Questa mattina si è tenuta una conferenza stampa delle associazioni ambientaliste davanti al Consiglio regionale all’Aquila per difendere il Parco regionale Sirente Velino.
La petizione on line promossa contro la proposta di riperimetrazione della giunta regionale ha superato le 11.000 firme in soli dieci giorni, "un segnale di interesse e di attenzione" affermano gli ambientalisti "verso la gestione delle aree protette che non può essere ignorato dall’amministrazione regionale. La Regione Abruzzo è conosciuta e riconosciuta nella forte identità della sua natura protetta e ben conservata, le persone chiedono che questa natura non venga compromessa da scelte politiche che ormai appartengono al passato e a gestione fallimentari. La Giunta Marsilio non perda l’occasione di questa mobilitazione per cambiare rotta e per iniziare un percorso di rilancio del Parco Sirente Velino, è paradossale che proprio l’Abruzzo, riconosciuto come la Regione delle aree protette, vada a compromettere il suo unico Parco regionale, invece di farne un modello da seguire e un esempio di buone pratiche. Si punti a una gestione innovativa, basata sulla conservazione e sul dialogo con le comunità locali".
La petizione on line si può firmare QUI.
"Abbiamo scelto come luogo per la conferenza stampa proprio l’area adiacente al Palazzo del Consiglio Regionale d’Abruzzo – hanno dichiarato i delegati delle associazioni WWF Abruzzo, LIPU, Italia Nostra, Mountain wilderness, Salviamo l’Orso, Ambiente e/è Vita, Altura, ENPA, CAI Abruzzo, Fare Verde Abruzzo, Appennino ecosistema, Federazione Nazionale Pro Natura, FederTrek, Dalla Parte dell’Orso, GUFI – Gruppo Unitario per le Foreste Italiane, Cooperativa Ecotur, Orso and Friends - perché è ai rappresentanti politici della nostra Regione che chiediamo un ripensamento sulla decisione miope di tagliare il perimetro del Parco regionale Sirente Velino. La gestione di un’area protetta è questione sicuramente complessa, ma la soluzione non è sottrarre ettari al territorio del Parco, ma puntare a un rilancio, a una gestione virtuosa che porti alla conservazione del patrimonio naturale, ma anche a un maggiore benessere sociale, culturale ed economico delle popolazioni che il Parco lo abitano. È una grande sfida, ma siamo sicuri che in Abruzzo ci siano conoscenze, competenze e possibilità per farla divenire reale".
Stamane è stato ricordato che la proposta avanzata dalla Giunta prevede un taglio di circa 8000 ettari nel territorio soprattutto nella Valle Subequana, ma anche sull’Altopiano delle Rocche. "Ci chiediamo quali siano state le scelte che hanno portato a tale riperimetrazione, quali studi scientifici, ma anche sociali e di proiezioni economiche siano stati fatti per decidere che la cosa migliore per il territorio sia quella di ridurre il perimetro del Parco".
Il Parco regionale del Sirente Velino negli anni è stato un esempio di abbandono amministrativo: commissariato dal 2015, lo era stato per diverso tempo anche in precedenza, praticamente realizzando più anni in gestione di commissariamento o con presidenti facenti funzioni che in amministrazione ordinaria. Ha subito molti attacchi anche dal punto di vista territoriale: nel 1998, nel 2000 e nel 2011 sono stati già tagliati molti ettari, creando l’attuale perimetro poco funzionale, tra l'altro, alla continuità ambientale visto che all’interno c’è un cuneo di territorio non protetto che si insinua all’interno del Parco stesso. Manca il Piano di gestione, strumento fondamentale per intervenire nel territorio anche con azioni di promozione e incentivazione, che aspetta da 3 anni di essere approvato dalla Regione Abruzzo.
"Perché invece di pensare alla riduzione del perimetro non si è agito per risolvere queste criticità?", si chiedono le associazioni ambientaliste. "L’attuale Giunta ha oggi la possibilità di ribaltare questo percorso di mala gestione, per questo le Associazioni chiedono che venga ritirata la delibera che approva la riperimetrazione del Parco regionale, che si apra un confronto con tutti i portatori di interesse e in particolare con le associazioni che sono portatrici di un interesse comune e non di parte, che si ascolti la voce degli oltre 11.000 firmatari che chiedono un rilancio e una nuova gestione del Parco regionale. La politica regionale non ha mai investito con serietà su questo Parco, oggi da questo scontro può nascere un rilancio dell’area protetta, a partire dalla scelta delle figure apicali, come un presidente di profilo nazionale capace di dare al nostro Parco il giusto posto che merita tra le aree protette nazionali".
Dunque, l'invito agli abruzzesi a proseguire nella mobilitazione affinché dalla tutela del Parco del Sirente Velino si riparta con il progetto della Regione dei parchi, che possa mettere finalmente in rete la gestione e la promozione delle aree protette abruzzesi, vera identità del nostro territorio, campo, forse l’unico, nel quale l’Abruzzo può emergere, farsi riconoscere, creare un marchio di promozione a livello internazionale.
Scheda di approfondimento
Nella delibera di approvazione della nuova perimetrazione si afferma: “la modifica dei confini, così come proposta dai Comuni, non incide sulle peculiarità ambientali e naturalistiche del territorio, che gode comunque delle tutele previste dalle misure di conservazione generali e sito-specifiche per le Zone Speciali di Conservazione (ZSC) e per la Zona di Protezione Speciale (ZPS), ricadenti nel territorio del Parco”.
Non c’è nessuna evidenza scientifica che possa confermare una tale affermazione. Anche perché se in un territorio vengono istituiti Siti di interesse comunitario come quelli citati, vuole dire che c’è la presenza di specie e habitat di interesse conservazionistico.
Una tale decisione poi crea anche una confusione normativa in quanto per realizzare azioni all’interno di ZSC e ZPS sarà comunque necessario effettuare la procedura di VINCA, ma ai cittadini si va a togliere il ritorno in promozione e compensazione dello stare all’interno di un parco ben gestito. Quello che cambia è il regime venatorio: nei SIC, nelle ZPS e nelle ZSC l’attività venatoria, seppure con alcune limitazioni, è consentita.
Di fatto, l’azione della Regione avrà come risultato quello di aprire alla caccia territori che oggi ne sono esclusi perché compresi nel Parco, pensando in tal modo di risolvere il problema dei danni all’agricoltura, di migliorare le condizioni degli imprenditori agricoli danneggiati dai danni da cinghiale, come si legge nella relazione che accompagna la proposta di legge.
Da una regione come l’Abruzzo ci si aspetta qualcosa di più innovativo ed anche più risolutivo che non delegare la risoluzione della problematica dei danni da cinghiale a una categoria che ha rispetto alla questione un evidente interesse di parte. Ridurre il territorio del Parco non farà altro che spostare altrove la problematica che ancora una volta non sarà affrontata e risolta. Non si può dimenticare che dalla Valle Subequana arrivano frequenti segnalazioni della presenza dell’Orso bruno marsicano, quelli del Parco regionale sono territori di forte espansione della specie. La Regione Abruzzo da un lato firma accordi per la tutela dell’Orso, come il PATOM, dall’altro attua scelte politiche che poco hanno a che fare con la conservazione di questo animale unico al mondo e simbolo della nostra Regione.