di Maurizio Fischione - L'Aquila, la ex Salisburgo italiana, candidata a Città Europea della Cultura, sede di grandi Istituzioni Musicali e Teatrali, sembra non trovi l'ispirazione giusta per dotarsi di spazi per dare possibilità di espressione al grande fermento artistico che da sempre la caratterizza.
Prima del terremoto i pochi spazi disponibili, ancorché quasi tutti di proprietà comunale, erano gestiti dai grandi Enti che ne facevano un uso personalistico con poche, e non economiche, concessioni a chi chiedeva un posto dove potersi esibire. Il Teatro Comunale al Teatro Stabile d'Abruzzo, Il Ridotto alla Istituzione Sinfonica Abruzzese, Il San Filippo all'Uovo, il S. Agostino all'ATAM, l'Auditorium del Castello alla Barattelli, l'appena restaurato Oratorio di S. Giuseppe dei Minimi ai Solisti Aquilani.
I grandi concerti venivano, e vengono tutt'ora, programmati nello spazioso, ma acusticamente orribile, Auditorium della Scuola Sottufficiali della Guardia di Finanza, anch'esso concesso con il contagocce e solo alle Istituzioni blasonate. Le piccole realtà musicali, teatrali, corali, di cui la nostra città è fin troppo ricca, si sono dovute "arrangiare" in spazi non deputati allo spettacolo e quindi sprovvisti dei servizi minimi come il Palazzetto dei Nobili, la Sala Blu della Parrocchia di San Pio X o le Chiese cittadine, almeno fino all'"editto" con il quale il non rimpianto Arcivescovo Giuseppe Molinari ne vietava l'uso fuori della liturgia.
Tanti giovani, animati dalla voglia di fare musica (classica, folk, rock), teatro, danza o altro sono stati sempre costretti a mendicare la concessione di qualche sala (avuta solo con la parola d’ordine: “Mi manda Picone”), capannone, garage per fare prove e concerti, vista anche l'endemica crisi di contributi pubblici e la loro, spesso, scellerata gestione da parte di Comune, Provincia e Regione.
Con il terremoto del 6 aprile 2009 gran parte delle strutture aquilane adibite allo spettacolo sono diventate inagibili e tali, purtroppo, sono rimaste ancora oggi a cinque da quel terribile evento. La donazione del controverso "Auditorium del Parco", da parte dell'archistar Renzo Piano, sembrava volesse dare respiro a chi voleva tornare subito a suonare, cantare, ballare, anche come forma di esorcismo verso la tragedia, verso le paure, le ansie che il terremoto ci ha lasciato in dote. Soprattutto le piccole Associazioni hanno sperato che fosse finita l'epoca dei "baroni", dei plenipotenziari della cultura aquilana che tutto potevano, tutto ottenevano, tutto pretendevano. In effetti, fino ad oggi, quella struttura che molti hanno contestato, ma dall'acustica perfetta, ha ospitato concerti, conferenze, saggi scolastici, spettacoli autogestiti e manifestazioni varie senza che nessuno dovesse svenarsi per pagare l'affitto della sala.
Ora apprendiamo che la Giunta Comunale ha approvato un disciplinare che affida la gestione dell'Auditorium del Parco alla Società Aquilana dei Concerti "B. Barattelli", sembra senza alcun bando, senza confronto con la città, con il mondo dell'associazionismo, insomma senza partecipazione e trasparenza. Si vuole anzi giustificare questa scelta con la risibile motivazione che l'Auditorium fu donato da Renzo Piano, grazie ai buoni uffici del compianto maestro Claudio Abbado, per sostituire l'Auditorium "Carloni" del Castello Cinquecentesco. Ma se così fosse la donazione sarebbe stata fatta con specifica destinazione ad Auditorium della Società Barattelli, invece tutti ricordano che si trattò di donazione alla città, con l'intento di far ripartire prima possibile l'attività di produzione e distribuzione cittadina.
Ma a parte la scelta sull'affidamento, ciò che sconcerta e stupisce è il tariffario inserito nel disciplinare approvato dalla Giunta Municipale e che prevede le seguenti cifre a beneficio della Società Barattelli:
- € 250 più IVA al giorno per piccole associazioni, onlus, partiti politici e scuole;
- € 500 più IVA al giorno per convegni, congressi, o spettacoli;
- € 1000 più IVA al giorno per iniziative private che prevedano un biglietto di ingresso;
- € 250 più IVA per la Barattelli;
- € 100 al Comune per la celebrazione di un matrimonio.
Considerando che le utenze e la manutenzione straordinaria della struttura rimangono a carico del Comune, non si comprende a cosa servano i denari che le associazioni debbono versare alla società che gestisce l'Auditorium. Grida vendetta, inoltre, la norma che prevede il pagamento anche da parte degli Istituti Scolastici, sapendo in che stato versa la scuola aquilana, i problemi dati dalla prolungata permanenza nei MUSP o, come nel caso della Scuola Media “D. Alighieri” di Paganica ancora sistemata in container di ferro, la carenza di fondi Ministeriali, l'impossibilità di chiedere contributi ai genitori nella particolare contingenza economica in cui versa la nostra città.
Per altre Associazioni, inoltre, esiste la necessità di far pagare un biglietto, anche di 5 euro, per poter dimostrare l'attività svolta e ottenere qualche minimo contributo. Ebbene, dovendo pagare in questo caso 1000 euro più IVA, significa che solo per l'affitto necessitano 240 spettatori paganti che, ovviamente, sono un numero esorbitante, praticamente l'intera capienza dell'Auditorium. Si direbbe che ancora una volta il Comune abbia assunto una delibera senza ascoltare nessuno, soprattutto i più deboli, senza confronto con il mondo della cultura, della scuola, dello spettacolo ma, cosa ancora più grave, senza fare un minimo di "conti della serva" che porterebbero come risultati al paradosso che le associazioni sostenute dal comune impiegherebbero l'intero contributo solo per pagare la sala, quelle prive di contributo dovrebbero addirittura rimetterci di tasca loro e le scuole, soprattutto quelle ad indirizzo musicale, dovrebbero "tassare" ulteriormente i genitori o accontentarsi, laddove sono presenti, di squallide palestre.
Per una città che si vanta delle proprie tradizioni culturali questa delibera è uno sfregio, una volontà premeditata di escludere tanti a vantaggio di pochi, penso che andrebbe immediatamente ritirata e ridiscussa, ma dubito che l'Assessore Moroni voglia seguire tale consiglio. Rimane l'amarezza per l'ennesima occasione sprecata per tentare una operazione di solidarietà vera e di rilancio della nostra città attraverso la sua principale vocazione.
Maurizio Fischione - Operatore culturale della città