Esponenti abruzzesi del Coordinamento No Hub del Gas hanno partecipato all'alba all'occupazione del red carpet alla Mostra del Cinema di Venezia con centinaia di attivisti per il clima che lottano contro le opere fossili; nel pomeriggio, la marcia per il clima che ha attraversato la città, nell'ambito del Climate Camp della durata di alcuni giorni che vede la partecipazione di tantissimi comitati provenienti da tutta Europa e oltre.
Iniziative volte a sollecitare un radicale e necessario cambio di rotta non solo nelle politiche energetiche ma anche in quelle sociali, visto che sono strettamente interconnesse; si chiede "giustizia climatica": le ricerche scientifiche, infatti, evidenziano che, oltre al verificarsi di impatti catastrofici sull'intero pianeta, il prezzo maggiore del cambiamento climatico verrà pagato dai più poveri con conseguenze drammatiche anche in materia di conflitti e migrazioni.
Il Coordinamento No Hub del Gas ha portato a Venezia le battaglie avverso le opere fossili che si vorrebbero realizzare in Abruzzo, dai gasdotti Larino-Chieti e Sulmona-Foligno alla centrale Snam di Case Pente.
"Partecipiamo con convinzione alla costruzione di movimenti che si muovono su scala nazionale ed internazionale perché sappiamo che le scelte politiche avvengono a diversi livelli", le parole di Renato Di Nicola, attivista abruzzese; "ci mobilitiamo sul nostro territorio contro le opere fossili, dai gasdotti come il Larino-Chieti e il Sulmona-Foligno alle centrali come quella che Snam vuole realizzare a Case Pente a Sulmona. E' letteralmente una follia costruire infrastrutture fossili che dovrebbero funzionare fino al 2070 quando entro il 2050 dovremmo aver abbandonato carbone, petrolio e gas per salvare il Pianeta da impatti che mettono a rischio addirittura la sopravvivenza di interi paesi se non della stessa umanità".
Tra poche settimane le colline chietine verranno sventrate dal nuovo gasdotto Larino-Chieti, sacrificando ulivi e vigne "per un'opera del tutto inutile, visto che i consumi sono già in calo e dovranno diminuire sempre di più grazie ad efficienza e rinnovabili", aggiunge Di Nicola. "I gasdotti già esistenti sono addirittura sovradimensionati e dovremo pensare ad un piano di dismissioni, non certo a costruirne di nuovi con i soldi delle bollette dei cittadini. La solidarietà tra le lotte e la nascita di movimenti globali che agiscano a livello nazionale, europeo o mondiale sono però un momento fondamentale per ottenere decisioni e regole a favore dei cittadini e dell'ambiente e non per i soliti potenti come petrolieri ed affini".