Si è riunita stamane la Commissione ‘Politiche sociali’ per discutere di politiche di contrasto alla ludopatia; l’assise, coordinata dal vice presidente Giancarlo Della Pelle, arriva a qualche giorno dalla bocciatura, in Consiglio comunale, di una proposta della consigliera Carla Cimoroni (Coalizione sociale) – oggi assente – che prevedeva, in sostanza, l’emanazione di una ordinanza, entro 30 giorni dall’approvazione del provvedimento, che fissasse l’orario di funzionamento degli apparecchi dedicati al gioco d’azzardo, ovunque collocati, dalle 9 alle 12 e dalle 18 alle 23 di tutti i giorni, festivi compresi, prevedendo adeguate sanzioni in caso di violazione.
A parole, i consiglieri di centrodestra si sono detti favorevoli ad introdurre delle politiche di contrasto al fenomeno del gioco patologico, rinviando, tuttavia, alla stesura di un regolamento complessivo. Un percorso avviato stamane, appunto, con l’audizione di Daniela Spaziani, psichiatra, referente del Serd dell’Aquila, e dei referenti nazionali dell’associazione Astro che cura gli interessi degli operatori del settore. Ai lavori ha partecipato l’assessore alle Politiche sociali Francesco Cristiano Bignotti.
La Commissione si è aggiornata per approfondire ulteriormente la discussione. La sensazione però, assolutamente palpabile, è che ci saranno resistenze tra le forze di maggioranza alla introduzione di misure restrittive. Sarà il tempo a dirlo, evidentemente.
Intanto, partiamo dai numeri forniti da Daniela Spaziani e che raccontano, fuori di dubbio, la dimensione assolutamente preoccupante del fenomeno, in particolare in Abruzzo e, con particolari peculiarità, a L’Aquila.
Spaziani è partita delineando la cornice del problema; “esistono tre tipi di gioco”, ha spiegato: “il gioco informale o ricreativo, il gioco problematico, che comporta rischi per la salute e che necessita di una diagnosi precoce e di un intervento, e il gioco patologico, una vera e propria malattia, con basi neurobiologiche ben definite”.
Una malattia che colpisce persone particolarmente vulnerabili, per lo più di sesso maschile, e di ogni estrazione sociale.
Stando ai dati riferiti al 2017, in Italia 17 milioni di persone (il 42.8% della popolazione) hanno giocato almeno una volta; sono 400mila i casi problematici, meno quelli patologici con interferenze gravi a livello sociale, relazionale, psicologico ed economico.
“Il passaggio dal problematico al patologico avviene allorquando si manifesta una compromissione globale della persona – ha chiarito Spaziani – in particolare, nella quantità di tempo speso nelle attività di gioco, con l’emergere di una malattia psichiatrica, con frequente disturbo della personalità, che porta ansia, depressione, volontà suicide”.
Dalle prime lotterie istantanee introdotte dal governo Ciampi nel 1994, al Lotto e Superenalotto sotto il governo Prodi, passando per l’apertura di sale scommesse e sale bingo, potenziate in modo esponenziale sotto il governo Berlusconi, e fino all’introduzione del gioco online, la situazione è andata peggiorando di anno in anno.
“Dal 2014 al 2017 – ha svelato Spaziani – l’ammontare giocato è aumentato esponenzialmente, arrivando a 101 miliardi nel 2017, con un guadagno per le casse dell’Erario che si attesta sui 10 miliardi di euro, e un profitto per la filiera economica di oltre 8 miliardi”. A fronte del guadagno calcolato, però, lo Stato soffre costi ‘sanitari’ - e non solo, anche sociali - altissimi dalla piaga della ludopatia, oltre 2 miliardi di euro (ma la cifra è assolutamente sottostimata).
