Lunedì, 13 Luglio 2020 17:29

Jane’s Walk L’Aquila su NewsTown: l'intervista a Maria Rita Acone su Porta Barete

di  Quirino Crosta

Altro appuntamento della nostra rubrica sulla Jane’s Walk 2020: insieme a Maria Rita Acone, presidente Archeoclub L’Aquila, proseguiamo verso la tappa successiva, Porta Barete.

Maria Rita come ci racconti Porta Barete?

Porta Barete è un luogo diventato simbolo con l’intera cerchia muraria della nuova consapevolezza dei cittadini dell’Aquila, dopo il sisma del 2009, di essere una comunità che nasce da lontano e che riscopre in alcuni monumenti in particolare il percorso comune.

Quando guardiamo Porta Barete, così come per le altre Porte, abbracciamo con lo sguardo le Mura Urbiche. Le Porte appartengono dunque al sistema murario.

Certo, sono due elementi cardine delle città medievali concretamente legati alla separazione e allo scambio con il territorio circostante regolati da norme. Ma per Aquila la storia è un po’ diversa perché la città nasce dalla volontà degli abitanti dei borghi e gli stessi abitanti dei borghi si fanno cittadini con gli stessi diritti sulle immense terre alte necessarie alla loro economia e quindi alla loro vita. Un legame forte mutato nel tempo, ma non perduto.

Hai accennato ad un tema molto fertile ed estremamente attuale: il rapporto fra centro e periferie.

La città e le periferie sono spesso argomento di analisi e nel nostro caso parleremo di periferie molto particolari in quanto le frazioni aquilane e i comuni limitrofi nulla hanno delle periferie che si sviluppano intorno ai centri storici delle città. Sono infatti essi stessi centri storici, con architetture di pregio e con una loro specifica storia che converge su una storia più ampia che comprende un intero territorio da sempre immerso in una natura spettacolare e abitato in una forma peculiare con piccoli centri autonomi anche se vicini tra loro.

Raccontano dunque una storia comune?

Un storia comune che oggi va privilegiata e ripresa perché solo nella collaborazione e nella sussidiarietà reciproca si potrà sperimentare un modo di vivere migliore per tutti.

Come portate avanti queste istanze culturali?

Archeoclub L’Aquila da tempo con le sue attività ricerca un filo conduttore tra la città e il territorio circostante, un modo per comunicare le storie e le tante emergenze artistiche e culturali ampiamente diffuse non solo in città ma anche nei vicini borghi. Abbiamo riscoperto nella semplicità del camminare la più naturale forma di conoscenza che fa apprezzare al meglio, vedere nella giusta prospettiva e con il tempo necessario quanto si incontra lungo il cammino. Camminare lungo quei sentieri che per secoli hanno unito gli abitati, che sono stati percorsi per lavorare o per riunirsi nella comune festa, che circondano la città e ad essa si collegano. E’ quanto invitiamo a fare con il trekking delle frazioni aquilane. Un modo per conoscerci meglio, per condividere, per avere esperienze positive e, perché no, per comprendere insieme come far vivere con serenità tutti i nostri luoghi anche in futuro.

Grazie a Maria Rita e alle amiche ed amici dell’Archeoclub dell’Aquila.

Concediamoci ora una riflessione a margine di questa tappa, sul tema rapporto centro-periferia, centro-frazioni, queste ultime, spesso usate come punto di caduta di attenzioni velleitarie o trattate con un atteggiamento di “colonialismo amministrativo”. Periferie e frazioni sono altresì percepite come corpi satelliti del Centro, nella misura in cui la città appaia solo come L’Aquila centro, inserita invece in un contesto rurale fatto di borghi bucolici ed ameni: automitologie che da tempo non reggono più il confronto con la realtà.

È un errore perseverare in questa percezione: è un modello territoriale il cui presupposto culturale ha un che di feudalesimo, il cui abito va dismesso il prima possibile. Dobbiamo necessariamente decolonializzarci, rivolgendo l’attenzione ad un modello urbano orizzontale e collettivo, che coinvolge l’intero contesto come un unicum. La città è tutto il territorio urbanizzato, riservando pari dignità e attenzione equamente in ogni sua parte: servizi, decoro, spazi di democrazia e confronto. Ciò manca nella percezione comune come se nelle periferie e nelle frazioni si accettasse di sospendere la parità di attenzione e trattamento. E ciò va ben oltre i dualismi campanilistici.

Bisogna necessariamente rinnovare il modello culturale col quale decidiamo di intendere il nostro territorio urbano: centro, periferie e frazioni sono insieme la città. Non altro.

Ultima modifica il Lunedì, 13 Luglio 2020 17:35

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