Domenica, 26 Gennaio 2020 16:01

Giorno della memoria: L'Aquila e i suoi figli deportati da ricordare

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La storia di Giulio Della Pergola è nota, anche grazie alla pietra d'inciampo che lo ricorda in Piazza Duomo.

Figlio di Raffaello Della Pergola ed Emilia Todeschini, era nato a Firenze il 6 agosto 1895 ma nel 1944 viveva all'Aquila, sposato con Ada Coen. Era commerciante e abitava proprio in Piazza Duomo. Qui venne arrestato e deportato nel campo di sterminio di Auschwitz con il convoglio partito il 30 gennaio dello stesso anno da Milano, dopo esser passato dal centro di raccolta del carcere. Morì il 6 febbraio ad Auschwitz.

Non è altresì nota, invece, la vicenda di Alfred Gruen: ne abbiamo trovato notizia attraverso il Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea, fonte preziosa per ricostruire le storie delle vittime dell'Olocausto (http://www.cdec.it/), e gli elenchi della Prefettura dell`Aquila della Prefettura. Alfred Grun era nato a Varsavia, in Polonia, il 2 luglio del 1900 da Moszek Gruen e Rosa Goldberg ma venne arrestato all'Aquila il 31 ottobre del 1943.

Originariamente residente forse nel Sudtirolo - zona in cui si concentrarono numerose famiglie ebraiche della Mitteleuropa, nonostante l’antisemitismo serpeggiasse da secoli tra le popolazioni locali - risulta registrato nel campo di internamento di Ferramonti (CS) il 24 dicembre 1940 e poi a Montereale, dove si hanno sue notizie tra il 1941 e il 1942. Gruen risiedeva qui per il provvedimento di "internamento libero", consistente nell’obbligo di residenza in determinate località per i soggetti potenzialmente pericolosi e per gli ebrei provenienti da altro Stato. Era questa una soluzione iniziale alternativa all'internamento nei campi di concentramento.

Nella provincia dell'Aquila furono inizialmente individuate 16 località per l’internamento libero: Alfedena, Ateleta, Campo di Giove, Castel di Sangro, Ortona dei Marsi, Pescasseroli, Pereto, Pescocostanzo, Pizzoli, Rocca di Mezzo, Villetta Barrea, Barisciano, Carsoli, Luco dei Marsi, Scanno e, appunto, Montereale.

Dopo l'arresto all'Aquila, Gruen venne portato nel campo di Fossoli, da cui partì per Auschwitz con il convoglio n. 09 del 5 aprile 1944. E lì morì.

Alfred Gruen

Alfred Gruen

Anche lui andrebbe ricordato, così come andrebbe curata la memoria di Annina e Luigi Santomarrone che, nel corso della II guerra mondiale, si prodigarono per salvare e proteggere ex prigionieri inglesi sottrattisi alla guerra e, per questo, furono deportati rispettivamente a Ravensbruck e Dachau da dove non avrebbero più fatto ritorno.

Da più di un anno, l’associazione ‘Annina Santomarrone’ attende dal Comune l’autorizzazione per la posa di due pietre d’inciampo in via della Liberazione, nei pressi del piazzale del fontanile, a Roio Piano, dimora dei fratelli all’epoca dei fatti. "Abbiamo provveduto a sostanziare l'iniziativa della necessaria e preliminare ricerca storica sui fatti, sia attraverso riscontri documentali che testimonianze orali. Con Iasric, Anpi ed Anppia – spiega l’associazione - abbiamo allertato da subito l'artista tedesco Gunter Demnig che provvede a depositare le pietre nel tessuto urbanistico e sociale delle città e l'amministrazione comunale perché predisponga una apposita delibera comunale di autorizzazione sul sito ove saranno istallate le pietre". Dall'artista c'è stata risposta positiva, con la disponibilità ad inserire la richiesta nell'elenco dei richiedenti a patto di corredare la domanda con l'autorizzazione del Comune per la concessione del suolo pubblico ove deporre le pietre; tuttavia, "dal Comune dell'Aquila - dopo quasi un anno di trasmissione della richiesta - non è giunto alcun riscontro".

Dunque, per stimolare l’attenzione dell’amministrazione comunale, l’associazione ha indetto un flash mob per questo pomeriggio, alle 15:30, laddove abitavano i fratelli Santomarrone e si vorrebbero installare le pietre d’inciampo.

Anche la storia di Amedeo Fatucci, figlio di Pacifico Fatucci e Emma Sonnino, sembra essere finita nel dimenticatoio. Nato all'Aquila il 17 dicembre 1892, venne arrestato a Roma, dove lavorava come tipografo, il 16 ottobre 1943, e da lì partì per Auschwitz due giorni dopo, con il convoglio n. 02 del Collegio Militare. Anche lui non sopravvisse. Ad una prima ricerca sembra non esserci una pietra d'inciampo a lui dedicata a Roma, e nell'archivio del CDEC manca una sua fotografia. Un altro figlio di questa città da ricordare.

Ultima modifica il Lunedì, 27 Gennaio 2020 08:31

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