L’Abruzzo è la regione italiana che soffre la maggior spesa pro capite nel gioco d’azzardo: oltre 2.035 euro all’anno, con la media nazionale che si attesta a 1.678 euro. “Nel 2018 – ha chiarito Spaziani – il giocato ammonta a circa 2 miliardi. La provincia dell’Aquila è l’ultima, tra quelle abruzzesi, con 441 milioni circa. Tuttavia, il comune dell’Aquila è il secondo in Abruzzo, subito dietro Pescara, per giocato, con 126 milioni di euro”. La provincia dell’Aquila, però, detiene un triste primato: a livello nazionale – i dati sono riferiti al 2015 - è quella con il più alto numero di slot machines per abitante in rapporto alla popolazione: una ogni 83 residenti.
“La città dell’Aquila – ha aggiunto Spaziani – nel 2017 è stata tra le prime dieci in Italia per spesa pro capite, 2.204 euro a persona: Teramo e Pescara occupano, addirittura, il secondo e terzo posto”.
Sfogliando poi i dati che attengono alla diffusione del gioco d’azzardo tra i giovanissimi, che si evincono da uno studio commissionato dalla Regione che verrà diffuso a breve, il 49% degli studenti abruzzesi tra i 15 e i 19 anni ha giocato almeno una volta, il 47% nell’ultimo anno, ben oltre la media nazionale. Il 45% degli studenti ha giocato in un bar tabacchi, con una percentuale di ragazze più alta dei ragazzi che pure, in termini generali, ‘giocano’ di più. Il 45% degli intervistati ha dichiarato di abitare vicino ad un punto gioco, il 49% che vi sono sale vicino alle scuole.
In Abruzzo, i ragazzi tra i 15 e i 19 anni considerati a rischio sono il 14%, quelli problematici l’8% e, di nuovo, si tratta di dati che superano la media nazionale; tra di loro, molti hanno dichiarato che i genitori non si interessano a loro.
Tornando a L’Aquila, “gli utenti seguiti dal Serd per problematiche correlate al gioco d’azzardo sono passati dai 0 del 2019 ai 51 (45 uomini e 6 donne) del 2018, un numero destinato ad aumentare”, ha aggiunto Daniela Spaziani; nel 2018, la fascia più colpita è stata quella tra i 45 e i 49 anni, in linea con gli anni precedenti; l’eccezione si è registrata nel 2017, con la media che si era abbassata alla fascia tra i 30 e i 34 anni.
Fin qui, i numeri.
Chiare le proposte della referente del Serd: regolamentazione degli orari di funzionamento degli apparecchi, riduzione complessiva dell’offerta, divieto di pubblicità, localizzazione ad almeno 500 metri da luoghi sensibili (e non 300, come prevede attualmente la normativa regionale), verifica dei requisiti dei locali (in termini di viabilità, visibilità, luci, inquinamento sonoro e così via) programmi scolastici ad hoc, linee telefoniche dedicate, con l’implementazione di una attività di sensibilizzazione capillare, e di una collaborazione con consulenti legali per le problematiche connesse al sovraindebitamento oltre alla completa tracciabilità delle giocate e delle vincite.
Misure di buon senso, verrebbe da dire. A L’Aquila, in particolare: evidentemente, non è un caso che, dal 2009 ad oggi, i casi patologici affrontati dal Serd siano passati da 0 a 51. Non è un caso che siano oltre 90 i locali con slot machine nel nostro territorio. Ad un’alta esposizione alle possibilità di gioco, infatti, si associano diversi fattori di rischio che predispongono alla ludopatia, in particolare la solitudine sociale che è conseguenza inevitabile dello sfilacciamento della comunità a seguito del terremoto, uno sfilacciamento fisico oltre che sociale.
Ecco il motivo per cui le prese di posizione degli operatori del settore, legittime sia chiaro, che per voce del vicepresidente nazionale dell’associazione Astro, Paolo Giovacchini, pur riconoscendo la gravità del problema, si oppongono a qualsiasi ipotesi di riduzione oraria e di allontanamento dei punti gioco dai luoghi sensibili, lasciano il tempo che trovano.
L’Aquila vive una situazione assolutamente peculiare e, dunque, l’amministrazione, per le sue competenze, dovrebbe intervenire prontamente per affrontare il problema. Senza perdere altro tempo.