Lunedì, 15 Aprile 2013 12:36

Restiamo umani: il ricordo di Vik Arrigoni mentre il mondo continua ad armarsi

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"Io che non credo alla guerra, non voglio essere seppellito sotto nessuna bandiera. Semmai vorrei essere ricordato per i miei sogni. Dovessi un giorno morire – fra cent'anni – vorrei che sulla mia lapide fosse scritto quello che diceva Nelson Mandela: "Un vincitore è un sognatore che non ha mai smesso di sognare".

Scriveva così Vittorio "Vik" Arrigoni. Sono passati due anni dalla sua morte, a Gaza. E proprio oggi, 15 aprile 2013, il SIPRI, Istituto svedese che tiene sotto controllo gli investimenti e le spese correnti dei bilanci pubblici relative alle forze armate, ai ministeri per la difesa e alle acquisizioni di armamenti, ha reso note le spese militari dei Governi di tutto il mondo: 1750 miliardi di dollari, il 2,5% del PIL mondiale. Il massimo storico dal punto di vista del totale nominale, ma per la prima volta dal 1998 c'è una leggera decrescita in termini reali: 0,5% in meno rispetto all'anno scorso.

"Dal punto di vista delle valutazioni ciò non deve essere letto e rilanciato come una vera diminuzione delle spese militari mondiali, che in realtà si stanno solamente assestando", scrive Francesco Vignarca, in un bel pezzo di approfondimento pubblicato stamane su Altreconomia. "L'effetto, come dimostrano le analisi di dettaglio diffuse dal SIPRI, è determinato soprattutto da un rilevante calo messo in opera dai paesi del cosiddetto "blocco occidentale" che, per i loro problemi di budget ormai continuativi, hanno iniziato proprio nel 2012 a limitare le spese in questo ambito. Ricordiamo che la crisi finanziaria ed economia è invece iniziata dal 2008 e ha quasi fin da subito dispiegato i propri effetti su altre voci dei bilanci pubblici. E perciò una spesa militare mondiale che è andata crescendo in maniera robusta negli ultimi 20 anni e che ancora oggi, in termini reali, supera il livelli dei picchi di fine "Guerra fredda" non può certo essere considerata come in effettiva diminuzione".

In termini sostanziali si può dunque dire che il mondo si armi ancora, continuando a scegliere l'opzione armata e di guerra per cercare di risolvere i propri conflitti.

"Nell'analisi, non bisogna fermarsi ai dati di valore assoluto, soprattutto se si analizza il caso italiano - scrive Vignarca - Tra i primi 10 paesi per la spesa militare mondiale ben quattro, infatti, vedono nei dati SIPRI un totale non riconosciuto in maniera precisa ma solamente stimato. Tra di essi proprio l'Italia (decima) e la Germania che la precede di un posto in classifica, ma soprattutto la Cina e la Russia che si collocano al secondo e al terzo posto dietro gli Stati Uniti. Per il nostro paese questa sottolineatura è rilevante, perché se guardiamo le stime SIPRI abbiamo delle tendenze diverse da quelle desumibili dai dati ufficiali di bilancio rielaborati negli ultimi anni sia con il nostro lavoro (sul blog "I signori delle guerre" o nel libro "Il caro armato") sia con quello delle realtà del mondo del disarmo. Per l'istituto svedese i 34 miliardi di dollari stimati (probabilmente per difetto per motivi di cambio tra euro e dollaro) risultano essere un decremento di circa il 5% rispetto al 2011, mentre i numeri ufficiali ci raccontano di una crescita che sarà ancora maggiore nel 2013".

Ciò che conta davvero sono le linee di tendenza che si intravedono per il futuro e che potrebbero confermare intuizioni già fatte in passato. Importante è rilevare il fatto che gli Stati Uniti, proprio per i motivi di problemi di budget e le scelte dell'amministrazione Obama, abbiano visto cadere la loro spesa militare del 6% in termini reali nel 2012 registrando comunque una crescita totale di quasi il 70% rispetto al livello del 2001. Una tendenza comune ai paesi dell'Europa centroccidentale che tra il 2008 e 2012, almeno nella maggior parte, hanno ridotto la loro spesa militare di circa il 10% in termini reali. A ciò fa da contraltare l'esplosione della spesa militare russa che in un solo anno è salita del 16% ed il continuo incremento di quella asiatica anche se con un tasso un poco più rallentata.

Nonostante la crisi, in altre parole, il mondo continua ad armarsi. I dati diffusi stamane lo dimostrano. Nel giorno in cui in molti celebrano la memoria di Vik Arrigoni: vogliamo ricordarlo anche noi, con le sue parole, il suo lavoro, i suoi ideali. Raccontati nel documentario che Al Jazeera girò prima della sua uccisione e che testimonia l'impegno per la causa palestinese, considerata non una causa locale, ma globale, specchio delle politiche coloniali e imperialiste in atto in tutto il mondo contro le aspirazioni popolari alla giustizia sociale, politica e economica.

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