Si è chiusa con un sentito omaggio ad Ennio Morricone, cittadino onorario dell’Aquila, la 726esima edizione della Perdonanza Celestiniana che, a suo modo, resterà nella storia, e non solo per essere stata la prima dopo il riconoscimento dell’Unesco a patrimonio immateriale dell’umanità: la pandemia globale, infatti, ne ha stravolto riti e tradizioni, e non poteva essere altrimenti.
Si è discusso a lungo sull’opportunità di organizzare il cartellone degli eventi, mantenendo il canovaccio degli anni scorsi: c’è chi avrebbe preferito una Perdonanza più sobria, magari ridotta al solo momento di apertura e chiusura della Porta Santa; di certo, va riconosciuto il notevole sforzo organizzativo profuso dal Comitato Perdonanza e, a valle, dalla macchina comunale che è riuscita a garantire lo svolgimento delle manifestazioni in modo ordinato e senza particolari criticità, sebbene le misure di sicurezza fossero assai invasive.
E va aggiunto che L’Aquila ha comunque spedito un messaggio importante al resto del paese: col virus bisognerà convivere ancora a lungo e, dunque, col virus bisognerà imparare a fare i conti, provando a non fermare il paese pur garantendo la sicurezza dei cittadini.
Fatta la premessa, la Perdonanza di quest’anno - anche per le spese impreviste imposte dal covid - è costata circa 1 milione di euro.
Recuperando i provvedimenti adottati dall’amministrazione comunale, è facile fare di conto: 175mila euro sono stati assicurati al Comitato Perdonanza con delibera 382 del 12 agosto scorso, "finalizzati alla buona riuscita della manifestazione, con particolare attenzione a tutte le nuove normative di prevenzione del contagio da coronavirus"; altri 130 mila euro sono stati appostati sul bilancio del Comune nel capitolo dedicato, come si evince dalla delibera 398 del 19 agosto. Vanno aggiunti i 200 mila euro a valere sui fondi Restart per lo sviluppo delle potenzialità culturali della città, e altri 50 mila euro, destinati in un primo momento ai comuni del cratere, dirottati per la produzione e la promozione dello spettacolo teatrale ideato e scritto da Errico Centofanti.
Il totale ammonta a 555 mila euro circa, cui bisogna sommare il contributo della Regione Abruzzo e il sostegno di banche, enti e donazioni private che portano la cifra ai 650 mila euro preventivati dal Comitato Perdonanza.
Il Comune dell’Aquila, però, ha dovuto mettere a bilancio altri impegni di spesa: 151mila e 250 euro per l’affidamento diretto del service audio, video e fonica (determina 3244), 158mila e 825 euro per il noleggio del palco e delle strutture allestite a Collemaggio (determina 3243), circa 70 mila euro per i servizi di safety e security (determina 3245) e ulteriori 36.850 euro per il palco, il service e le luci in piazza Duomo (spesa che, tuttavia, coprirà anche le necessità del 'Jazz Italiano per le terre del sisma').
Per concludere, 15.500 euro sono stati impegnati per i bagni chimici e 12 mila euro per la sanificazione e la pulizia degli spazi adibiti per gli spettacoli. Ci sono poi ulteriori spese minori che andrebbero aggiunte: sta di fatto che siamo ad 1 milione di euro circa.
A tanto ammonta l’impegno finanziario per l’organizzazione della 726esima edizione della Perdonanza Celestiniana; si tratta di una cifra decisamente importante, evidentemente.
Ma non è questo il punto.
L'intuizione del sindaco Pierluigi Biondi è stata di affidarsi a Leonardo De Amicis che, da direttore artistico, nelle ultime tre edizioni della Perdonanza - e in quelle dei Cantieri dell'Immaginario - ha saputo mettere in campo le sue innegabili competenze e le sue radicate conoscenze per portare all'Aquila artisti di richiamo che hanno arricchito il cartellone degli eventi. D'altra parte, l'Ente ha potuto beneficiare del 4% dei fondi per la ricostruzione destinati allo sviluppo economico che hanno consentito un ampio margine di manovra dal punto di vista economico.
Tuttavia, De Amicis aveva promesso che si sarebbe occupato della Perdonanza per tre anni: dunque, se non cambierà idea l'anno prossimo andrà individuato un altro direttore artistico. E poi, una volta terminati i processi di ricostruzione finiranno anche le risorse destinate, in quota parte, alla rinascita economica del territorio che sarebbe dovuta passare, nelle intenzioni, anche dallo sviluppo delle potenzialità culturali della città e del cratere.
Qui sta il punto.
Il Giubileo aquilano ha una forte valenza religiosa e sociale, riconosciuta dall'Unesco, che avrebbe dovuto informare di sé l'intera settimana di eventi culturali che puntellano quelli religiosi, coinvolgendo le realtà del territorio dentro una progettualità chiara, una vocazione riconoscibile, mettendo a servizio degli operatori spazi, strumenti, risorse umane, formazione così da cogliere il senso del programma Restart, lo sviluppo delle potenzialità culturali del territorio appunto.
Costruendo una identità culturale forte per la Perdonanza, accanto a quella religiosa, la manifestazione avrebbe davvero le potenzialità per camminare da sé, attraendo investimenti privati da affiancare ai finanziamenti pubblici così da rendersi economicamente sostenibile anche quando verranno meno i contributi statali, creando sinergie, mettendo a regime economie di scala e generando un ritorno in termini di conoscenze e progettualità che darebbero respiro alla Festa del Perdono, e così al tessuto culturale cittadino, per tutto l'anno.
Al contrario, in questi anni - ed è una tendenza che viene da lontano, sia chiaro - si è preferito lavorare sui 'grandi nomi', portati in città da De Amicis, piuttosto che sulla progettualità; comprensibile, se la scelta dell'artista di grido si fosse accompagnata ad una ricerca culturale capace di parlare linguaggi altri, di avvicinare i giovani e i loro mondi, di innovare, di mescolare le arti in un modo specifico e riconoscibile, unico, in grado di restituire una dimensione originale all'evento Perdonanza nel dialogo con quella religiosa e sociale.
Non è andata così.
Sono state organizzate edizioni della Perdonanza che hanno divertito il pubblico aquilano, regalando concerti affascinanti e spettacoli 'dedicati', ma non si è costruito un progetto di lungo respiro, capace di crescere nel tempo, di rendersi unico e riconoscibile nel panorama nazionale, irripetibile, attivando relazioni e promuovendo la produzione culturale sul territorio coinvolgendo anche i giovani.
Un peccato, considerati i tanti soldi che pure erano a disposizione - e sono, ancora - per provare a restituire a L'Aquila e alla sua Perdonanza una dimensione davvero internazionale.