Solidarietà alla direttrice artistica del Festival degli Incontri, Silvia Barbagallo, e un appello ai cittadini dell'Aquila, in cui viene sottolineato che "per la prima volta un politico è riuscito a impedire lo svolgimento di un festival della cultura".
"Vogliamo esprimere pubblicamente la nostra indignazione per quanto è accaduto", scrivono Roberto Saviano, ZeroCalcare, Paolo Giordano, Michela Murgia, Ascanio Celestini, Massimiliano Coccia, Marco Damilano, Donatella Di Pietrantonio, Marcello Fois, Iaia Forte, Giuseppe Genna, Fabrizio Gifuni, Paolo Repetti, Chiara Valerio e Daniele Vicari, alcuni tra gli ospiti del festival che erano attesi a L'Aquila dal 10 al 13 ottobre prossimi.
"Chiediamo a tutte le istituzioni coinvolte, a partire dal ministero della Cultura, di confermare il festival nella sua programmazione e nella direzione artistica, sia nel caso di spostamento della data che di un'eventuale edizione nel 2020. Compiere una scelta diversa significherebbe accettare il principio che le direzioni artistiche devono avere una funzione ancillare e subalterna alla politica. Un precedente gravissimo e pericoloso", l'affondo degli artisti in una nota.
"Il sindaco Pierluigi Biondi - viene ribadito - si è intestato un'azione di cui non si ha memoria: ha bloccato la realizzazione del festival tirandosi indietro all'improvviso, quando mancavano poche settimane dal suo svolgimento, cercando di imporre delle modifiche sostanziali ad un programma che il Comune, l'istituzione da lui presieduta, aveva già approvato. E' un gesto che rappresenta molto più di una semplice censura".
Biondi - aggiungono i firmatari dell'appello - "ha spudoratamente affermato il principio che la direzione artistica di un festival possa essere sostituita da una direzione politica. Per la prima volta un politico ha stilato l'elenco degli ospiti che possono intervenire e di quelli che non sono ritenuti adatti a mettere piede a L'Aquila. 'Non ce li voglio a L'Aquila, città nobile aristocratica che non merita questo genere di cose', ha detto il sindaco, agendo in nome di una crociata ideologica, di una parte e non di tutti, intestandosi gli spazi della città come una cosa sua e soprattutto pretendendo di gestire in prima persona i fondi destinati al Festival dal ministero della Cultura. L'Aquila non merita questo genere di cose".