“Vogliamo vivere in una città che sia una città; non siamo quelli del terremoto, siamo quelli della ricostruzione”.
In queste parole di Roberta Gargano, presidente dell’associazione Città di persone che riunisce residenti, commercianti e liberi professionisti del centro storico, sta il senso del progetto “L’Aquila città dei quarti”, presentato stamane a Palazzo Fibbioni.
Un progetto divulgativo: “vogliamo far conoscere la storia della città attraverso la riscoperta dei quarti”.
L’associazione Città di persone, insieme al gruppo d’azione civica Jemo ‘nnanzi, ha prodotto un centinaio di stendardi che sono stati affissi sui balconi e sulle vetrine delle attività commerciali dei quarti cittadini, riempiendo di simboli e colori il centro storico, accompagnati da brochure in italiano e in inglese che, ricostruendo la storia di fondazione della città e la suddivisione in quarti, presentano una cartina aggiornata con le attività che hanno riaperto nel cuore dell'Aquila.
“La volontà è di lavorare, finalmente, alla ricostruzione immateriale della città che, passa, anche e soprattutto, da un rinnovato sentimento di appartenenza”, ha aggiunto Gargano.
“Non saremmo qui oggi se non avessimo incrociato la disponibilità e l’entusiasmo dell’associazione Città di persone” ha riconosciuto Cesare Ianni che, con Jemo 'nnanzi, da anni insiste sull’importanza della riscoperta dei quarti; “siamo convinti che ciò che ha salvato la nostra comunità è il senso di appartenenza che passa dalla storia e dalle tradizioni”, ha aggiunto Ianni. “Per questo, promuoviamo la nostra storia che, a volte, non è conosciuta neanche dai nostri concittadini. Ora, con la collaborazione nata con Città di persone sta nascendo un progetto che inseguiamo da anni, coltivato dal basso. Una iniziativa importantissima che ci onoriamo di presentare nel decennale del sisma, in occasione della Perdonanza celestiniana, ma che va oltre: vogliamo che “L’Aquila città dei quarti” inizi a generare passione, senso di appartenenza e di comunità, per tutto l’anno così come accade a Siena con le contrade, che vivono tutto l’anno. Iniziamo con questa iniziativa, ma abbiamo in mente altri progetti: penso a feste e cene dei quarti, per esempio”.
Un progetto che, evidentemente, sta anche dentro una logica di promozione turistica della città. “Intendiamo indicare la strada all’amministrazione, per far capire a chi ci rappresenta quali sono le esigenze dei cittadini”, ha ribadito Roberta Gargano.
“Riteniamo che il vero processo di ricostruzione immateriale non possa che partire dal basso”, le parole del vicesindaco Raffaele Daniele che ha presenziato all’evento; “la molla è scattata: le associazioni che sono qui presenti, tra le altre, portano avanti iniziative intelligenti, pensate, colte. Siamo lieti di accogliere una iniziativa così interessante e che, d’altra parte, era nel programma di mandato del sindaco Pierluigi Biondi. Ed è bellissimo che venga dal basso”.
“Stiamo tracciando un percorso – ha aggiunto Ugo Mastropietro, vicepresidente dell’associazione Città di persone – per ricostruire il tessuto sociale della città”. In questo senso, stamane è stata saluta l’adesione all’associazione del gruppo dei Bandierai dei Quattro quarti.
Al momento della fondazione, L’Aquila fu divisa in quarti, come le città toscane – ha ricostruito lo storico Sandro Zecca – con il fine di rendere più efficiente la vita e l’amministrazione di una comunità molto complessa. I nomi dei castelli fondatori della città vengono elencati in due documenti: la tassazione dei fuochi del 1269 e il diploma di Carlo II del 1294. I nomi storici dei quarti derivano dai santi a cui furono dedicate le prime chiese capoquarto, stabilite dalle comunità più influenti: Santa Maria (Paganica), San Pietro (Coppito) e San Giovanni (Lucoli); la chiesa di San Giorgio fu voluta, invece, da re Corrado IV, fondatore della città. Da metà ottocento, i quarti hanno poi preso il nome delle chiese capoquarto: Quarto di Santa Giusta, Quarto di Santa Maria Paganica, Quarto di San Pietro a Coppito e Quarto di San Marciano”.
I gonfaloni dei quarti che sfilano nel corteo della Perdonanza sono disposti dagli statuti cittadini trecenteschi e così descritti: “Abbia la città quattro bandiere, una del quartiere di Santa Maria con l’immagine della Vergine, la seconda del quartiere di San Giorgio a cavallo, nella bandiera del quarto di San Pietro sia posto San Pietro con le chiavi, nella bandiera del quarto di San Giovanni sia posta l’immagine di San Giovanni col cartello in mano. Siano in tutte le bandiere le armi del re e della regina Giovanna. Formate a gigli e le armi della città, cioè l’aquila bianca”.