L'Abruzzo, tradizionalmente legato al mezzogiorno e storicamente territorio di emigrazione, è stato caratterizzato da un incerto livello di sviluppo socio-economico per buona parte del novecento. Negli anni '70, invece, si è manifestato un consistente tasso di crescita che, nel decennio successivo, avrebbe trasformato la regione nell'area più industrializzata del sud peninsulare, favorendo l'emergere di un saldo migratorio positivo, con rimpatri superiori agli espatri. Diminuito drasticamente l'esodo, all'inizio degli anni '90 cominciano a mostrare un certo dinamismo i flussi migratori dall'estero, provenienti soprattutto dai Balcani e, in particolare, dall'Albania. I cittadini stranieri vanno ad insediarsi non solo nei capoluoghi di provincia ma anche nei comuni di dimensioni più ridotte, a ciò incentivati dalla distribuzione geografica di circoscritti distretti produttivi, con piccole e medie imprese disseminate sul territorio, tipiche del 'modello adriatico'.
Da quel momento, la vivace economia abruzzese è stata il principale fattore d'attrazione degli immigrati sul territorio regionale che, nelle sue caratterizzanti componenti montana e litoranea, è diventata meta d'approdo di cittadini stranieri originari anche dell'Europea orientale e dell'Africa del Nord.
La cultura locale dell'accoglienza, ma anche la duttilità mostrata dai migranti nelle forme di adattamento, hanno testimoniato la capacità del territorio e della società abruzzese di fornire risposte innovative, pragmatiche e orientate alla soluzione dei problemi, con reciproca soddisfazione di bisogni ed esigenze, come si evince dall'evoluzione positiva delle presenze nel corso dell'ultimo quindicennio.
L'incidenza significativa delle donne tra gli immigrati, la consistente componente di minori, la quota importante di lungo residenti, il peso dei permessi per motivi famigliari hanno connotato la storia recente delle presenze straniere in Abruzzo, collocandolo tra le regioni ad accertata stabilità del fenomeno migratorio, con una forte propensione all'inserimento sociale e culturale; infatti, per la non modesta rilevanza quantitativa e per taluni fattori qualitativi inerenti all'integrazione dei migranti, l'andamento del fenomeno in Abruzzo è stato spesso accostato a quello riscontrabile nel centro nord.
E' la fotografia scattata nel Dossier Statistico Immigrazione 2019, presentato al Festival della Partecipazione.
Nel lavoro di studio, si evidenzia come quella straniera sia una popolazione mediamente più giovane e con una fecondità più elevata di quella autoctona che, tra le altre cose, contribuisce statisticamente a rallentare l'invecchiamento della popolazione complessiva e a vivacizzare la stasi nella natalità. Sei anni fa, il IX Rapporto Cnel sugli Indici di integrazione degli immigrati in Italia collocava l'Abruzzo come quinta regione della penisola a più alto potenziale d'integrazione dei migranti; considerando l'indice d'inserimento sociale degli immigrati, l'Abruzzo risultava invece terzo in graduatoria dopo Trentino Alto Adige e Valle d'Aosta: essendo queste ultime a statuto speciale, in quegli anni era quindi la prima regione del nostro paese, tra quelle che non godono dei vantaggi dell'autonomia amministrativa, per quanto riguarda il livello d'inclusione sociale nella società di arrivo.
CITTADINI STRANIERI IN ABRUZZO: UN'ISTANTANEA DEL 2018
L'andamento economico negli anni di crisi ha portato però ad una attenuazione di tali processi. Diminuzione degli arrivi regolari, aumento delle cancellazioni anagrafiche, calo dei ricongiungimenti, crescita dei rimpatri nei paesi d'origine sono fenomeni che hanno coinvolto l'insieme delle regioni italiane, in specie quelle meridionali, e tra queste l'Abruzzo. Nell'ultimo decennio, si è assistito anche ad una progressiva riduzione del tasso di occupazione, ad un rallentamento delle spese per consumi, a un calo delle richieste di accesso ai mutui da parte di cittadini stranieri.
In ogni modo, la situazione attuale dei migranti a livello regionale ha visto nel 2018 una presenza di 89.298 residenti (+2.6% rispetto al 2017), pari a un'incidenza del 6.8% sulla popolazione complessiva dell'Abruzzo (circa due punti percentuali in meno della media nazionale e oltre due punti in più di quella del sud Italia), con un'importante componente femminile (53.4%), superiore alla media del meridione (+3.3%) e anche a quella dell'intera penisola (+1.7%).
A livello territoriale, la provincia dell'Aquila concentra il maggior numero di residenti stranieri (25.369), seguita dal teramano (24.510), per una incidenza sulla popolazione totale dell'8.5% nell'aquilano, simile a quella registrata a livello nazionale. e dell'8% nell'altro comparto amministrativo. Nella provincia dell'Aquila, peraltro, si registra nell'ultimo decennio l'incremento di incidenza maggiore tra le province abruzzesi (+3.1%).
Meritano poi di essere messi in luce il non trascurabile livello delle acquisizioni di cittadinanza italiana nel teramano (860), il peso della presenza femminile nella provincia di Pescara (57% su 17.679 stranieri residenti) e la quota significativa di minori nelle province di Teramo (19.3%) e Chieti (18.8%). Il numero maggiore di nuovi nati da genitori entrambi stranieri si registra nell'aquilano (292), mentre la provincia di Teramo conta il numero più elevato di stranieri iscritti in anagrafe nell'anno (3.700, di cui 1.955 dall'estero).
