Era il 23 settembre 1943, nove ragazzi aquilani vennero catturati dal contingente tedesco sulle montagne nei pressi di Collebrincioni. Nessuno informò le famiglie: i giovinetti vennero condotti nella caserma Pasquali, costretti a scavarsi la fossa, e poi barbaramente uccisi da nazisti e fascisti; alcuni di loro sembra siano stati interrati ancora vivi.
Soltanto dopo la liberazione della città dell'Aquila, avvenuta il 13 giugno del 1944, i loro corpi furono rinvenuti e le loro spoglie ricomposte all'interno della scuola elementare di San Bernardino; lì ricevettero il silenzioso e commosso omaggio della cittadinanza, prima della sepoltura nel sacrario che si trova all'interno del cimitero monumentale.
Anteo Alleva, Pio Bartolini, Francesco Colaiuda, Fernando Della Torre, Berardino Di Mario, Bruno D’Inzillo, Carmine Mancini, Sante Marchetti e Giorgio Scimia avevano tutti tra i 17 e 20 anni.
Oggi ricorrono i 76 anni dal loro eccidio e la città ha ricordato il loro sacrificio.
In realtà, le celebrazioni hanno preso il via sabato scorso, nella Sala Rivera di Palazzo Fibbioni, con la partecipatissima presentazione del romanzo "La forma della speranza" di Vladimiro Placidi organizzata dall'Anpi; hanno partecipato Errico Centofanti, Walter Cavalieri e William Giordano.
Stamane, invece, alle ore 9.15 si è tenuta la deposizione di una corona di alloro alla base della partenza del "Sentiero Nove Martiri" che conduce alla Madonna Fore; a seguire ha preso il via una marcia lungo il sentiero, partecipata da alcune scolaresche, per arrivare al fontanile Fonte Vecchia di Collebrincioni, dove il circolo ricreativo locale ha proposto testimonianze e letture.
Alle ore 10, invece, nel piazzale dell'I.I.S. "Amedeo di Savoia Duca d'Aosta", alla presenza delle Autorità Civili, Militari e Scolastiche e di alunni in rappresentanza delle scuole cittadine, la deposizione di una corona di alloro, donata dall'Istituto Abruzzese per la Storia della Resistenza e dell'Italia Contemporanea, presso il cippo commemorativo che ricorda in particolare Fernando Della Torre, studente dell'allora Istituto Industriale.
Alla cerimonia hanno partecipato il vice sindaco della città dell'Aquila, Raffaele Daniele, il vice presidente del Consiglio provinciale Vincenzo Calvisi, il professor Carlo Fonzi, presidente dell'Iascric, e la preside dell'Istituto Maria Chiara Marola.
"Per noi membri dell'Istituto D'Aosta, ma per tutta la comunità scolastica cittadina, la cerimonia di oggi ha un valore fortemente simbolico", le parole della preside; "nel nostro sentire, è la cerimonia che dà l'avvio all'anno scolastico aquilano. Fernando Della Torre è stato uno studente del nostro Istituto, è uno dei nove giovani aquilani che hanno pagato con il sacrificio della vita la richiesta di libertà ed è uno dei tanti giovani morti per consegnare a noi un tempo di pace in quella guerra di resistenza che ha consentito la nascita della Repubblica. E' bello che il vostro anno di scuola - ha ribadito Marola, rivolta agli studenti - inizi con una riflessione sull'importanza della memoria, come patrimonio di valori che hanno contributo a costruire il nostro presente, con la condivisione di un sentimento di appartenenza alla comunità cittadina e alla sua storia. E' importante ricordare, ragazzi, perché il sacrificio di questi giovani non vada perduto e, anzi, sia esempio per tutti noi e le generazioni che verranno".
Il sacrificio dei Nove Martiri aquilani, ha aggiunto la preside del D'Aosta, "rappresenta una testimonianza di impegno, di senso di responsabilità verso la propria libertà. I valori della libertà e della democrazia, per i quali i giovani Martiri hanno sacrificato la propria vita sono fondanti della Repubblica, richiamati nella nostra Costituzione, la più bella del mondo, che sancisce come la sovranità appartenga al popolo e che richiama i diritti inviolabili della persona, l'uguaglianza di tutti i cittadini, i diritti e i doveri, in primo luogo della solidarietà, dell'accoglienza, della cura dei beni comuni che tutti noi siamo chiamati a rendere pratica quotidiana attraverso le nostre azioni come persone e cittadini".
