginati e realizzati, in questi anni: parliamo del Festival della Montagna e del Festival della Partecipazione, eventi che hanno avuto un riconosciuto successo e che, di certo, una politica accorta avrebbe potuto e dovuto accompagnare affinché potessero camminare da soli, venuto meno l'apporto pubblico, avendone le possibilità. 

Purtroppo, il Festival della Montagna - sebbene rientri tra le iniziative finanziate direttamente dal Comune - vive una inspiegabile situazione di impasse; l'iniziativa è prevista per il primo fine settimana di ottobre: ad oggi, però, la metà dei fornitori che hanno lavorato per la passata edizione non sono stati pagati e non c'è nulla di certo sui tempi in cui i pagamenti verranno saldati. Non solo. L'associazione Gran Sasso Anno Zero, ideatrice e organizzatrice del Festival in questi anni, ha denunciato di non aver ricevuto alcun tipo di comunicazione da parte del Comune sull'edizione 2019, anzi "ci è stato rifiutato un incontro più volte sollecitato" è stato spiegato. 

Insomma, ad oggi non è chiaro chi si sta occupando della organizzazione e, d'altra parte, ad un mese e mezzo dall'evento il programma doveva già essere chiuso, così da avviare la promozione di un Festival che, comunque, era divenuto un appuntamento tra i più importanti nel ricco mondo degli appassionati di montagna, in termini di presenze e di qualità degli ospiti e delle attività. Un evento di respiro davvero nazionale, questo sì, che ora corre il rischio di scontare lo stesso provincialismo che non consente alla Perdonanza di essere attrattiva oltre i confini cittadini. 

E non parliamo poi del Festival della Partecipazione, l'unico tra gli appuntamenti di cui ci stiamo occupando che era nato e si era radicato con un forte contributo economico dei soggetti promotori privati che, evidentemente, aveva ricadute positive sulla città. Per motivi mai chiariti, il sindaco Pierluigi Biondi ha deciso di cancellare il Festival dagli eventi finanziati direttamente dal Comune, mostrando un atteggiamento di assoluta chiusura, col risultato che, l'anno passato, l'unico contributo dell'Ente è arrivato per volontà dell'assessore alle Politiche sociali Francesco Bignotti con fondi dal bilancio del suo assessorato (parliamo di 30mila euro a fronte dei 179mila destinati nel 2017).

Dovrebbe accadere lo stesso quest'anno, col Festival che andrà in scena in formato ridotto, per due giorni al posto dei tradizionali quattro, l'11 e il 12 ottobre. 

Eppure, i numeri fatti registrare dall'edizione dello scorso anno sono stati notevoli: 58 eventi in 4 giorni, con circa 5.000 partecipanti; 60 volontari di cui 41 selezionati tra i ragazzi e le ragazze delle scuole; oltre 250 tra ospiti e relatori; 83mila spettatori per le dirette streaming degli eventi, degli spettacoli e dei concerti; 31 partner nazionali e locali; 37 organizzazioni locali impegnate. Ma al di là delle cifre, il festival in questi anni ha offerto spazi e momenti di riflessione, confronto e analisi su temi importanti, mantenendo sempre un approccio concreto. Su tutti, il workshop sulla Carta per la nuova politica pubblica della ricostruzione, coordinata dall'ex ministro Fabrizio Barca, e la presentazione del rapporto con i dati dell'Osservatorio dei flussi di manodopera, grazie al quale si è avuto per la prima volta uno sguardo unitario non solo sul numero ma anche sulle condizioni lavorative in cui versano gli operai impiegati nelle ditte impegnate nella ricostruzione.

Risultati importanti, che hanno acceso i riflettori sulla città ingolosendo altre amministrazioni: la sensazione è che, la prossima, sia l'ultima edizione del Festival - si parla già di una nuova location, a Bologna - con L'Aquila che, inspiegabilmente, perderebbe un appuntamento importantissimo nel panorama nazionale e che, come detto, in questi anni è stato finanziato, per lo più, con risorse di privati che, innanzi ad un atteggiamento di collaborazione e di fattivo sostegno delle amministrazioni pubbliche, avrebbe davvero potuto camminare con le proprie gambe, oltre i tempi della ricostruzione.

Ecco il senso della domanda iniziale: stante le cose, che cosa resterà dei milioni stanziati in questi anni allorquando la ricostruzione sarà conclusa? E' una domanda che dovrebbe interrogarci tutti; d'altra parte, attiene, più in generale, al futuro della città: in questi anni, abbiamo visto scorrere tra i cantieri un flusso di denaro straordinario che, tuttavia, rischia di lasciarci dei magnifici edifici ricostruiti ma vuoti, se non saremo in grado, da domani, di mettere in campo una strategia compiuta di rilancio economico, oltre che sociale e culturale.

 

Ultima modifica il Lunedì, 31 Agosto 2020 16:04

Articoli correlati (da tag)

Chiudi