Come oramai da decenni, tra gli stranieri residenti in Abruzzo gli europei rappresentano il gruppo prevalente (66.2%): sono 59.157, di cui 35.361 comunitari, seguiti a distanza dagli africani (15.651, il 17.5%) e dai cittadini provenienti da Asia (9.818, l'11%), America (4.590, il 5.1%) e Oceania (69, lo 0.1%). La nazionalità romena si conferma la più numerosa (26.656 residenti, il 29.9% del totale), con una maggiore concentrazione nel teatino. Anche la storica presenza albanese (11.830, il 13.2%), in specie nella provincia di Teramo, e quella marocchina (7.714, l'8.6%), concentrata nella conca fucense, mantengono rispettivamente il secondo e il terzo posto in graduatoria. Seguono poi i cittadini di origine cinese (4.377, il 4.9%), macedone (4.181, il 4.7% impegnati nella pastoria dell'Abruzzo montano e nell'edilizia), ucraina (3.890, il 4.4% con una buona parte di donne impiegate nell'assistenza famigliare).
INSERIMENTO OCCUPAZIONALE E LIVELLO D'ISTRUZIONE DEGLI IMMIGRATI
Nel mercato del lavoro i cittadini stranieri costituiscono il 7.8% dei 498.663 occupati a livello regionale, con una quota significativa di donne (39.6%), e il 13.1% sul totale di 60.130 disoccupati. Il tasso di attività e il tasso di disoccupazione degli immigrati (rispettivamente 69.4% e 16.9%) sono superiori a quelli degli italiani (64.8% e 10.2%) mentre il tasso di occupazione è lievemente inferiore (57.6% a fronte del 58%). Nei rapporti di lavoro gli stranieri sono occupati per l'85% come dipendenti e per il 15% come lavoratori autonomi, mentre gli italiani si ripartiscono per il 73.7% nella prima categoria e per il 26.3% nella seconda.
Rispetto alle attività autonome, in regione le imprese condotte da cittadini nati all'estero sono 14.113 a fine 2018, pari al 9.5% delle imprese complessive. I titolari di impresa individuale risultano 10.957 di cui 6.763 attivi nel settore dei servizi e 3.428 donne, e si concentrano per il 32.5% nella provincia di Teramo - prevalentemente cinesi, svizzeri, marocchini, albanesi e romeni - seguita dal pescarese (28.3%), dove spiccano senegalesi, romeni, bengalesi, svizzeri e nigeriani.
Analizzando la distribuzione per settori produttivi, si nota che oltre la metà degli occupati stranieri è impiegata nei servizi (54.1%), tra cui il 12.8% nel lavoro domestico e l'11.7% nel commercio e più di un terzo si concentra nell'industria (35.3%), tra cui un buon 23% nell'edilizia, percentuale superiore di oltre 13 punti alla media nazionale, mentre il 10.6% (oltre quattro punti percentuale in più rispetto alla media nazionale) lavora in agricoltura.
Notevolmente spiccata è l'asimmetria tra italiani e stranieri rispetto al tipo di professione svolta: la quota di lavoratori abruzzesi occupati in lavori manuali non qualificati si ferma al 7.7%, mentre tra gli stranieri è pari al 22.5%; se si considerano invece i lavori manuali specializzati, la quota tra gli stranieri sale al 42.4% contro il 28.4% tra gli italiani. Lo scarto tra stranieri e autoctoni aumenta ulteriormente nelle professioni intellettuali, tecniche e negli impieghi dirigenziali. Anche per tali differenze, la retribuzione media mensile dei cittadini stranieri risulta inferiore di 314 euro rispetto a quella degli italiani (981 euro contro 1.295). Va tuttavia considerato che tra gli stranieri la quota di sovraistruiti è superiore a quella della popolazione autoctona (39.2% contro 34.2%).
A questo proposito, in Abruzzo nell'anno scolatico 2017/2018 gli studenti stranieri iscritti nelle scuole di ogni ordine e grado sono risultati 12.806 (di cui 7.311 nati in Italia) con una incidenza del 7.6% sul totale della popolazione studentesca. Maggiormente concentrati nel teramano (3.648) e nell'aquilano (3.413), gli studenti stranieri frequentano in numero più consistente la scuola primaria (4.358 iscritti), seguita dalla secondaria di secondo grado, dalla secondaria di primo grado e dalla scuola dell'infanzia.
PERMESSI DI SOGGIORNO E PROTEZIONE UMANITARIA
A fine 2018, i cittadini non comunitari titolari di permesso di soggiorno sono risultati 58.025, di cui il 57.5% soggiornanti di lungo periodo. Circa un terzo (33.3%) dei titolari si concentra nella provincia di Teramo (19.311), 17.337 nell'aquilano, 12.156 nel pescarese e 9.221 nel chietino. Si tratta di una popolazione mediamente più giovane di quella abruzzese (il 41.2% ha meno di trent'anni, di cui la metà minori, e solo un 5.6% ne ha più di 65), prevalentemente maschile (52.7%), a eccezione della provincia di Pescara dove le donne sono predominanti, e nel 48.8% dei casi composta da celibi o nubili.
I titolari dei maggior numero di permessi di soggiorno sono gli albanesi (12.187), seguiti da marocchini, cinesi, macedoni, ucraini, senegalesi e nigeriani.
Tra i permessi a termine, oltre la metà è stata concessa per motivi di famiglia (12.577), i rilasci per lavoro sono stati 5.865 (il 23.8%), mentre 4.675 sono stati concessi per asilo e ragioni umanitarie (19%).
Secondo i dati forniti dal Ministero dell'Interno, in Abruzzo sono presenti 158 minori non accompagnati, confluiti nelle strutture d'accoglienza del Siproimi.