A seguire, alle ore 11, la commossa deposizione di una corona di alloro presso la Caserma Giuseppe Pasquali, al Cippo commemorativo dei "Nove Martiri Aquilani" nel luogo dove furono fucilati. Al sentito momento hanno preso parte il sindaco del capoluogo Pierluigi Biondi, il vice presidente del Consiglio provinciale Vincenzo Calvisi, il prefetto dell'Aquila Giuseppe Linardi, il giornalista Amedeo Esposito, oltre agli uomini e le donne del 9° Reggimento Alpini L'Aquila che hanno accolto una folta delegazione di giovanissimi studenti delle scuole elementari della città.
A loro si è rivolto il sindaco della città: "Care ragazze e ragazzi, mi rivolgo a voi che con la vostra esuberante giovinezza siete portatori di vita e di speranza in questo angolo del ricordo dove nove giovani aquilani trovarono la morte; il loro sacrificio li ha resi indimenticabili, ed essendo poco più che adolescenti nell'immaginario collettivo sono rimasti giovani, con la loro spinta ribellistica e la loro radicale scelta di vita. Sono simboli di un pezzo di storia tragica della nostra città, incastrati ad altri pezzi di storia", le parole di Biondi.
"Spesso la contrapposizione ideologica fa del passato un terreno di scontro invece che un luogo di condivisione e, così, usa le vittime di ogni genere come rivendicazione di parte. Oggi il compito dei luoghi formativi della società, a partire dalla scuola, è di avvicinare i giovani al passato, alle loro origini, con il senso della purezza, della curiosità, lasciandosi contaminare senza farsi irretire dalle facili tendenze; la memoria, infatti, non può essere un fatto imposto di pochi perché così è nessuno di noi potrà sentirsi libero nel confronto, scevro delle certezze e delle verità personali. La storia non può essere un'arma da usare contro qualcuno, è conoscenza, approfondimento, analisi da usare per qualcosa, per non ripetere errori, per imparare. Il compito dei grandi è quello di coltivare la memoria, la nostra memoria, e di consegnare a voi ragazzi gli strumenti di comprensione, accrescendo la vostra capacità critica. Solo così riusciremo a formare una memoria realmente condivisa, presupposto essenziale per la pacificazione nazionale, dove diventare grandi nel rispetto delle idee e delle culture altre, dove la conoscenza è l'elemento cardine per sviluppare istinto di libertà, dove essere puri nel giudizio, liberi di plasmare la vita seconda noi stessi e avere il coraggio di appartenere a noi stessi".
Ha concluso il sindaco dell'Aquila: "Solo così sarete parte di una memoria realmente collettiva, altra, pensante, eterogenea. Così, cresciuti e franchi non cercheremo nemici dove non ci sono, non cercheremo sempre e solo ciò che divide, ma ci incontreremo nelle cose che ci uniscono come l'amore per L'Aquila, la nostra città, il nostro territorio, come la bellezza della cultura, come la inielabilità di essere liberi".
"Oggi è una giornata importante per L'Aquila", ha aggiunto il prefetto Linardi; "stiamo testimoniando la vita di nove ragazzi coraggiosi che hanno perseguito valori di libertà che, nel momento storico in cui li affermavano, erano difficili da praticare. Dobbiamo tenerli come esempio. Ciò che è accaduto alcuni decenni fa può ripetersi", il monito di Linardi: "dobbiamo essere vigilanti, capaci di comprendere questo sacrificio, di vivere dei valori a cui hanno attinto i Nove Martiri e dobbiamo alimentarci di questo, per evitare che in futuro ciò che è accaduto alcuni decenni fa possa ripetersi".
In occasione della cerimonia, il 9° Reggimento Alpini L'Aquila ha deciso di piantare accanto al muro dove trovarono la morte i Martiri aquilani 40 alberi di noce, uno per ogni bambino nato in seno al Reggimento negli ultimi 12 mesi.
La lunga giornata della memoria si è conclusa alle ore 12, con la deposizione di una corona di alloro sul sagrato di sepoltura dei "Nove Martiri Aquilani" del Cimitero Cittadino.